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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10132011-124930


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MONTALBANO, GIUSEPPE
URN
etd-10132011-124930
Titolo
Il paradigma di governo del G8: un'ipotesi teorica
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
correlatore Prof. Greco, Tommaso
relatore Prof. Paoletti, Giovanni
Parole chiave
  • G8
  • politica internazionale
  • teoria delle relazioni internazionali
  • teoria politica
Data inizio appello
07/11/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
07/11/2051
Riassunto
Ogni anno dal novembre 1975 un ristretto consesso composto dai capi di stato e di governo di alcune fra le democrazie capitalistiche più avanzate si riunisce per pianificare strategie comuni e scelte condivise in tutte le questioni rilevanti a livello globale. Dietro di esso si innalza una rete di processi differenziati e interdipendenti di coordinamento, negoziazione, semplificazione e integrazione operanti tra i funzionari governativi e le amministrazioni dei paesi coinvolti, i soggetti e le istituzioni della governance mondiale dell'economia, della finanza e della moneta, i grandi gruppi di interesse non governativi e gli organismi di diritto internazionale. Un sistema di potere radicato e diffuso in tutti i settori determinanti della politica interstatale che, delineatosi nei lineamenti essenziali in pochi decenni, rappresenta oggi una forma di governance globale dalle caratteristiche e potenzialità senza precedenti. Svincolato da ogni formalizzazione giuridica e settorialità di competenza, il funzionamento degli incontri al vertice degli otto e la complessa macchina organizzativa che lo rende possibile presentano un grado di efficienza, dinamicità e influenza tale da farne il centro propulsivo e direzionale dei sistemi complessi e interdipendenti che costituiscono l'ordine economico neo-liberale. Il G8 esprime un'istituzione unica nel suo genere la cui logica specifica costituisce un problema teorico di vitale importanza per una comprensione realistica delle società democratiche contemporanee.

La letteratura presente sull'argomento ha già acquisito una mole considerevole e di anno in anno si arricchisce di contributi specialistici di studiosi dai più diversi campi disciplinari. Una molteplicità di problematiche, interessi ed approcci che riflette al meglio il volto di un'istituzione multiforme attorno a cui gravitano le questioni più determinanti per la politica internazionale. Nato come incontro strettamente informale e privato fra sei capi di stato e di governo di paesi alle prese con la fase critica per l'economia mondiale degli anni 73'-75', il summit è stato da subito oggetto di attenzione da parte della stampa internazionale, dell'interesse e delle aspettative da parte di analisti e studiosi assumendo una dimensione di pubblico dominio che si svolge parallelamente alla natura segreta e confidenziale di gran parte dei suoi lavori. I caratteri della letteratura finora prodotta, grazie a cui è possibile ricostruire il profilo e le politiche dell'istituzione, presentano in questo modo dei limiti e delle zone d'ombra che da una parte possono essere ricondotti al profilo accademico e alla settorialità degli studiosi coinvolti, dall'altra alla natura propria dell'oggetto e alle difficoltà di analisi da esso dettate. Un primo spoglio della bibliografia disponibile mostra il peso preponderante assunto dagli studi di tipo settoriale e specialistico, dalle analisi politiche, economiche e finanziarie in larga parte dedicate a determinate questioni dettate dall'agenda dei summit, dall'attualità della politica internazionale e dai risultati ed efficienza del G8 stesso nella governance globale. Pochi gli studi che considerino l'istituzione nel complesso del suo sviluppo storico e dal punto di vista generale del suo modello di funzionamento. Soltanto alcuni fra questi si pongono il problema di un inquadramento teorico del peculiare sistema di governance inaugurato dagli incontri al vertice del gruppo degli otto. Dal punto di vista del diritto amministrativo internazionale la ricerca, seppur tardivamente, si è andata concentrando sulla questione della possibile qualificazione del carattere giuridico e istituzionale dei summit e del loro rapporto effettivo con l'insieme di strumenti di governance nell'arena globale dei rapporti tra governi e stati, soggetti economici