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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10072021-150812


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
MANIERI, SARA
URN
etd-10072021-150812
Titolo
Effetti dell'infezione da SARS-CoV-2 sulla funzione endoteliale
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Ghiadoni, Lorenzo
correlatore Dott.ssa Barbieri, Greta
Parole chiave
  • COVID-19
  • disfunzione endoteliale
  • FMD
  • SARS-CoV-2
Data inizio appello
26/10/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/10/2091
Riassunto
Background. Nel mese di dicembre del 2019 sono stati riportati i primi casi di polmonite atipica di origine sconosciuta nella città cinese di Wuhan. La causa è stata identificata nell’infezione da parte di un nuovo coronavirus caratterizzato da un’altissima analogia genomica con il SARS-CoV, che ha valso al nuovo virus il nome di SARS-CoV-2. La principale via di trasmissione dell’infezione è quella respiratoria e la contagiosità elevata ha fatto sì che il virus si diffondesse rapidamente in tutto il mondo, costringendo l’OMS a dichiarare lo stato di pandemia a marzo 2020. La malattia, chiamata COVID-19 “CO-rona VI-rus Disease 2019”, si manifesta principalmente con sintomi respiratori, ma è in realtà una condizione sistemica che coinvolge anche il sistema vascolare, nervoso e gastrointestinale. La capacità del virus di infettare direttamente le cellule endoteliali e di evadere i meccanismi di difesa dell’ospite, la tempesta citochinica derivante dalla marcata reazione infiammatoria e lo stato di ipercoagulabilità indotto dalla somma di questi fattori possono, nei soggetti più a rischio, condurre ad insufficienza multiorgano.

Scopo. L’obiettivo di questo elaborato di tesi è quello di valutare la presenza di disfunzione endoteliale nei soggetti che hanno contratto il COVID-19. A questo scopo è stata studiata, a distanza di 3-6 mesi dall’infezione, la Flow-Mediated Dilation (FMD), che fornisce una misura della funzionalità endoteliale attraverso una procedura non invasiva. L’integrazione dell’FMD ai fattori di rischio classici permette di migliorare l’accuratezza nella predizione del rischio cardiovascolare.

Metodi. Questo studio caso-controllo confronta i valori di FMD ottenuti in pazienti che hanno manifestato la malattia con diversi gradi di severità. L’FMD studia la dilatazione endotelio-dipendente di un vaso arterioso – in questo caso dell’arteria brachiale – in risposta ad un aumento dello shear stress, ottenuto occludendo temporaneamente il vaso. La registrazione di un video ecografico di dieci minuti dell’arteria e la successiva analisi con il software CradiovascularSuite (Quipu srl; Pisa; Italia) ha permesso di calcolare i parametri di interesse per ciascun paziente.

Risultati. Dei 126 pazienti selezionati casualmente che sono stati inclusi nello studio, 76 (60,3%) sono uomini e 50 (39,7%) sono donne. I pazienti sono stati divisi in quattro gruppi differenti per severità di manifestazione dell’infezione da SARS-CoV-2: il gruppo 1 comprende soggetti che sono stati ricoverati per un periodo in terapia intensiva (33 pazienti), il gruppo 2 comprende quelli che sono stati ricoverati in reparti di medicina generale (32 pazienti), il gruppo 3 comprende pazienti con ospedalizzazione < 24 ore o non ospedalizzati (30 pazienti) e il gruppo 4 è costituito dai controlli negativi, cioè da chi non ha contratto l’infezione (31 pazienti). I gruppi sono tra loro omogenei dal punto di vista delle comorbidità più rilevanti ai fini dell’analisi, ma non per distribuzione dei sessi e dell’età: il gruppo 1 è costituito per il 78,8% da uomini, che negli altri gruppi sono meno rappresentati (36,7% nel gruppo 3); l’età media nei gruppi 1 (60,4) e 2 (60,9) è più alta rispetto ai gruppi 3 (53,6) e 4 (50,2).
A fronte di una evidente omogeneità dei gruppi in riferimento al diametro arterioso basale, i valori di FMD riscontrati nel gruppo 4 sono nettamente superiori a quelli degli altri gruppi, con una differenza statisticamente significativa rispetto al gruppo 1 (p=0,01). L’FMD misurata nel gruppo 4 coincide infatti con il valore ideale normalizzato per età e sesso, calcolato con la formula di Holder e collaboratori, e il confronto con il differenziale ideale-reale degli altri gruppi mette in luce una netta differenza, sebbene non si raggiunga la significatività statistica (p=0,16).
Confrontando il valore di FMD medio tra gruppo 1+2+3 (3,7±2,5%) e gruppo 4 (5,3±2,8%), osserviamo una differenza statisticamente significativa (p=0,01). Mantenendo questa suddivisione dei pazienti in covid-positivi e controlli negativi, il confronto del valore differenziale tra FMD ideale e reale nei due gruppi evidenzia che i risultati ottenuti nel gruppo 1+2+3 (2,7±2,8%) sono significativamente inferiori (p=0,04) rispetto a quelli del gruppo 4 (1,5±3,3%).

Conclusioni. Sembra esistere una relazione tra COVID-19 e riduzione dell’FMD. Le differenze fra i valori osservati tra soggetti esposti all’infezione e controlli negativi, risultata statisticamente significativa nonostante la bassa numerosità del campione studiato, conferma l’ipotesi che SARS-CoV-2 sia coinvolto nello sviluppo di disfunzione endoteliale.
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