Tesi etd-10142020-151543 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
DE LUCA, ALESSANDRO
URN
etd-10142020-151543
Titolo
NEOPLASIE MIELOPROLIFERATIVE Philadelphia-negative: VALUTAZIONE DEL GRADO DI FIBROSI E DELL'INFILTRATO LINFOCITARIO IN BIOPSIE OSTEO-MIDOLLARI E CORRELAZIONI ANATOMO-CLINICO-STRUMENTALI
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
ANATOMIA PATOLOGICA
Relatori
relatore Prof.ssa Fontanini, Gabriella
correlatore Dott.ssa Donati, Valentina
correlatore Dott.ssa Donati, Valentina
Parole chiave
- anatomia patologica
- biopsia osteo-midollare
- bone marrow biopsy
- bone marrow fibrosis
- fibrosi osteo-midollare
- hemopathology
- infiltrato linfocitario
- lymphocyte infiltrate
- myeloproliferative neoplasms
- neoplasie mieloproliferative
Data inizio appello
03/11/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/11/2090
Riassunto
Le neoplasie mieloproliferative (MPN) Philadelphia-negative (Ph-) sono disordini clonali delle cellule staminali ematopoietiche, caratterizzati dalla proliferazione di cellule di una o più linee mieloidi (granulocitaria, eritrocitaria, megacariocitaria) e dall’assenza della traslocazione cromosomica t(9;22)(q34.1;q11.2), che determina la formazione del cromosoma Philadelphia (Ph) contenente il gene di fusione BCR-ABL1, caratteristica, invece, della leucemia mieloide cronica.
A dispetto di un esordio spesso insidioso e clinicamente blando, le MPN possono andare incontro ad una progressione con esito in insufficienza midollare, dovuta a mielofibrosi, ematopoiesi inefficace ed evoluzione in una fase blastica acuta.
La classificazione e la diagnosi delle MPN è complessa e richiede un approccio integrato multidisciplinare che tenga conto di aspetti morfologici evidenziati in biopsia osteo-midollare, di dati clinico-laboratoristico-strumentali ematologici e di indagini genetico-molecolari.
Dal 2001 ad oggi sono state pubblicate tre differenti versioni della classificazione OMS dei tumori ematopoietici e dei tessuti linfoidi, quella del 2001 (III edizione), quella del 2008 (IV edizione) e infine quella del 2017 (IV edizione, revisionata), attualmente in vigore. Nell’ultima edizione della OMS uno dei principali fattori che ha influenzato la revisione dei criteri per la classificazione delle MPN è stato l’intento di migliorare la standardizzazione di parametri morfologici utili al riconoscimento di pattern istologici e alla diagnosi differenziale di malattia, al fine di aumentare l’affidabilità e la riproducibilità diagnostica inter-osservatore. A tal fine di primaria importanza è stata l’introduzione di un approccio standardizzato per la valutazione della matrice fibrosa del midollo osseo, sia reticolinica che collagena, e del grado di osteosclerosi, parametri che rientrano in uno dei criteri maggiori di diagnosi di MPN secondo l’OMS.
L’associazione tra disordini autoimmuni e neoplasie ematologiche maligne, quali ad esempio sindromi mielodisplastiche, leucemia mieloide acuta e leucemia mieloide cronica, è già stata documentata, ma pochi sono i dati in merito alla associazione tra disordini autoimmuni e MPN Ph-. È stato riportato che alcune patologie autoimmuni (sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi, porpora trombocitopenica, malattia di Crohn, arterite a cellule giganti) sono significativamente associate a MPN ed è stato ipotizzato che un possibile meccanismo patogenetico sia che l’infiammazione cronica, attraverso l’attivazione di NF-kB, possa aumentare i livelli di specie reattive dell’ossigeno (ROS) nel microambiente midollare, con conseguente instabilità genomica, responsabile dell’ulteriore ematopoiesi clonale. A nostra conoscenza, tuttavia, non esistono studi nei quali l’infiltrato linfocitario midollare valutato a livello tissutale in biopsia osteo-midollare sia stato correlato a presenza di disordini autoimmuni in pazienti affetti da MPN Ph-.
Alla luce di tali premesse, il nostro studio si è proposto di:
1) effettuare una revisione diagnostica sistematica di preparati istologici di biopsia osteo-midollare in uno studio di coorte retrospettivo, in doppio cieco, da parte di due medici con differenti livelli di esperienza professionale (un medico in formazione specialistica all’ultimo anno di corso e un medico specialista in Anatomia Patologica con anni di esperienza e formazione in campo emo-linfopatologico), mirata soprattutto alla rivalutazione del grado di fibrosi midollare e di osteosclerosi in accordo con i criteri semi-quantitativi dell’attuale edizione della classificazione OMS dei tumori ematopoietici e dei tessuti linfoidi;
2) valutare la concordanza inter-osservatore e la concordanza tra osservatori e referto originario nella revisione del grado di fibrosi midollare e di osteosclerosi;
3) analizzare le eventuali correlazioni tra parametri istologici, quali la fibrosi reticolinica, la fibrosi collagena, l’osteosclerosi e la densità microvascolare, e dati clinici (età; sesso; presenza/assenza e, in caso di presenza, tipo di disordini autoimmuni), laboratoristici (presenza e tipo di mutazioni drivers; valori di globuli bianchi, piastrine, emoglobina, ematocrito, LDH e ferritina) e strumentali (ecografici ed elastografici, quali il diametro longitudinale, l’area della milza e la stiffness epato-splenica);
4) esaminare mediante indagini immunoistochimiche con anticorpi anti-CD3 e anti-CD20 l’infiltrato linfocitario T e B midollare, in termini sia quantitativi che qualitativi, sia di componente interstiziale che di aggregati linfocitari;
5) analizzare le eventuali correlazioni tra infiltrato linfocitario midollare, tipo di MPN, fibrosi midollare (reticolinica e collagena), osteosclerosi, densità microvascolare e presenza di disordini autoimmuni (sistemici, d’organo, solo autoanticorpi senza sintomi o segni di malattia autoimmune) nei pazienti affetti da MPN Ph- inclusi nello studio.
