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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10132019-185334


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
BENDINELLI, ANNA
URN
etd-10132019-185334
Titolo
Efficacia e sicurezza del trattamento ad ultrasuoni focalizzati nei pazienti con glaucoma ad angolo aperto
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
OFTALMOLOGIA
Relatori
relatore Prof. Figus, Michele
relatore Prof. Nardi, Marco
Parole chiave
  • sicurezza
  • efficacia
  • glaucoma ad angolo aperto
  • ultrasuoni focalizzati
  • HIFU
Data inizio appello
14/11/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/11/2089
Riassunto
Con il termine glaucoma refrattario si definisce una pressione intraoculare incontrollata con evidenza di deterioramento del nervo ottico e del campo visivo nonostante terapia farmacologica massimale, fallimento di precedenti interventi di chirurgia filtrante o di una combinazione di chirurgia e farmaci oppure ancora casi ad alto rischio di fallimento della trabeculectomia.
In questi casi l’approccio terapeutico si può avvalere di ulteriori procedure chirurgiche che prevedono l’innesto di impianti drenanti o di strategie cicloablative, le quali mirano a ridurre la pressione intraoculare tramite parziale distruzione del corpo ciliare.
E’ proprio nel panorama delle terapie ciclodistruttive che si colloca la tecnologia ad ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (High Intensity Focused Ultrasound, HIFU), studiata a partire dagli anni ’80 ma ben presto abbandonata a causa della sua complessità e lunga durata. Oggi, grazie all’invenzione di nuovi dispositivi miniaturizzati e capaci di operare un’ablazione ancora più selettiva, automatizzata e della durata di pochi minuti, la metodica HIFU è stata ripresa in considerazione e viene utilizzata non più solo in pazienti con glaucoma refrattario in stadio pre–terminale e terminale, ma anche in soggetti surgery–naïve, ossia non precedentemente sottoposti ad alcun intervento di chirurgia filtrante.
E’ stato condotto uno studio prospettico multicentrico (Italia, Portogallo, Belgio ed Israele) con l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza a due anni della procedura HIFU, effettuata con la sonda di ultima generazione EyeOP1, in pazienti con glaucoma ad angolo aperto surgery–naïve.
I dati qui presentati riguardano la casistica del nostro centro (U.O. Oculistica Universitaria di Pisa), dove sono stati trattati 16 pazienti tra Aprile 2017 e Ottobre 2018, con un follow–up della durata di 24 mesi.
I risultati registrati hanno mostrato una significativa riduzione della pressione intraoculare che, all’ultima visita di follow–up, è risultata globalmente essere del 27.74%, con o senza modificazioni della terapia medica ipotonizzante in atto.
Per quanto concerne la sicurezza, valutata tramite il tasso di complicanze intra e post–operatorie, si sono verificati fondamentalmente eventi avversi minori (emorragie sottocongiuntivali, abrasioni corneali, uveite anteriore, ovalizzazione del forame pupillare, assottigliamento sclerale) risoltisi con o senza terapia medica e non determinanti modificazioni dell’acuità visiva. Gli unici due eventi maggiori registrati (edema maculare clinicamente significativo e occlusione venosa centrale retinica) non sono ragionevolmente correlabili al trattamento effettuato. Da notare, infine, come non si siano verificati casi di ipotonia o di distacco/emorragia coroideale, gravi complicanze non così rare nelle procedure ciclodistruttive precedentemente utilizzate.
Alla luce dei risultati ottenuti, si può affermare che la tecnica HIFU condotta con l’innovativo dispositivo EyeOP1 rappresenti una procedura a basso rischio e ben tollerata, capace di ridurre la pressione oculare in pazienti con glaucoma ad angolo aperto surgery–naïve.
Nel vasto e complesso panorama dei trattamenti anti–glaucomatosi, la metodica HIFU offre un’opzione terapeutica efficace, sicura, non invasiva e rapida oltre che di facile realizzazione per il chirurgo oculista, da proporre non solo in soggetti con glaucoma refrattario in fase terminale di malattia, ma anche in pazienti surgery–naïve.
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