Tesi etd-10142020-135315 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
STERA, CATERINA
URN
etd-10142020-135315
Titolo
Fattori di rischio per un supporto ventilatorio invasivo o non invasivo nel paziente con polmonite da COVID-19
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
ANESTESIA, RIANIMAZIONE, TERAPIA INTENSIVA E DEL DOLORE
Relatori
relatore Prof. Forfori, Francesco
correlatore Dott. Pavoni, Vittorio
correlatore Dott. Pavoni, Vittorio
Parole chiave
- COVID-19
- invasive ventilatory support
- non invasive ventilatory support
- ventilazione
Data inizio appello
04/11/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
INTRODUCTION
In December 2019 a novel coronavirus (COVID19) appeared in Wuhan (China) and rapidly spread worldwide leading to a pandemic scenario. The average reported mortality is 6.89%, and it is even higher in Italy (13.35%). Facing a life-threatening infection, reliable risk factors recognition is warranted in order to guarantee a fast and appropriate medical response.
METHODS
We included all consecutive adult patients presenting to the Emergency Department (ED) of Santa Maria Annunziata Hospital in Florence between February 25th to April 25th 2020 (60 days) with a confirmed diagnosis of COVID-19. All patients were admitted on Intensive Care Unit (ICU), or Infectious Disease Unit (IDU), basing on their clinical status.
NI/I-VS was defined as need for continuous positive airway pressure (CPAP) or bilevel positive pressure non-invasive ventilation (BPAP) or mechanical ventilation (MV) rather than venturi-mask (VM) or low-flow (LF) oxygen-therapy.
Data included baseline characteristics, clinical features, symptoms history and Sequential Organ Failure Assessment, and laboratory findings performed upon arrival at the ED, chest radiology, admission ward (IDU or ICU), supplemental oxygen requirement and type of administration during the in-hospital stay, antiretroviral therapy (lopinavir/ritonavir or darunavir based drugs), hydroxychloroquine, antibiotic therapy, immunomodulating therapy with corticosteroids or tocilizumab.
RESULTS
Ninety-seven patients were enrolled; 61,9% (60/97) were male, median age was 64 years; intra- hospital mortality was 9.3%. Thirty five out of 97 (36%) patients required ICU admission and 94.8% (92/97) were prescribed oxygen-therapy: 10.8% (10/92) with LF, 44.5% (41/92) with VM, 31.5% (29/92) with CPAP, 2.2% (2/92) with BPAP and 10.8% (10/92) underwent intubation for MV. Patients with body mass index >30, type II diabetes mellitus and presenting at the admission with dyspnoea, asthenia, SOFA score ≥2 points, PaO2/FiO2 <300, temperature >38°C, increased levels of lactate dehydrogenase (LDH), alanine aminotransferase, C-reactive protein and a d-dimer >1000 ng/ml underwent more frequently NI/I-VS at the univariate analysis. Multivariate logistic regression analysis confirmed temperature >38°C (odds ratio [OR] 21.2, 95% confidential interval [95%CI] 3.5- 124.5, p=0.001), LDH >250 U/L (OR 15.2, 95%CI 1.8-128.8, p=0.012) and d- dimer >1000 ng/ml (OR 4.5, 95%CI 1.2-17, p=0.027) as significantly associated with NI/I-VS requirement. A non-significant trend (p=0.051) was described for PaO2/FiO2 <300.
CONCLUSIONS
Temperature >38°C, LDH >250 U/L and d-dimer >1000 ng/ml resulted to be indipendent risk factors for non invasive/invasive-ventilatory support requirement. An inflammatory marker screening could be useful to quickly identify patients prone to develop a severe illness and to perform an appropriate treatment management.
Nel dicembre 2019 è apparso a Wuhan in Cina un nuovo Coronavirus, che si è rapidamente diffuso in tutto il mondo tanto che il 30 gennaio 2020 l'OMS ha dichiarato l'epidemia di Coronavirus Emergenza internazionale di salute pubblica e l'11 marzo 2020 lo stato di pandemia.