e organismi interstatali. Simili approcci hanno contribuito in modo determinante ad evidenziare la struttura 'ad iceberg' di un vertice che affonda la propria macchina burocratica e politica in quella dei singoli Stati che lo compongono dando vita ad una complessa modalità di governo informale, flessibile, in grado di coordinare le competenze e gli strumenti delle amministrazioni statali e istituzioni internazionali, di garantire una forma inedita di implementazione delle decisioni e delle strategie politiche che rende trascurabile o elude del tutto ogni accountability giuridica e democratica, delineando una tecnica di governo capace di straordinaria concentrazione del potere e riduzione della frammentarietà dell'interdipendenza globale. I meriti di queste ricerche non esauriscono però l'orizzonte di una problematica che richiede di essere trattata ad un livello teorico diverso dagli approcci del diritto internazionale, delle politiche economiche e finanziarie e dell'analisi delle relazioni internazionali. Ciò che emerge da questi differenti studi è il riconoscimento del carattere unico del G8 come istituzione rispetto ad ogni altro organismo o vertice dell'ordinamento internazionale, rispetto ad ogni categorizzazione giuridica e politologica od esperienza storica di tecnica governamentale interstatale. La natura atipica di una simile istituzione rispetto alle categorie del diritto o delle relazioni internazionali rende lecito il tentativo di proseguire nella ricerca di un più comprensivo inquadramento teorico che renda conto e permetta di spiegare questa innovativa forma di governance e le sue molteplici implicazioni. Lavorare alla costruzione di un paradigma di governance del G8 può significare allora porre su basi differenti gli studi sul settore e più profondamente, approntare uno schema esplicativo di determinante rilevanza nell'analisi dell'ordine economico e politico globale. Risulta singolare in tal senso l'assenza di ricerche organiche su una simile problematica da una parte negli studi riconducibili alle teorie realistiche della democrazia, dall'altra nelle teorie delle relazioni internazionali: una lacuna questa che spiega i limiti teorici della letteratura oggi disponibile sul G8. Mettere in reciproca comunicazione questi due campi di studio finora in larga parte distanti si profila in questo caso come un'esigenza funzionale allo sviluppo di entrambi. La mancata problematizzazione di un simile paradigma priva queste teorie di un elemento essenziale nella ricostruzione del sistema politico interno agli stati e delle strutture di potere a livello internazionale.

I dati a disposizione e il materiale offerto dai differenti studi menzionati rendono possibile l'avvio di una ricerca il cui oggetto potrebbe in prima approssimazione definirsi così: la costruzione del paradigma di potere politico specifico del G8 dal punto di vista di una teoria politica che renda conto a) della sua funzione strutturale ed egemonica e b) della sua capacità di auto-legittimazione nel quadro della crisi dei regimi democratici occidentali. L'emergere e l'affermarsi dei summit deve essere inquadrato a partire da un'esigenza strutturale del sistema di potere economico e politico capitalistico delle grandi potenze occidentali nel momento in cui la sua capacità di tenuta viene minacciata dall'acuirsi dalla crisi petrolifera e dalla recessione degli anni 73'-75'. Una crisi situata nel solco di una curva discendente che segna la fine del ciclo di espansione del dopo-guerra e del trionfo del keynesismo quale modello di riferimento per la teoria e la prassi economica capitalistica. In un simile contesto la frammentazione e anarchia caratterizzanti l'ordine interstatale dell'occidente costituiscono limiti disfunzionali e fattori sempre più consistenti di vulnerabilità per il sistema interconnesso delle democrazie industrializzate. Nella misura in cui simili processi assumono caratteri di permanenza e irreversibilità, lo sviluppo di strumenti e tecniche di coordinamento delle scelte strategiche di politica economica tra gli Stati capitalistici si pone come requisito primario funzionale al superamento delle parzialità ed occasionalità di una governance globale considerata insufficiente. Tradizionali strumenti ad hoc quali gli accordi bilaterali e multilaterali, le complesse negoziazioni tra stati e soggetti privati, la fissazione istituzionale di impegni su differenti settori economici e la