Tesi etd-10112016-102049 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BOLOGNESI, LETIZIA
URN
etd-10112016-102049
Titolo
Proposta di un modello innovativo di bite estetico per il trattamento dei disordini temporo mandibolari (DTM): studio pilota
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
ODONTOIATRIA E PROTESI DENTARIA
Relatori
relatore Prof. Covani, Ugo
Parole chiave
- bite
- Disordini temporomandibolari
- Snap-on smile
Data inizio appello
07/11/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Al giorno d’oggi l’espressione “odontoiatria estetica” risulta quasi ridondante, il concetto di estetica è diventato, infatti, intrinseco ed imprescindibile da tale disciplina medica.
In un contesto sociale in cui il paziente che “si accontenta” di un risultato accettabile si sta riducendo ed in cui la formazione dell’odontoiatra mira ad attivare competenze e tecniche altamente performanti, questo lavoro si prefigge l’obiettivo di sfruttare quelli che sono i punti di forza di un sistema estetico per sopperire a problematiche di tipo funzionale.
I disordini temporo-mandibolari (DTM) sono un insieme di patologie che interessano le articolazioni temporo-mandibolari (ATM), la muscolatura masticatoria e le strutture connesse e che influiscono sulla funzionalità dell’apparato stomatognatico.
La terapia di elezione per tali disturbi è costituita da dispositivi mobili (bite) che hanno come prerogativa il ricreare la stabilità a livello articolare, ma che, per i loro limiti di costruzione, risultano ingombranti e pressochè inconciliabili con la funzione masticatoria e la fonazione; per questo motivo il tempo di utilizzo del dispositivo sarà ridotto alla notte e a qualche ora del giorno.
Al contrario, un bite che ha come scopo quello di supplire a problematiche estetiche e che è progettato, quindi, per esser utilizzato proprio durante la giornata, avrà come caratteristiche chiave la discrezione ed il comfort.
Tali proprietà conferiscono il potenziale di aumentare esponenzialmente il tempo di utilizzo e dunque, verosimilmente, di ridurre la durata della terapia.
Protagonista di questo elaborato è lo Snap-on smile, bite che viene sviluppato in maniera individuale e, in questo caso, progettato per creare quei rapporti occlusali che permettono di avere una condizione di stabilità a livello articolare, con lo scopo di garantire un miglioramento dello status di salute del paziente e soprattutto di arrestare la progressione di una patologia in ambito gnatologico
.
Seguendo il protocollo dei Diagnostic Criteria for Temporomandibular Disorders (DC/TMD ),pubblicato nel 2014, questo studio si basa sulla valutazione ed il confronto di 4 parametri clinici fondamentali a tempo 0, ovvero prima della consegna del bite, ed a 1,2 e 3 mesi di utilizzo del dispositivo.
I criteri esaminati comprendono: l’escursione mandibolare, ovvero l’insieme dei movimenti di rotazione e traslazione condilare all’interno della cavità glenoidea, che si traduce clinicamente con la misurazione del range di apertura, di lateralità destra e sinistra e di protrusione mandibolare; il tragitto mandibolare, valutato rispetto alla linea mediana; la presenza di dolore muscolare ed articolare provocato mediante tecniche di palpazione ed infine il reperimento di rumori articolari durante i movimenti di apertura, chiusura, lateralità e protrusione.
In aggiunta a questi parametri, nel caso dei due pazienti con controlli a 3 mesi, è stata effettuata un’analisi di tipo strumentale, mediante risonanza magnetica, con confronto tra imaging a tempo 0 e a 3 mesi.
Ad oggi i risultati sono estremamente promettenti, ma emerge chiaramente la necessità di proseguire lo studio ampliando il numero del campione e prolungando i tempi di controllo.
In un contesto sociale in cui il paziente che “si accontenta” di un risultato accettabile si sta riducendo ed in cui la formazione dell’odontoiatra mira ad attivare competenze e tecniche altamente performanti, questo lavoro si prefigge l’obiettivo di sfruttare quelli che sono i punti di forza di un sistema estetico per sopperire a problematiche di tipo funzionale.
I disordini temporo-mandibolari (DTM) sono un insieme di patologie che interessano le articolazioni temporo-mandibolari (ATM), la muscolatura masticatoria e le strutture connesse e che influiscono sulla funzionalità dell’apparato stomatognatico.
La terapia di elezione per tali disturbi è costituita da dispositivi mobili (bite) che hanno come prerogativa il ricreare la stabilità a livello articolare, ma che, per i loro limiti di costruzione, risultano ingombranti e pressochè inconciliabili con la funzione masticatoria e la fonazione; per questo motivo il tempo di utilizzo del dispositivo sarà ridotto alla notte e a qualche ora del giorno.
Al contrario, un bite che ha come scopo quello di supplire a problematiche estetiche e che è progettato, quindi, per esser utilizzato proprio durante la giornata, avrà come caratteristiche chiave la discrezione ed il comfort.
Tali proprietà conferiscono il potenziale di aumentare esponenzialmente il tempo di utilizzo e dunque, verosimilmente, di ridurre la durata della terapia.
Protagonista di questo elaborato è lo Snap-on smile, bite che viene sviluppato in maniera individuale e, in questo caso, progettato per creare quei rapporti occlusali che permettono di avere una condizione di stabilità a livello articolare, con lo scopo di garantire un miglioramento dello status di salute del paziente e soprattutto di arrestare la progressione di una patologia in ambito gnatologico
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Seguendo il protocollo dei Diagnostic Criteria for Temporomandibular Disorders (DC/TMD ),pubblicato nel 2014, questo studio si basa sulla valutazione ed il confronto di 4 parametri clinici fondamentali a tempo 0, ovvero prima della consegna del bite, ed a 1,2 e 3 mesi di utilizzo del dispositivo.
I criteri esaminati comprendono: l’escursione mandibolare, ovvero l’insieme dei movimenti di rotazione e traslazione condilare all’interno della cavità glenoidea, che si traduce clinicamente con la misurazione del range di apertura, di lateralità destra e sinistra e di protrusione mandibolare; il tragitto mandibolare, valutato rispetto alla linea mediana; la presenza di dolore muscolare ed articolare provocato mediante tecniche di palpazione ed infine il reperimento di rumori articolari durante i movimenti di apertura, chiusura, lateralità e protrusione.
In aggiunta a questi parametri, nel caso dei due pazienti con controlli a 3 mesi, è stata effettuata un’analisi di tipo strumentale, mediante risonanza magnetica, con confronto tra imaging a tempo 0 e a 3 mesi.
Ad oggi i risultati sono estremamente promettenti, ma emerge chiaramente la necessità di proseguire lo studio ampliando il numero del campione e prolungando i tempi di controllo.
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