Tesi etd-10092018-163217 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
ARAMONTE, ARIANNA
URN
etd-10092018-163217
Titolo
Valutazione delle alterazioni clinico-patologiche in cani affetti da IMHA e utilità dell'emotrasfusione: studio retrospettivo
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
MEDICINA VETERINARIA
Relatori
relatore Prof. Lubas, George
correlatore Dott.ssa Gavazza, Alessandra
correlatore Dott.ssa Gavazza, Alessandra
Parole chiave
- anemia emolitica immunomediata
- cane
- emotrasfusione
- ratio leucocitari
- studio retrospettivo
- tassi di sopravvivenza
Data inizio appello
26/10/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Valutazione delle alterazioni clinico-patologiche in cani affetti da IMHA e utilità dell’emotrasfusione: studio retrospettivo
Background: L’anemia emolitica immunomediata (IMHA), primaria e secondaria, è la malattia immunoematologica più comune del cane ed è caratterizzata dalla produzione di anticorpi antieritrocitari. Essa necessita di un articolato percorso diagnostico e di un approccio terapeutico multintegrato. Presenta, infine, un tasso di mortalità elevato soprattutto nei primi 15 giorni dall’insorgenza.
Obiettivi: Questo studio retrospettivo si propone di valutare: a) come viene compiuta la scelta di emotrasfondere in un paziente affetto da IMHA, considerando, nel dettaglio le alterazioni cliniche e clinico-patologiche presenti; b) se la trasfusione può essere considerata un approccio terapeutico addizionale vantaggioso, paragonando i tempi di sopravvivenza dei pazienti trasfusi con quelli trattati con la sola terapia immunosoppressiva.
Materiali e metodi: Sono stati inclusi 67 casi di IMHA, primaria e secondaria, visitati nel periodo tra Maggio 2010 e Luglio 2018. Sono state raccolte informazioni relative a: segnalamento, anamnesi, principali dati clinici, esami di laboratorio e tempi di sopravvivenza. La popolazione è stata suddivisa in due gruppi: 44 pazienti non trasfusi e 23 che hanno subito, in aggiunta al classico piano terapeutico, l’emotrasfusione. Essi sono stati comparati statisticamente.
Risultati: I due gruppi sono risultati statisticamente diversi. I pazienti trasfusi rispetto a quelli non trasfusi presentavano: un punteggio peggiore secondo il sistema Tokyo Score (P=0,003), una inferiore conta eritrocitaria (P=0,039), tasso di emoglobina (P=0,029) e conta piastrinica (P= 0,008), e un valore più elevato dei neutrofili banda (P= 0,022), del band neutrophils to lynphocytes ratio (P= 0,005), del (band n./neutrophils) to lynphocytes ratio (P= 0,006), il lynphocytes to monocytes ratio più basso (P= 0,013), un più elevato valore della proteina C reattiva (P=0,011), e del tempo di tromboplastina parziale attivata (P= 0,014), il valore più basso dei trigliceridi (P= 0,013) e un tasso di sopravvivenza a 120 giorni minore (P= 0,004).
Conclusioni: Secondo il sistema Tokyo Score, i pazienti trasfusi presentavano una forma di IMHA più grave e dall’insorgenza più acuta, rispetto agli altri. Infatti, a 120 giorni dalla prima visita, si è osservata una differenza significativa tra i tassi sopravvivenza: i pazienti trasfusi presentavano una percentuale maggiore di decessi, rispetto agli altri. In conclusione, la scelta di trasfondere è ricaduta su quei pazienti che presentavano un’anemia più grave, sebbene con una spinta rigenerativa maggiore, in presenza di un quadro infiammatorio più acuto (avvalorato anche dai ratio leucocitari) e con maggiori difetti coagulativi. La percentuale così elevata dei soggetti deceduti tra i cani trasfusi, evidenzia che l’emotrasfusione sia stata fatta soltanto in pazienti molto critici, senza osservare il beneficio sperato. Non si può escludere, altresì, che la trasfusione possa aver peggiorato la loro condizione clinica.
Background: L’anemia emolitica immunomediata (IMHA), primaria e secondaria, è la malattia immunoematologica più comune del cane ed è caratterizzata dalla produzione di anticorpi antieritrocitari. Essa necessita di un articolato percorso diagnostico e di un approccio terapeutico multintegrato. Presenta, infine, un tasso di mortalità elevato soprattutto nei primi 15 giorni dall’insorgenza.
Obiettivi: Questo studio retrospettivo si propone di valutare: a) come viene compiuta la scelta di emotrasfondere in un paziente affetto da IMHA, considerando, nel dettaglio le alterazioni cliniche e clinico-patologiche presenti; b) se la trasfusione può essere considerata un approccio terapeutico addizionale vantaggioso, paragonando i tempi di sopravvivenza dei pazienti trasfusi con quelli trattati con la sola terapia immunosoppressiva.
Materiali e metodi: Sono stati inclusi 67 casi di IMHA, primaria e secondaria, visitati nel periodo tra Maggio 2010 e Luglio 2018. Sono state raccolte informazioni relative a: segnalamento, anamnesi, principali dati clinici, esami di laboratorio e tempi di sopravvivenza. La popolazione è stata suddivisa in due gruppi: 44 pazienti non trasfusi e 23 che hanno subito, in aggiunta al classico piano terapeutico, l’emotrasfusione. Essi sono stati comparati statisticamente.
Risultati: I due gruppi sono risultati statisticamente diversi. I pazienti trasfusi rispetto a quelli non trasfusi presentavano: un punteggio peggiore secondo il sistema Tokyo Score (P=0,003), una inferiore conta eritrocitaria (P=0,039), tasso di emoglobina (P=0,029) e conta piastrinica (P= 0,008), e un valore più elevato dei neutrofili banda (P= 0,022), del band neutrophils to lynphocytes ratio (P= 0,005), del (band n./neutrophils) to lynphocytes ratio (P= 0,006), il lynphocytes to monocytes ratio più basso (P= 0,013), un più elevato valore della proteina C reattiva (P=0,011), e del tempo di tromboplastina parziale attivata (P= 0,014), il valore più basso dei trigliceridi (P= 0,013) e un tasso di sopravvivenza a 120 giorni minore (P= 0,004).
Conclusioni: Secondo il sistema Tokyo Score, i pazienti trasfusi presentavano una forma di IMHA più grave e dall’insorgenza più acuta, rispetto agli altri. Infatti, a 120 giorni dalla prima visita, si è osservata una differenza significativa tra i tassi sopravvivenza: i pazienti trasfusi presentavano una percentuale maggiore di decessi, rispetto agli altri. In conclusione, la scelta di trasfondere è ricaduta su quei pazienti che presentavano un’anemia più grave, sebbene con una spinta rigenerativa maggiore, in presenza di un quadro infiammatorio più acuto (avvalorato anche dai ratio leucocitari) e con maggiori difetti coagulativi. La percentuale così elevata dei soggetti deceduti tra i cani trasfusi, evidenzia che l’emotrasfusione sia stata fatta soltanto in pazienti molto critici, senza osservare il beneficio sperato. Non si può escludere, altresì, che la trasfusione possa aver peggiorato la loro condizione clinica.
File
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