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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10152020-084625


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
MEMMINI, LUCA
URN
etd-10152020-084625
Titolo
COVID-19 in Pronto Soccorso: Analisi di una casistica dei dimessi dall'area dedicata alla valutazione dei casi sospetti in AOUP
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
MEDICINA D'EMERGENZA URGENZA
Relatori
relatore Prof. Ghiadoni, Lorenzo
Parole chiave
  • COVID-19
  • pronto soccorso
  • emergency department
Data inizio appello
02/11/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
INTRODUZIONE: A partire dal 21 Febbraio 2020, l’Italia ha dovuto fronteggiare la diffusione epidemica di Coronavirus disease 2019 (Covid-19) sul suo intero territorio, con la conseguente attuazione di misure di quarantena, dapprima locali e poi nazionali, prorogate fino al 3 maggio, data che ha posto termine alla cosiddetta “fase 1” del lockdown italiano. La Toscana è stata classificata come area a diffusione intermedia (40-100 casi/100000 abitanti). In questo contesto, tutte le strutture sanitarie hanno dovuto riorganizzarsi per fa fronte alle nuove necessità. Questo studio cerca di descrivere il gruppo di pazienti sospetti dimessi dal Pronto Soccorso, con particolare attenzione alle caratteristiche demografico-anamnestico, al quadro clinico-laboratoristico di presentazione, ai criteri di scelta delle metodiche di imaging ed ai fattori impattanti sul “tempo di processo” dei pazienti.
METODI: Sono stati reclutati tutti i pazienti dimessi (194 pazienti in totale), nei mesi di Marzo e Aprile 2020, dall’area dedicata alla valutazione dei casi sospetti, probabili o confermati di COVID 19 del Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP). Sono stati registrati i pazienti risultati casi confermati di COVID-19 ed i reaccessi entro 14 giorni. E’ stato effettuato un confronto tra i pazienti che hanno effettuato una TC torace e coloro che non l’hanno eseguita, tra coloro che sono stati dimessi antecedentemente e successivamente all’acquisizione del referto del tampone nasofaringeo per SARS-CoV-2 e tra i pazienti che hanno avuto un “tempo di processo” in PS inferiore e superiore alle 8 ore.
RISULTATI: L’età media è risultata essere di 45.32(±17.38) anni, con una prevalenza di genere femminile (58.26% vs 41.24%) Il 94.85% dei pazienti ha presentato un adeguato contesto familiare, abitativo e socioeconomico. La principale comorbilità cardiovascolare rilevata è stata l’ipertensione arteriosa (13.40%), mentre quella respiratoria è stata l’asma bronchiale (12.37%).
La principale metodica di imaging effettuata è stata la TC del torace (48,44%), seguita da radiografia del torace (17.19%) ed ecografia del torace (16.67%). Sono risultati significativamente associati all’esecuzione di TC del torace: la modalità di presentazione in PS tramite ambulanza (65.6% vs 44.4%, p 0.03), l’assenza di dolore toracico nel quadro clinico (11.2% vs 26.9%, p <0.01), la mancata esecuzione di una radiografia del torace come imaging di primo livello (2.2% vs 31.3%, p <0.01). Il tempo medio di visita in chi ha effettuato la TC è stato solo di poco inferiore a quello di chi non l’ha eseguita (4.74±3.57 h vs 5.17±6.93 h, p 0.03).
La coorte di pazienti che è stata dimessa a referto acquisito del tampone nasofaringeo (35 di 186 pazienti, 18.82%) è stata confrontata con quella di pazienti dimessi prima della acquisizione del referto (151 di 186 pazienti, 81.18%). Sono risultati significativamente correlati con l’attesa del risultato del tampone nasofaringeo: una presentazione clinica con dispnea (45.7% vs 26.2%, p 0.02), livelli di lattati più alti (1.54±1.46 mmol/L vs 1.03±0.63 mmol/L, p 0.03), una conta linfocitaria inferiore (1.69±1.08*103/mcL vs 2.03±0.68*103/mcL, p < 0.01) e livelli più alti di procalcitonina (0.57 ±2.22 ng/mL vs 0.07±0.18 mmol/L, p 0.03). Viceversa, sono risultati significativamente correlati con una dimissione precedente al risultato del tampone nasofaringeo una presentazione clinica con febbre (64.4% vs 45.7%, p 0.04) e con dolore toracico (21.5% vs 5.7%, p 0.03). Il tempo di visita è risultato significativamente inferiore in quest’ultimo gruppo (3.28±2.52 h vs 12.31±8.68 h, p < 0.01).
L’11.83% dei pazienti dimessi e testati con tampone nasofaringeo è risultato positivo per SARS-CoV-2. Il 5.67% dei pazienti dimessi ha presentato un reaccesso entro 14 giorni e solamente 2 pazienti (circa l’1% del totale) ha presentato una form grave di Covid-19 tale da richiedere il ricovero in terapia intensiva
CONCLUSIONI: L’atteggiamento prudente adottato dal Medico d’Urgenza ha permesso di circoscrivere la dimissione a pazienti con bassa probabilità di essere affetti da COVID-19 (1 caso confermato ogni 10 sospetti), con bassa probabilità di progressione di malattia (solamente l’1% ha presentato un reaccesso entro 14 giorni con conseguente ricovero in Terapia Intensiva COVID) e con bassa probabilità di progressione di altra patologia, non COVID-relata (solamente il 2% ha presentato reaccesso entro 14 giorni con conseguente ricovero in degenza ordinaria). L’attenzione ai determinanti sociali di salute ha sicuramente avuto un ruolo “vincente” nel selezionare una popolazione dimissibile in maniera sicura. Dall’altro lato, è emerso un sottoutilizzo delle metodiche di imaging di primo livello (radiografia del torace ed ecografia toracica) in favore della tomografia computerizzata, in assenza di una chiara correlazione con le caratteristiche demografico-anamnestiche e cliniche della popolazione in esame. Il “tempo di processo” del paziente è risultato prevalentemente influenzato dalla scelta di dimettere il paziente precedentemente all’acquisizione dell’esito del tampone nasofaringeo per SARS-CoV-2, aspetto che rende auspicabile l’affinamento di criteri clinico-laboratoristici e strumentali che facilitino l’identificazione precoce del paziente Covid-19 con forma grave o con alto rischio di progressione di malattia.
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