Tesi etd-10082018-162614 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DI NUNZIO, NATALINO
URN
etd-10082018-162614
Titolo
Caratterizzazione geomorfologica e tessiturale dei ravaneti dei bacini marmiferi di Carrara (Alpi Apuane, Toscana)
Dipartimento
SCIENZE DELLA TERRA
Corso di studi
SCIENZE E TECNOLOGIE GEOLOGICHE
Relatori
relatore Prof. Baroni, Carlo
correlatore Prof.ssa Salvatore, Maria Cristina
controrelatore Prof. Ribolini, Adriano
correlatore Prof.ssa Salvatore, Maria Cristina
controrelatore Prof. Ribolini, Adriano
Parole chiave
- Carrara
- ravaneti
Data inizio appello
26/10/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/10/2088
Riassunto
I bacini marmiferi di Carrara (Toscana settentrionale) si collocano nel settore nord-occidentale del complesso metamorfico delle Alpi Apuane e si sviluppano lungo le pendici dei Monti Borla, Sagro e Spallone. Morfologicamente, s’individuano quattro valli che definiscono anche i nome dei bacini estrattivi, denominati da ovest verso est, Boccanaglia, Torano, Miseglia e Colonnata.
L’attività estrattiva nel complesso di Carrara è ben documentata già in epoca pre-Romana. Nel corso del tempo, l’assetto morfologico dell’area è stato profondamente modificato dall’attività antropica, come principalmente dimostrato da numerose aree di cava e da estesi corpi detritici (localmente chiamati “ravaneti”) costituiti dal materiale di scarto prodotto dall’escavazione del marmo. La produzione odierna dei blocchi di marmo si è stabilizzata al di sopra delle 900.000 ton/anno e il PRAER (Piano Regionale delle Attività Estrattive) stabilisce che la produzione di blocchi, sul totale estratto, deve essere di almeno il 25%. Ne consegue che il quantitativo massimo di detriti prodotti non può superare il 75% del materiale totale escavato.
Negli anni ’80 l’introduzione in cava delle tagliatrici a filo diamantato ha consentito di incrementare la produzione dei blocchi di marmo ma ha anche determinato una produzione ingente di cutting fine, riversato poi nei ravaneti fino al 1999(L.R. 3 novembre 1998, n. 78). In un primo tempo, la discarica di “marmettola” ha contribuito a minare la stabilità degli stessi ravaneti rendendoli più facilmente suscettibili a fenomeni di dissesto, quali lo sviluppo di debris flow.
L’obiettivo principale di questo lavoro di tesi è stata la caratterizzazione tessiturale e granulometrica dei ravaneti che ha portato alla realizzazione di una carta geomorfologica dei ravaneti dei bacini marmiferi di Carrara, aggiornata al 2016. Il metodo d’indagine indiretto della fotointerpretazione è stato applicato per lo studio delle ortofoto del 2016. I dati ottenuti sono stati informatizzati e georiferiti all’interno di un Sistema Informativo Geografico (G.I.S.) attraverso la creazione di un database geomorfologico facilmente consultabile, interrogabile e aggiornabile. Il successivo rilevamento di terreno è stato finalizzato all’integrazione dei dati fotointerpretati, allo studio di sezioni stratigrafiche e al campionamento della matrice dei ravaneti. Sono stati prelevati anche campioni dalle vasche di stoccaggio della “marmettola”, dal cutting prodotto dalle seghe diamantate e dal fango disidratato dalle filtropresse utilizzate per il trattamento delle acque reflue prodotte in cava. Le analisi geotecniche condotte sui campioni hanno previsto la caratterizzazione granulometrica e la determinazione dei limiti di Atterberg (limite plastico WP, limite liquido WL e indice di plasticità IP).
L’elaborato finale cartaceo prodotto secondo le linee guida di Baroni et al., 2010 è stato realizzato in scala 1:10.000. Oltre alla distribuzione e alla caratterizzazione granulometrica e tessiturale dei ravaneti, la carta riporta i principali elementi antropici connessi ai ravaneti e i dissesti generati sugli stessi corpi detritici dal ruscellamento delle acque superficiali. Il confronto fra l’elaborato e la “Carta geomorfologica dei bacini marmiferi di Carrara” (Baroni et al., 2010) evidenzia numerose variazioni nella morfologia del territorio rispetto al 2007, ad ulteriore conferma della dinamicità che regna nel complesso estrattivo di Carrara.
