Tesi etd-10122010-122753 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC5
Autore
SOLDANI, LUCA
URN
etd-10122010-122753
Titolo
L'importanza della sieroelettroforesi nella diagnosi precoce dei cani affetti da Leishmaniosi: casistica clinica
Dipartimento
MEDICINA VETERINARIA
Corso di studi
MEDICINA VETERINARIA
Relatori
relatore Prof. Bizzeti, Marco
correlatore Dott. Bernardini, Serena
controrelatore Prof. Guidi, Grazia
correlatore Dott. Bernardini, Serena
controrelatore Prof. Guidi, Grazia
Parole chiave
- cane
- diagnosi
- Leishmaniosi
- sieroelettroforesi
Data inizio appello
19/11/2010
Consultabilità
Completa
Riassunto
Per lo studio sono stati presi in considerazione 12 cani clinicamente sani, senza cioè segni oggettivi di malattia, ma con elettroforesi delle sieroproteine alterata e la cui diagnosi di Leishmaniosi è stata confermata in seguito da esami specifici di laboratorio.
I 12 cani naturalmente infetti da Leishmania Infantum, provenienti dalla sola provincia di Pisa, sono stati sottoposti a: EOG, EOP, esame emocromocitometrico, parametri della funzionalità renale, valutando l’urea e la creatinina, sieroelettroforesi, esame delle urine, IFAT e PCR su sangue e su tampone congiuntivale. Sono stati considerati idonei i cani con IFAT > 1:80, con nessun segno oggettivo di malattia e PCR positiva. Dei 12 soggetti, 8 hanno effettuato un trattamento con N-metilglucamina antimoniato 100 mg/Kg SID SC per 60 gg e 4 con miltefosina 2 mg/Kg SID PO per 28 gg. Ad entrambe le terapie è stato associato allopurinolo 20 mg/kg SID PO per 90 gg. I soggetti sono stati controllati dopo un mese e dopo tre mesi.
La maggior parte dei soggetti trattati non ha presentato ai due successivi controlli sintomi di malattia, mantenendo una buona qualità di vita e analisi di laboratorio ai limiti della norma.
Dall’esame dei risultati ottenuti risulta evidente che, la diagnosi precoce di tale patologia in soggetti apparentemente sani, associata ad una terapia tempestiva ed idonea, risulta la migliore soluzione proponibile nella pratica clinica.
I 12 cani naturalmente infetti da Leishmania Infantum, provenienti dalla sola provincia di Pisa, sono stati sottoposti a: EOG, EOP, esame emocromocitometrico, parametri della funzionalità renale, valutando l’urea e la creatinina, sieroelettroforesi, esame delle urine, IFAT e PCR su sangue e su tampone congiuntivale. Sono stati considerati idonei i cani con IFAT > 1:80, con nessun segno oggettivo di malattia e PCR positiva. Dei 12 soggetti, 8 hanno effettuato un trattamento con N-metilglucamina antimoniato 100 mg/Kg SID SC per 60 gg e 4 con miltefosina 2 mg/Kg SID PO per 28 gg. Ad entrambe le terapie è stato associato allopurinolo 20 mg/kg SID PO per 90 gg. I soggetti sono stati controllati dopo un mese e dopo tre mesi.
La maggior parte dei soggetti trattati non ha presentato ai due successivi controlli sintomi di malattia, mantenendo una buona qualità di vita e analisi di laboratorio ai limiti della norma.
Dall’esame dei risultati ottenuti risulta evidente che, la diagnosi precoce di tale patologia in soggetti apparentemente sani, associata ad una terapia tempestiva ed idonea, risulta la migliore soluzione proponibile nella pratica clinica.
File
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