L’infezione causata dal nuovo coronavirus fu chiamata Coronavirus Disease (COVID-19).
Gli studi di biologia molecolare hanno evidenziato che il virus COVID-2019 usa il recettore ACE 2 (enzima di conversione dell’angiotensina) per entrare nelle cellule, sempre espresso sulle cellule endoteliali, per lo più sulle cellule alveolari di tipo II del tratto respiratorio (pneumociti), ma anche sull’epitelio gastrointestinale e altri organi. La disfunzione endoteliale è uno dei principali fattori determinanti della disfunzione microvascolare, in quanto sposta l'equilibrio vascolare verso una maggiore vasocostrizione con conseguente ischemia d'organo, infiammazione con edema tissutale associato e uno stato procoagulante.
Il Covid-19 ha causato e sta causando uno spettro esteso di sintomi e manifestazioni. Le evidenze mostrano come nel 70% dei pazienti la malattia sia asintomatica o con sintomi molto lievi (febbre, raffreddore, dolori muscolari, oculorinite), mentre nel restante 30% si manifesta una sindrome respiratoria con febbre elevata, tosse, fino a raggiungere l’insufficienza respiratoria grave (quadro di ARDS) che può richiedere il ricovero in terapia intensiva.
Questo è uno studio osservazionale retrospettivo monocentrico. Sono stati inclusi i pazienti che si sono presentati al Pronto Soccorso dell’ospedale di Santa Maria Annunziata di Firenze tra il 25 febbraio e il 25 aprile del 2020 (60 giorni) e che sono stati ricoverati nel reparto di Malattie Infettive o in Rianimazione con diagnosi di infezione da COVID-19.
La diagnosi doveva essere confermata con RT-PCR su tampone nasale e faringeo.
Nel nostro studio di coorte abbiamo analizzato le caratteristiche cliniche dei pazienti COVID-19 positivi ospedalizzati, con l’obiettivo di evidenziare i possibili fattori di rischio associati alla richiesta di supporto ventilatorio invasivo o non invasivo.
Dall’inizio dello studio si è sviluppato un approccio multidisciplinare tra gli specialisti del reparto di Malattie Infettive e gli Anestesisti della Rianimazione; si è creata una collaborazione condividendo i briefing e cercando le migliori soluzioni per i pazienti in carico; in particolare il tipo di approccio ventilatorio, i trattamenti di supporto, l’uso di farmaci sperimentali e la somministrazione di antibiotici e antivirali sono state decisioni condivise in accordo con le linee guida locali basate sulle migliori evidenze al momento e seguendo il “Vademecum” realizzato dalla sezione della Società di Malattie infettive e tropicali (SIMIT Lombardia).
Il tipo di supporto ventilatorio, invasivo o non invasivo (NIV) mediante maschera venturi o casco, è definito come il bisogno di una CPAP (continuous positive airway pressure) o BPAP (bilevel positive pressure), ventilazione meccanica o ossigenoterapia a bassi flussi.
I dati dei pazienti analizzati Includono le caratteristiche di base del paziente, le caratteristiche cliniche, i sintomi e il SOFA (Sequential Organ Failure Assessment), i dati di laboratorio all’arrivo in Pronto Soccorso, i reperti della radiografia del torace, il setting di ricovero (reparto di Malattie Infettive o Rianimazione), richiesta di ossigeno supplementare e tipo di approccio ventilatorio (NIV o VM), terapia antiretrovirale e terapia antibiotica, uso di idrossiclorochina, terapia immunomodulante con corticosteroidi o tocilizumab.
L’obiettivo primario era quello di investigare i fattori di rischio per la necessità di ventilazione non invasiva o invasiva, ovvero l’utilizzo di maschera Venturi, inteso come il bisogno di una CPAP (continuous positive airway pressure), BiPAP (bilevel positive airway pressure) o ventilazione meccanica invasiva.
Abbiamo utilizzato la BPAP esclusivamente con la maschera total face (NIV), mentre la CPAP con l’utilizzo sia della maschera che del casco.