A dispetto di un esordio spesso insidioso e clinicamente blando, le MPN possono andare incontro ad una progressione con esito in insufficienza midollare, dovuta a mielofibrosi, ematopoiesi inefficace ed evoluzione in una fase blastica acuta.
La classificazione e la diagnosi delle MPN è complessa e richiede un approccio integrato multidisciplinare che tenga conto di aspetti morfologici evidenziati in biopsia osteo-midollare, di dati clinico-laboratoristico-strumentali ematologici e di indagini genetico-molecolari.
Dal 2001 ad oggi sono state pubblicate tre differenti versioni della classificazione OMS dei tumori ematopoietici e dei tessuti linfoidi, quella del 2001 (III edizione), quella del 2008 (IV edizione) e infine quella del 2017 (IV edizione, revisionata), attualmente in vigore. Nell’ultima edizione della OMS uno dei principali fattori che ha influenzato la revisione dei criteri per la classificazione delle MPN è stato l’intento di migliorare la standardizzazione di parametri morfologici utili al riconoscimento di pattern istologici e alla diagnosi differenziale di malattia, al fine di aumentare l’affidabilità e la riproducibilità diagnostica inter-osservatore. A tal fine di primaria importanza è stata l’introduzione di un approccio standardizzato per la valutazione della matrice fibrosa del midollo osseo, sia reticolinica che collagena, e del grado di osteosclerosi, parametri che rientrano in uno dei criteri maggiori di diagnosi di MPN secondo l’OMS.
L’associazione tra disordini autoimmuni e neoplasie ematologiche maligne, quali ad esempio sindromi mielodisplastiche, leucemia mieloide acuta e leucemia mieloide cronica, è già stata documentata, ma pochi sono i dati in merito alla associazione tra disordini autoimmuni e MPN Ph-. È stato riportato che alcune patologie autoimmuni (sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi, porpora trombocitopenica, malattia di Crohn, arterite a cellule giganti) sono significativamente associate a MPN ed è stato ipotizzato che un possibile meccanismo patogenetico sia che l’infiammazione cronica, attraverso l’attivazione di NF-kB, possa aumentare i livelli di specie reattive dell’ossigeno (ROS) nel microambiente midollare, con conseguente instabilità genomica, responsabile dell’ulteriore ematopoiesi clonale. A nostra conoscenza, tuttavia, non esistono studi nei quali l’infiltrato linfocitario midollare valutato a livello tissutale in biopsia osteo-midollare sia stato correlato a presenza di disordini autoimmuni in pazienti affetti da MPN Ph-.
Alla luce di tali premesse, il nostro studio si è proposto di:
1) effettuare una revisione diagnostica sistematica di preparati istologici di biopsia osteo-midollare in uno studio di coorte retrospettivo, in doppio cieco, da parte di due medici con differenti livelli di esperienza professionale (un medico in formazione specialistica all’ultimo anno di corso e un medico specialista in Anatomia Patologica con anni di esperienza e formazione in campo emo-linfopatologico), mirata soprattutto alla rivalutazione del grado di fibrosi midollare e di osteosclerosi in accordo con i criteri semi-quantitativi dell’attuale edizione della classificazione OMS dei tumori ematopoietici e dei tessuti linfoidi;
2) valutare la concordanza inter-osservatore e la concordanza tra osservatori e referto originario nella revisione del grado di fibrosi midollare e di osteosclerosi;
3) analizzare le eventuali correlazioni tra parametri istologici, quali la fibrosi reticolinica, la fibrosi collagena, l’osteosclerosi e la densità microvascolare, e dati clinici (età; sesso; presenza/assenza e, in caso di presenza, tipo di disordini autoimmuni), laboratoristici (presenza e tipo di mutazioni drivers; valori di globuli bianchi, piastrine, emoglobina, ematocrito, LDH e ferritina) e strumentali (ecografici ed elastografici, quali il diametro longitudinale, l’area della milza e la stiffness epato-splenica);
4) esaminare mediante indagini immunoistochimiche con anticorpi anti-CD3 e anti-CD20 l’infiltrato linfocitario T e B midollare, in termini sia quantitativi che qualitativi, sia di componente interstiziale che di aggregati linfocitari;
5) analizzare le eventuali correlazioni tra infiltrato linfocitario midollare, tipo di MPN, fibrosi midollare (reticolinica e collagena), osteosclerosi, densità microvascolare e presenza di disordini autoimmuni (sistemici, d’organo, solo autoanticorpi senza sintomi o segni di malattia autoimmune) nei pazienti affetti da MPN Ph- inclusi nello studio.
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