I ravaneti attivi con presenza di matrice fine si sono rivelati maggiormente predisposti allo sviluppo di fenomeni di dissesto mentre i risultati dello studio delle sezioni dei ravaneti e le analisi geotecniche effettuate si sono dimostrati in linea con quanto descritto in letteratura. I risultati ottenuti sui campioni di fanghi disidratati dimostrano l’efficacia delle filtropresse nella separazione della frazione solida più fine (<0.06 mm). Dunque si conferma che una corretta applicazione dei cicli di lavorazione del marmo certamente contribuisce ad attenuare la pericolosità geomorfologica dei ravaneti di Carrara.
L’attività estrattiva nel complesso di Carrara è ben documentata già in epoca pre-Romana. Nel corso del tempo, l’assetto morfologico dell’area è stato profondamente modificato dall’attività antropica, come principalmente dimostrato da numerose aree di cava e da estesi corpi detritici (localmente chiamati “ravaneti”) costituiti dal materiale di scarto prodotto dall’escavazione del marmo. La produzione odierna dei blocchi di marmo si è stabilizzata al di sopra delle 900.000 ton/anno e il PRAER (Piano Regionale delle Attività Estrattive) stabilisce che la produzione di blocchi, sul totale estratto, deve essere di almeno il 25%. Ne consegue che il quantitativo massimo di detriti prodotti non può superare il 75% del materiale totale escavato.
Negli anni ’80 l’introduzione in cava delle tagliatrici a filo diamantato ha consentito di incrementare la produzione dei blocchi di marmo ma ha anche determinato una produzione ingente di cutting fine, riversato poi nei ravaneti fino al 1999(L.R. 3 novembre 1998, n. 78). In un primo tempo, la discarica di “marmettola” ha contribuito a minare la stabilità degli stessi ravaneti rendendoli più facilmente suscettibili a fenomeni di dissesto, quali lo sviluppo di debris flow.
L’obiettivo principale di questo lavoro di tesi è stata la caratterizzazione tessiturale e granulometrica dei ravaneti che ha portato alla realizzazione di una carta geomorfologica dei ravaneti dei bacini marmiferi di Carrara, aggiornata al 2016. Il metodo d’indagine indiretto della fotointerpretazione è stato applicato per lo studio delle ortofoto del 2016. I dati ottenuti sono stati informatizzati e georiferiti all’interno di un Sistema Informativo Geografico (G.I.S.) attraverso la creazione di un database geomorfologico facilmente consultabile, interrogabile e aggiornabile. Il successivo rilevamento di terreno è stato finalizzato all’integrazione dei dati fotointerpretati, allo studio di sezioni stratigrafiche e al campionamento della matrice dei ravaneti. Sono stati prelevati anche campioni dalle vasche di stoccaggio della “marmettola”, dal cutting prodotto dalle seghe diamantate e dal fango disidratato dalle filtropresse utilizzate per il trattamento delle acque reflue prodotte in cava. Le analisi geotecniche condotte sui campioni hanno previsto la caratterizzazione granulometrica e la determinazione dei limiti di Atterberg (limite plastico WP, limite liquido WL e indice di plasticità IP).
L’elaborato finale cartaceo prodotto secondo le linee guida di Baroni et al., 2010 è stato realizzato in scala 1:10.000. Oltre alla distribuzione e alla caratterizzazione granulometrica e tessiturale dei ravaneti, la carta riporta i principali elementi antropici connessi ai ravaneti e i dissesti generati sugli stessi corpi detritici dal ruscellamento delle acque superficiali. Il confronto fra l’elaborato e la “Carta geomorfologica dei bacini marmiferi di Carrara” (Baroni et al., 2010) evidenzia numerose variazioni nella morfologia del territorio rispetto al 2007, ad ulteriore conferma della dinamicità che regna nel complesso estrattivo di Carrara.
I ravaneti attivi con presenza di matrice fine si sono rivelati maggiormente predisposti allo sviluppo di fenomeni di dissesto mentre i risultati dello studio delle sezioni dei ravaneti e le analisi geotecniche effettuate si sono dimostrati in linea con quanto descritto in letteratura. I risultati ottenuti sui campioni di fanghi disidratati dimostrano l’efficacia delle filtropresse nella separazione della frazione solida più fine (<0.06 mm). Dunque si conferma che una corretta applicazione dei cicli di lavorazione del marmo certamente contribuisce ad attenuare la pericolosità geomorfologica dei ravaneti di Carrara.
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