In conclusione, il nostro studio conferma che febbre, alti livelli di D-dimero e LDH rappresentano fattori di rischio per la ventilazione. Tutti e tre questi valori possono essere considerati come marker di uno stato iperinfiammatorio che induce lo sviluppo di una patologia severa difficile da trattare.
In December 2019 a novel coronavirus (COVID19) appeared in Wuhan (China) and rapidly spread worldwide leading to a pandemic scenario. The average reported mortality is 6.89%, and it is even higher in Italy (13.35%). Facing a life-threatening infection, reliable risk factors recognition is warranted in order to guarantee a fast and appropriate medical response.
METHODS
We included all consecutive adult patients presenting to the Emergency Department (ED) of Santa Maria Annunziata Hospital in Florence between February 25th to April 25th 2020 (60 days) with a confirmed diagnosis of COVID-19. All patients were admitted on Intensive Care Unit (ICU), or Infectious Disease Unit (IDU), basing on their clinical status.
NI/I-VS was defined as need for continuous positive airway pressure (CPAP) or bilevel positive pressure non-invasive ventilation (BPAP) or mechanical ventilation (MV) rather than venturi-mask (VM) or low-flow (LF) oxygen-therapy.
Data included baseline characteristics, clinical features, symptoms history and Sequential Organ Failure Assessment, and laboratory findings performed upon arrival at the ED, chest radiology, admission ward (IDU or ICU), supplemental oxygen requirement and type of administration during the in-hospital stay, antiretroviral therapy (lopinavir/ritonavir or darunavir based drugs), hydroxychloroquine, antibiotic therapy, immunomodulating therapy with corticosteroids or tocilizumab.
RESULTS
Ninety-seven patients were enrolled; 61,9% (60/97) were male, median age was 64 years; intra- hospital mortality was 9.3%. Thirty five out of 97 (36%) patients required ICU admission and 94.8% (92/97) were prescribed oxygen-therapy: 10.8% (10/92) with LF, 44.5% (41/92) with VM, 31.5% (29/92) with CPAP, 2.2% (2/92) with BPAP and 10.8% (10/92) underwent intubation for MV. Patients with body mass index >30, type II diabetes mellitus and presenting at the admission with dyspnoea, asthenia, SOFA score ≥2 points, PaO2/FiO2 <300, temperature >38°C, increased levels of lactate dehydrogenase (LDH), alanine aminotransferase, C-reactive protein and a d-dimer >1000 ng/ml underwent more frequently NI/I-VS at the univariate analysis. Multivariate logistic regression analysis confirmed temperature >38°C (odds ratio [OR] 21.2, 95% confidential interval [95%CI] 3.5- 124.5, p=0.001), LDH >250 U/L (OR 15.2, 95%CI 1.8-128.8, p=0.012) and d- dimer >1000 ng/ml (OR 4.5, 95%CI 1.2-17, p=0.027) as significantly associated with NI/I-VS requirement. A non-significant trend (p=0.051) was described for PaO2/FiO2 <300.
CONCLUSIONS
Temperature >38°C, LDH >250 U/L and d-dimer >1000 ng/ml resulted to be indipendent risk factors for non invasive/invasive-ventilatory support requirement. An inflammatory marker screening could be useful to quickly identify patients prone to develop a severe illness and to perform an appropriate treatment management.
Nel dicembre 2019 è apparso a Wuhan in Cina un nuovo Coronavirus, che si è rapidamente diffuso in tutto il mondo tanto che il 30 gennaio 2020 l'OMS ha dichiarato l'epidemia di Coronavirus Emergenza internazionale di salute pubblica e l'11 marzo 2020 lo stato di pandemia.
L’infezione causata dal nuovo coronavirus fu chiamata Coronavirus Disease (COVID-19).
