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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10072022-160631


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CIANFEROTTI, COSTANZA
URN
etd-10072022-160631
Titolo
Tiroidite autoimmune e gravidanza: effetti sul neonato.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Tonacchera, Massimo
Parole chiave
  • gravidanza
  • tiroide
  • tiroidite autoimmune
  • outcomes neonatali.
Data inizio appello
25/10/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
25/10/2092
Riassunto
Tireopatie autoimmuni come la tiroidite cronica autoimmune (TCA) e il morbo di Basedow sono patologie che frequentemente si riscontrano in donne in gravidanza e in età fertile. Queste patologie hanno sicuramente un forte impatto sulla funzione della tiroide stessa, portando a stati di ipo- o iper-tiroidismo. Questi stati, soprattutto quando clinicamente evidenti, sono notoriamente associati a eventi avversi materno-fetali.
Alcuni studi sembrano suggerire che anche la sola presenza degli anticorpi anti tiroide (anticorpi anti tireoglobulina AbTg, e anticorpi anti tireoperossidasi AbTPO in assenza di disfunzione tiroidea, rappresenti un fattore di rischio indipendente per complicanze della gravidanza, quali aborto, parto pretermine, mortalità perinatale, restrizione di crescita intrauterina (IUGR), basso peso neonatale, distress respiratorio perinatale, malformazioni congenite, diabete gestazionale, distacco prematuro di placenta, placenta previa e gestosi.
Tuttavia, i risultati di singoli studi su questi outcome perinatali sono controversi.

In questo studio prospettico abbiamo, quindi, esaminato l’andamento della gravidanza in un gruppo di 975 donne cercando di andare a riscontrare differenze eventualmente presenti tra due gruppi di donne: il gruppo di donne affette da tireopatie autoimmuni (TA, N = 572) e il gruppo di donne senza tireopatia (controlli sani, N = 403).
Il confronto che ne è derivato non ha condotto al riscontro di significative differenze tra i due gruppi per quanto riguarda la percentuale di parti pretermine, la modalità di espletamento del parto (vaginale / cesareo), la presenza di basso peso alla nascita e altre complicanze della gravidanza (outcome composito comprendente diabete gestazionale, distacco prematuro di placenta, gestosi, emorragia ad inizio gravidanza, placenta previa, minaccia di aborto, polidramnios, oligoidramnios e altre complicanze).
Non è stata riscontratta un differenza significativa tra i gruppi per quanto riguarda l’aborto, la poliabortività (presenza di due o piu aborti) e la storia di aborto in precedenti gravidanze, sebbene la frequenza di aborto nelle donne del gruppo TA sia risultata maggiore rispetto a quella del gruppo di controllo (4.8% vs 2.9% rispettivamente).
È stata invece riscontrata una maggior frequenza di complicanze perinatali (outcome comprendente aritmia neonatale, ipoglicemia neonatale transitoria, anomalie del cordone ombelicale, distress respiratorio perinatale, sepsi e malformazioni congenite) nel gruppo TA rispetto al gruppo di controllo (109/572, 19.1% vs 58/403, 14.4%) anche se al limite della significatività statistica (P = 0.055).
Solo le malformazioni congenite risultavano significativamente associate (91/572, 15.9% nel gruppo TA e 43/403, 10.7% nel gruppo di controllo, P = 0.019); tuttavia non vi era una associazioni significativa con un particolare tipo di malformazione. Va fatto presente, però che l’elevata percentuale di malformazioni congenite riportata nel nostro studio è da correlare alla prevalenza di malformazioni congenite minori e in particolare lesioni di cute e annessi (emangiomi, nevi, macchie mongoliche, cisti) e dell’apparato osteomuscolare (clinodattilia, piede torto), inoltre nel nostro studio non sono stati indagati fattori ambientali che chiaramente sono associati allo sviluppo di malformazioni congenite come l’esposizione materna al fumo di sigaretta, l’alcool e ad eventuali farmaci teratogeni.

Anche l’elevato titolo anticorpale (AbTg e/o AbTPO > 100 UI/ml) non è risultato associato ad un maggior rischio di complicanze materno-fetali confermando il trend negativo di risultati a riguardo.
Nel nostro studio la funzione tiroidea delle pazienti è stata mantenuta entro i range di riferimento raccomandati dalle linee guida. Non si è osservata una differenza significativa tra i valori di TSH e i singoli outcomes materno-fetali avversi, sia nel complesso, sia nel gruppo di donne affette da tireopatia autoimmune, sia nel gruppo di controllo. Tuttavia nel gruppo di donne con TSH > 4 mUI/L nel primo trimestre di gravidanza la frequenza di aborto è risultata 3 volte maggiore rispetto alle donne con TSH < 4 mUI/L (4/42, 12.9% vs 21/476, 4.8% rispettivamente, P = 0.050, Test di Fisher 0.073) e, nel gruppo di donne con TSH > 4 mUI/L nel terzo trimestre di gravidanza la frequenza di parto pretermine è risultata sempre 3 volte superiore rispetto al gruppo di donne con TSH < 4 mUI/L (3/12, 27% vs 50/655, 8.4%, P = 0.029, Test di Fisher 0.064).

Inoltre non vi era associazione significativa tra stato nutrizionale iodico materno (ioduria al primo trimestre) e i vari outcomes materno-fetali avversi anche se la maggior parte delle pazienti ha usato durante la gravidanza sale da cucina fortificato con iodio e/o integratori contenenti iodio, ottenendo nella maggio parte dei casi una condizione di iodosufficienza o di iodocarenza moderata.

In conclusione, i nostri risultati confermano quelli di gran parte degli studi in letteratura che non hanno riscontrato un peggiore andamento della gravidanza nelle donne con tireopatie autoimmuni se la funzione tiroidea è adeguatamente controllata. Livelli piu elevati di TSH nel primo e nel terzo trimestre di gravidanza sembrano correlare con un maggior rischio di aborto e di parto pretermine rispettivamente, mentre non vi è alcuna correlazione con il titolo anticorpale.
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