formalizzazione di rapporti interstatali nella forma di hard laws presentano limiti legati alla scarsa possibilità di adattamento e continuità da essi fornita: qualità che si vanno profilando come risposta alla dispersione del potere e alle necessità dell'interdipendenza economica planetaria. Allo stesso modo non rispondono efficacemente alla risoluzione delle crisi periodiche cui il sistema è soggetto: crisi la cui portata e fluidità richiederebbe l'adozione di interventi tempestivi, complessi e stabilmente coordinati tra gli attori internazionali. In un dato momento storico le strategie di governo prevalenti sono diventati insufficienti da soli nel garantire il funzionamento del sistema economico capitalistico a livelli soddisfacenti aprendo alla possibilità di una nuova soluzione. Una simile ipotesi di lavoro risulta legata alla questione del rapporto tra il carattere del tutto innovativo, in larga parte anomalo, del paradigma di governo del G8 e la sua rapida e peculiare istituzionalizzazione. Il G8 deve essere analizzato come forma di istituzione unica nel suo genere: un esperimento di governance della crisi che ha assunto stabilità e continuità come forma privilegiata di gestione degli interessi comuni da parte delle potenze occidentali. In un senso che andrà ricondotto interamente all'interpretazione del suo funzionamento, il G8 potrebbe definirsi come governance permanente della crisi. La sua forza auto-legittimante a livello globale andrebbe a situarsi così, in una seconda ipotesi di partenza da verificare, come condizione e insieme effetto parallelo dell'affermazione politica e culturale della cultura neoliberale. L'assenza di ogni formalizzazione e definizione del suo funzionamento e delle sue competenze come di ogni meccanismo di legittimazione, la sua natura flessibile e trasversale su tutte le questioni determinanti per l'ordine globale, la capacità di controllare e determinare l'andamento dell'economia e della finanza mondiali, rappresentano alcuni degli elementi costitutivi di una governance funzionale al modello economico dominante. Lo Stato assume in questo modo quel ruolo centrale che l'ideologia neo-liberale gli nega senza appello. L'efficienza decisionistica e l'intensificarsi della sfera di potere dei governi si pongono come condizioni strutturali per il mantenimento dell'ordine internazionale del processo economico: una dinamica che ridefinisce i termini del rapporto tra sovranità nazionale e dipendenza dello Stato dai processi di interdipendenza globalizzante. Prodotto e motore di queste tendenze in atto, un vertice permanente di nazioni, nella figura dei loro governi e apparati burocratici, svincolato da ogni regolamentazione giuridica e funzionamento democratico, sottratto nei suoi processi decisionali al controllo dei parlamenti e dell'opinione pubblica, si è imposto in pochi decenni come sistema politicamente auto-legittimantesi, riconosciuto e dotato di prestigio agli occhi della stampa internazionale, delle istituzioni internazionali e dei maggiori partiti dei paesi occidentali. In questo senso risulterà possibile configurare il gruppo degli otto come forma sviluppata e specifica del paradigma govenamentale neoliberale che ricomprende in sè le tendenze proprie della crisi dei regimi democratici, quali la creazione di un nuovo sistema costrittivo delle classi politiche slegato dal consenso interno, il rafforzamento dell'esecutivo a spese del Parlamento, l'autonomia e centralità decisionale dell'apparato amministrativo-burocratico nella sua funzione di tecnificare l'ideologia politica dominante, la sottrazione di problematiche e scelte al controllo democratico, la creazione mediatica del consenso e della normalizzazione dello status quo, l'affermazione dello Stato come corporation integrata e motore di integrazione del sistema economico. Una simile problematica richiede di sviluppare entro schema il più possibile unitario le categorie di un regime 'post-democratico' quale definizione realistica della forma attuale di potere politico nei regimi democratici avanzati in grado di superare la parzialità e fallacia dei concetti delle teorie classiche, neo-classiche e cosmopolitiche della democrazia. La ricostruzione dei paradigmi di governance globale dominanti risulta quindi, allo stesso tempo, essere condizione per una più realistica comprensione delle dinamiche e funzionamento interno dei regimi di governo delle potenze al tavolo del G8.