Gli studi di biologia molecolare hanno evidenziato che il virus COVID-2019 usa il recettore ACE 2 (enzima di conversione dell’angiotensina) per entrare nelle cellule, sempre espresso sulle cellule endoteliali, per lo più sulle cellule alveolari di tipo II del tratto respiratorio (pneumociti), ma anche sull’epitelio gastrointestinale e altri organi. La disfunzione endoteliale è uno dei principali fattori determinanti della disfunzione microvascolare, in quanto sposta l'equilibrio vascolare verso una maggiore vasocostrizione con conseguente ischemia d'organo, infiammazione con edema tissutale associato e uno stato procoagulante.
Il Covid-19 ha causato e sta causando uno spettro esteso di sintomi e manifestazioni. Le evidenze mostrano come nel 70% dei pazienti la malattia sia asintomatica o con sintomi molto lievi (febbre, raffreddore, dolori muscolari, oculorinite), mentre nel restante 30% si manifesta una sindrome respiratoria con febbre elevata, tosse, fino a raggiungere l’insufficienza respiratoria grave (quadro di ARDS) che può richiedere il ricovero in terapia intensiva.
Questo è uno studio osservazionale retrospettivo monocentrico. Sono stati inclusi i pazienti che si sono presentati al Pronto Soccorso dell’ospedale di Santa Maria Annunziata di Firenze tra il 25 febbraio e il 25 aprile del 2020 (60 giorni) e che sono stati ricoverati nel reparto di Malattie Infettive o in Rianimazione con diagnosi di infezione da COVID-19.
La diagnosi doveva essere confermata con RT-PCR su tampone nasale e faringeo.
Nel nostro studio di coorte abbiamo analizzato le caratteristiche cliniche dei pazienti COVID-19 positivi ospedalizzati, con l’obiettivo di evidenziare i possibili fattori di rischio associati alla richiesta di supporto ventilatorio invasivo o non invasivo.
Dall’inizio dello studio si è sviluppato un approccio multidisciplinare tra gli specialisti del reparto di Malattie Infettive e gli Anestesisti della Rianimazione; si è creata una collaborazione condividendo i briefing e cercando le migliori soluzioni per i pazienti in carico; in particolare il tipo di approccio ventilatorio, i trattamenti di supporto, l’uso di farmaci sperimentali e la somministrazione di antibiotici e antivirali sono state decisioni condivise in accordo con le linee guida locali basate sulle migliori evidenze al momento e seguendo il “Vademecum” realizzato dalla sezione della Società di Malattie infettive e tropicali (SIMIT Lombardia).
Il tipo di supporto ventilatorio, invasivo o non invasivo (NIV) mediante maschera venturi o casco, è definito come il bisogno di una CPAP (continuous positive airway pressure) o BPAP (bilevel positive pressure), ventilazione meccanica o ossigenoterapia a bassi flussi.
I dati dei pazienti analizzati Includono le caratteristiche di base del paziente, le caratteristiche cliniche, i sintomi e il SOFA (Sequential Organ Failure Assessment), i dati di laboratorio all’arrivo in Pronto Soccorso, i reperti della radiografia del torace, il setting di ricovero (reparto di Malattie Infettive o Rianimazione), richiesta di ossigeno supplementare e tipo di approccio ventilatorio (NIV o VM), terapia antiretrovirale e terapia antibiotica, uso di idrossiclorochina, terapia immunomodulante con corticosteroidi o tocilizumab.
L’obiettivo primario era quello di investigare i fattori di rischio per la necessità di ventilazione non invasiva o invasiva, ovvero l’utilizzo di maschera Venturi, inteso come il bisogno di una CPAP (continuous positive airway pressure), BiPAP (bilevel positive airway pressure) o ventilazione meccanica invasiva.
Abbiamo utilizzato la BPAP esclusivamente con la maschera total face (NIV), mentre la CPAP con l’utilizzo sia della maschera che del casco.
In conclusione, il nostro studio conferma che febbre, alti livelli di D-dimero e LDH rappresentano fattori di rischio per la ventilazione. Tutti e tre questi valori possono essere considerati come marker di uno stato iperinfiammatorio che induce lo sviluppo di una patologia severa difficile da trattare.
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