Tesi etd-10082020-185812 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
PATRIZIO, ARMANDO
URN
etd-10082020-185812
Titolo
DISFUNZIONE TIROIDEA IN CORSO DI IMMUNOTERAPIA ONCOLOGICA: ESPERIENZA DI UN SINGOLO CENTRO E PROSPETTIVE DI RICERCA
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
MEDICINA INTERNA
Relatori
relatore Prof. Antonelli, Alessandro
Parole chiave
- immunoterapia tiroiditi immuntherapy thyroiditis
Data inizio appello
02/11/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Gli inibitori del checkpoint immunitario (immune checkpoint inhibitors, ICI) sono in grado di convogliare i linfociti T nel combattere il cancro, ma possono anche innescare manifestazioni autoimmuni in diversi organi, generalmente indicati come eventi avversi immuno-correlati (immune-related adverse events, irAE). Tra questi, alcuni dei più comuni, interessano il sistema endocrino, e in particolare il tessuto tiroideo, dando luogo a disfunzioni della ghiandola che si possono manifestare sia in termini di ipertiroidismo che di ipotiroidismo.
Sulla base delle precedenti osservazioni, l’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare l’impatto dell‘immunoterapia oncologica sullo sviluppo di disfunzioni tiroidee in una coorte di pazienti trattati con ICI e valutati ambulatorialmente presso il nostro centro.
Sono stati pertanto raccolti i dati relativi a 10 casi di irAE tiroidee emersi tra 24 pazienti oncologici trattati a Pisa con immunoterapia, facenti parte di una coorte di 120 pazienti inviati presso il nostro centro dal servizio di oncologia, da dicembre 2016 a marzo 2020.
Dall'analisi dei dati in nostro possesso, le irAE tiroidee rilevate hanno interessato, dopo un tempo mediano di 9 settimane, prevalentemente donne. Indipendentemente dalla forma di presentazione inziale (tiroidite con tireotossicosi, ipotiroidismo o peggioramento dell’ipotiroidismo subclinico precedente) si è instaurato uno stato di ipotiroidismo persistente che ha richiesto l’avvio o il potenziamento, se già in atto, della terapia ormonale sostitutiva con levotiroxina in tutti i pazienti. Tale reperto è stato confermato da un aumento, statisticamente significativo, dei valori mediani di TSH (ormone tireostimolante) tra la fase di pre-trattamento e quelle successive e anche da una riduzione del valore mediano del volume tiroideo stimato all’ecografia, segno del fenomeno regressivo/distruttivo della ghiandola tiroidea conseguente alla reazione autoimmunitaria.
I dati del presente studio confermano quindi che i pazienti sottoposti a terapia con ICI devono essere inquadrati e monitorati in modo preciso per disfunzioni della tiroide e la comparsa di altre patologie autoimmuni organo specifiche o sistemiche durante il corso del trattamento.
In questo elaborato, inoltre, sono illustrate alcune potenziali linee di ricerca, da sviluppare in futuro per approfondire la conoscenza sui meccanismi immunomediati con cui gli inibitori del checkpoint immunitario agiscono. In particolare, vengono qui proposte pipeline che potrebbero aiutare a comprendere più a fondo la patogenesi delle forme di tiroidite autoimmune sporadiche più comuni (linfocitaria cronica e Malattia di Graves) e suggerire nuovi indirizzi terapeutici nei confronti dei tumori della tiroide.
Sulla base delle precedenti osservazioni, l’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare l’impatto dell‘immunoterapia oncologica sullo sviluppo di disfunzioni tiroidee in una coorte di pazienti trattati con ICI e valutati ambulatorialmente presso il nostro centro.
Sono stati pertanto raccolti i dati relativi a 10 casi di irAE tiroidee emersi tra 24 pazienti oncologici trattati a Pisa con immunoterapia, facenti parte di una coorte di 120 pazienti inviati presso il nostro centro dal servizio di oncologia, da dicembre 2016 a marzo 2020.
Dall'analisi dei dati in nostro possesso, le irAE tiroidee rilevate hanno interessato, dopo un tempo mediano di 9 settimane, prevalentemente donne. Indipendentemente dalla forma di presentazione inziale (tiroidite con tireotossicosi, ipotiroidismo o peggioramento dell’ipotiroidismo subclinico precedente) si è instaurato uno stato di ipotiroidismo persistente che ha richiesto l’avvio o il potenziamento, se già in atto, della terapia ormonale sostitutiva con levotiroxina in tutti i pazienti. Tale reperto è stato confermato da un aumento, statisticamente significativo, dei valori mediani di TSH (ormone tireostimolante) tra la fase di pre-trattamento e quelle successive e anche da una riduzione del valore mediano del volume tiroideo stimato all’ecografia, segno del fenomeno regressivo/distruttivo della ghiandola tiroidea conseguente alla reazione autoimmunitaria.
I dati del presente studio confermano quindi che i pazienti sottoposti a terapia con ICI devono essere inquadrati e monitorati in modo preciso per disfunzioni della tiroide e la comparsa di altre patologie autoimmuni organo specifiche o sistemiche durante il corso del trattamento.
In questo elaborato, inoltre, sono illustrate alcune potenziali linee di ricerca, da sviluppare in futuro per approfondire la conoscenza sui meccanismi immunomediati con cui gli inibitori del checkpoint immunitario agiscono. In particolare, vengono qui proposte pipeline che potrebbero aiutare a comprendere più a fondo la patogenesi delle forme di tiroidite autoimmune sporadiche più comuni (linfocitaria cronica e Malattia di Graves) e suggerire nuovi indirizzi terapeutici nei confronti dei tumori della tiroide.
File
Nome file | Dimensione |
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Tesi_Arm...rizio.pdf | 671.77 Kb |
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