Emerge così l'esigenza di una teoria in grado di spiegare le condizioni di possibilità di un simile fenomeno, vale a dire la schematizzazione del complesso di cause ed effetti attribuibili all'istituzione in sè, includendo un modello predittivo della sua auto-conservazione e della sua evoluzione probabile. Tale proposito suggerisce la possibilità di sottoporre, in via sperimentale, le categorie e metodi delle teorie realistiche della democrazia e della politica internazionale alla prova di un simile oggetto in modo che funga da reagente. La scelta delle teorie da sottoporre in questo modo alla comparazione e alla critica non può che dipendere in questo senso dal grado di coerenza interna, di astrazione e allo stesso tempo di conformità rispetto alle osservazioni particolari. Questi criteri devono certo essere comprensivi dei requisiti di un modello di ricerca dotato di capacità esplictiva e che tenga insieme conto della natura auto-riflessiva e probabilistica delle scienze sociali. Soltanto a seguito di una simile comparazione critica potrà avviarsi il tentativo di elaborazione di un paradigma di governance adatto a illustrare il caso del G8. Operazione questa che dovrà avvenire attraverso il raffronto e la selezione di dati storici, economici e politici considerati rilevanti secondo lo schema teorico prescelto. Al termine di questo esperimento dovrebbe risultare possibile rendere conto di tutti o di una parte considerevole degli effetti del fenomeno in questione: in questo caso dell'attività, delle politiche e in generale del modus operandi del sistema G8.

Scopo della presente ricerca è innanzitutto fornire alcuni ipotesi relative alla definizione e allo sviluppo di una simile problematica. Lungi da ogni pretesa di elaborare compiutamente il paradigma di governance in oggetto, il tentativo che qui si avanza non intende andare oltre la ricerca di un'impostazione corretta della questione e delle possibili linee guida di studi ulteriori. Il ventaglio di competenze pluridisciplinari richieste per una trattazione esaustiva di tutti gli aspetti da tenere in conto nella storia e negli sviluppi recenti del summit superano di gran lunga le possibilità di chi scrive. Nella misura in cui l'oggetto di questa analisi risulta complesso e forse fin troppo ambizioso, le ipotesi che qui saranno avanzate devono essere lette come una prima modesta approssimazione ad uno studio ancora da fare. Obiettivo il cui effettivo raggiungimento dipende in primo luogo da una soddisfacente formulazione del problema stesso.



Lo studio che segue sarà diviso in due sezioni fondamentali. Nella prima parte saranno analizzate e comparate fra loro alcune categorie fondamentali e modelli teorici nell'analisi dei regimi democratici contemporanei e delle relazioni internazionali, cercando di definire gli strumenti concettuali attraverso cui elaborare un paradigma della governance globale espresso dal funzionamento del G8. All'interno della stessa analisi sarà compresa la chiarificazione e giustificazione delle nozioni-chiave di cui ci si servirà nel proseguio dell'indagine, quali appunto: teoria, sistema, governance, istituzione, potere, paradigma. La seconda parte sarà occupata del tentativo di isolare e allo stesso tempo mettere alla prova questo paradigma di 'potere egemonico' con le ricostruzioni storiche, le interpretazioni politiche ed economiche disponibili del funzionamento del G8, l'esame dei documenti principali prodotti dai summit. Infine si proverà a verificare tale modello con alcuni casi specifici di politiche, decisioni ed effetti prodotti dal sistema di governance in questione.
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