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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10132020-102800


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
BRUNO, ANTONINO
URN
etd-10132020-102800
Titolo
Fattori predittivi di risposta allo shunt in un gruppo di pazienti con Idrocefalo Normoteso Idiopatico e parkinsonismo
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
NEUROLOGIA
Relatori
relatore Prof. Siciliano, Gabriele
relatore Prof. Ceravolo, Roberto
Parole chiave
  • idrocefalo normoteso idiopatico
  • fattori predittivi
  • DatScan
  • parkinsonismo
  • shunt
Data inizio appello
05/11/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’idrocefalo normoteso idiopatico (idiopathic normal pressure hydrocephalus- iNPH), è una patologia ad esordio nell’età adulta caratterizzata clinicamente dalla presenza di disturbi della deambulazione, disturbi urinari e disturbi di memoria associati ad un quadro neuroradiologico di dilatazione del sistema ventricolare con una normale pressione intracranica1.
La diagnosi di iNPH è spesso difficoltosa a causa della variabilità nella presentazione clinica, della scarsa specificità dei sintomi e della non rara sovrapposizione con altre patologie neurodegenerative.
Nonostante la sottrazione liquorale sia ad oggi l’unico trattamento efficace ed il miglioramento dei sintomi in seguito ad essa sia un requisito fondamentale per la diagnosi, da recenti metanalisi della letteratura sembra che soltanto una bassa percentuale dei pazienti mantenga un beneficio clinico prolungato, mancando, ad oggi, fattori in grado di predire con elevata attendibilità la risposta all’intervento di derivazione liquorale 2.
In questo studio è stato osservato l’outcome a 10,5 (±1,6) mesi dall’intervento di derivazione ventricolo-peritoneale di 17 pazienti con diagnosi di idrocefalo normoteso idiopatico possibile con supporto della risonanza magnetica3 e parkinsonismo ed è stata valutata la presenza di possibili fattori clinici, demografici e neuroradiologici predittivi di risposta all’intervento nonchè la relazione tra outcome ed indici di captazione striatale alla SPECT con 123I-FP-CIT.
Dei 17 pazienti, il 47% (8) ha mostrato al follow-up un miglioramento clinico in seguito all’intervento di derivazione liquorale (Gruppo Responders- R) mentre il 53% (9) non ha avuto beneficio dall’intervento di DVP (Gruppo Non Responders-NR). Tra il gruppo R e NR non state rilevate differenze significative riguardanti l’età all’esordio dei sintomi motori, il tempo intercorso tra la comparsa dei sintomi e la DVP, l’età alla DVP,la presenza di fattori di rischio/comorbidità, il grado di leucoencefalopatia periventricolare, il grado complessivo di disabilità motoria, urinaria e cognitiva e la performance ai test neuropsicologici al baseline.
Nei pazienti NR è stato invece riscontrato, rispetto ai R, un grado significativamente maggiore di bradicinesia, soprattutto agli arti superiori.
Per quanto riguarda l’analisi dei dati SPECT con 123I-FP-CIT non sono state rilevate differenze in termini di analisi visiva e semiquantitativa tra i due gruppi.
Nel complesso i risultati di questo studio confermano la scarsità, allo stato attuale delle conoscenze, di fattori demografici, clinici, neuroradiologici o di imaging funzionale in grado di predire la risposta all’intervento di derivazione liquorale in pazienti con iNPH in generale e con iNPH e parkinsonismo nello specifico.
Il riscontro di un maggior grado di bradicinesia statisticamente significativo nei pazienti che non rispondono allo shunt è un dato che, se confermato, potrebbe non soltanto esser utile nella pratica clinica ai fini di una valutazione complessiva della possibilità di risposta all’intervento, ma anche esser d’aiuto nella ricerca alla comprensione dei meccanismi patogenetici alla base dell’iNPH.
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