Tesi etd-10072016-170409 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
BOTTE, TERESA
URN
etd-10072016-170409
Titolo
Caratteristiche elettroencefalografiche di pazienti con varie forme di demenza degenerativa.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Bonuccelli, Ubaldo
Parole chiave
- demenza
- EEG
- elettroencefalografia
- elettroencefalogramma
- neurologia
Data inizio appello
25/10/2016
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
25/10/2086
Riassunto
In questo lavoro di tesi si è applicato un metodo di analisi qualitativa degli EEG detto Grand Total EEG score (GTEs) agli elettroencefalogrammi di pazienti affetti da uno dei tre tipi più frequenti di demenze degenerative: la malattia di Alzheimer (AD), la demenza a corpi di Lewy (DLB) e la demenza frontotemporale (FTD).
Il GTEs assegna un punteggio parziale a sei parametri EEG, selezionati tra i tanti perché spesso alterati in soggetti con demenza (pur non essendo per essa specifici) e permette di condensare nel punteggio totale il grado complessivo di anormalità del tracciato considerato.
L’importanza potenziale del GTEs sta nell’aver mostrato in vari lavori buone capacità di distinguere pazienti con AD sia rispetto a coetanei cognitivamente sani, sia rispetto a soggetti con DLB. Ad oggi, però, manca un cut-off condiviso per la diagnosi differenziale, né ci sono studi che abbiano testato il GTEs su altri tipi di demenza.
In questa tesi, due varianti del GTEs presenti in letteratura sono state applicate agli EEG di quattro gruppi di pazienti seguiti presso la U.O. di Neurologia dell’Università di Pisa, rispettivamente con AD classica (ad esordio tardivo), AD ad esordio precoce (AD-EO), DLB e FTD; inoltre è stato incluso un gruppo di controlli non dementi.
Questo allo scopo di:
- confermare i dati di letteratura circa la capacità del GTEs di discriminare tra AD e DLB, e con che cut-off;
- valutare le performance del GTEs nella distinzione tra DLB e FTD, alla quale finora questo metodo non era stato applicato;
- confrontare le due varianti del GTEs;
- cercare possibili correlazioni tra punteggi GTE e concentrazioni liquorali dei biomarcatori tipici dell’Alzheimer (Aβ1-42 e tau).
Ci siamo inoltre concentrati sulla presenza, nei diversi gruppi, di elementi EEG detti anomalie epilettiformi (IEDs), per cercare eventuali differenze tra gruppi anche in questo parametro; vi sono, infatti, in letteratura indizi che tali anomalie possano essere presenti con frequenza maggiore in pazienti con demenza rispetto a soggetti cognitivamente integri, a prescindere dalla presenza in anamnesi di crisi epilettiche.
I nostri risultati sono stati:
- una conferma della presenza nella DLB di anomalie elettriche (e quindi di punteggi medi GTE, sia totali che parziali) maggiori, sia rispetto ai controlli che alle altre tipologie di demenza (pur con gradi di significatività variabili);
- una conferma della possibilità di individuare un cut-off GTEs per supportare oggettivamente la diagnosi differenziale tra DLB e AD;
- dati interessanti circa la possibilità di usare il GTEs come supporto nel discriminare tra DLB e FTD;
- un’interessante correlazione, nei pazienti con FTD, tra il marcatore di danno neuronale P-tau ed il punteggio GTE (correlazione non ricercata negli altri gruppi perché non vi era in questi un numero sufficiente di pazienti che avessero eseguito rachicentesi);
- l’assenza di significative differenze tra demenze diverse relativamente alle IEDs, sia in termini d’incidenza che di caratteristiche e distribuzione: in tutti i casi positivi erano presenti solo “onde puntute”, prevalentemente biemisferiche.
- l’assenza di una storia di epilessia in quei pazienti con demenza il cui EEG mostrava IEDs, a conferma dei dati di letteratura circa una relazione non automatica tra IEDs e crisi epilettiche: le IEDs rifletterebbero piuttosto quella significativa e patologica alterazione corticale presente nelle varie forme di demenza.
In conclusione:
- il GTEs si conferma un valido strumento di supporto alla diagnosi differenziale tra diversi tipi di demenze degenerative, pur essendo necessario trovare cut-off condivisi;
- si ipotizza per il futuro un uso del GTEs nel work-up diagnostico della FTD, che tuttora manca di marcatori strumentali a supporto della diagnosi clinica.
Il GTEs assegna un punteggio parziale a sei parametri EEG, selezionati tra i tanti perché spesso alterati in soggetti con demenza (pur non essendo per essa specifici) e permette di condensare nel punteggio totale il grado complessivo di anormalità del tracciato considerato.
L’importanza potenziale del GTEs sta nell’aver mostrato in vari lavori buone capacità di distinguere pazienti con AD sia rispetto a coetanei cognitivamente sani, sia rispetto a soggetti con DLB. Ad oggi, però, manca un cut-off condiviso per la diagnosi differenziale, né ci sono studi che abbiano testato il GTEs su altri tipi di demenza.
In questa tesi, due varianti del GTEs presenti in letteratura sono state applicate agli EEG di quattro gruppi di pazienti seguiti presso la U.O. di Neurologia dell’Università di Pisa, rispettivamente con AD classica (ad esordio tardivo), AD ad esordio precoce (AD-EO), DLB e FTD; inoltre è stato incluso un gruppo di controlli non dementi.
Questo allo scopo di:
- confermare i dati di letteratura circa la capacità del GTEs di discriminare tra AD e DLB, e con che cut-off;
- valutare le performance del GTEs nella distinzione tra DLB e FTD, alla quale finora questo metodo non era stato applicato;
- confrontare le due varianti del GTEs;
- cercare possibili correlazioni tra punteggi GTE e concentrazioni liquorali dei biomarcatori tipici dell’Alzheimer (Aβ1-42 e tau).
Ci siamo inoltre concentrati sulla presenza, nei diversi gruppi, di elementi EEG detti anomalie epilettiformi (IEDs), per cercare eventuali differenze tra gruppi anche in questo parametro; vi sono, infatti, in letteratura indizi che tali anomalie possano essere presenti con frequenza maggiore in pazienti con demenza rispetto a soggetti cognitivamente integri, a prescindere dalla presenza in anamnesi di crisi epilettiche.
I nostri risultati sono stati:
- una conferma della presenza nella DLB di anomalie elettriche (e quindi di punteggi medi GTE, sia totali che parziali) maggiori, sia rispetto ai controlli che alle altre tipologie di demenza (pur con gradi di significatività variabili);
- una conferma della possibilità di individuare un cut-off GTEs per supportare oggettivamente la diagnosi differenziale tra DLB e AD;
- dati interessanti circa la possibilità di usare il GTEs come supporto nel discriminare tra DLB e FTD;
- un’interessante correlazione, nei pazienti con FTD, tra il marcatore di danno neuronale P-tau ed il punteggio GTE (correlazione non ricercata negli altri gruppi perché non vi era in questi un numero sufficiente di pazienti che avessero eseguito rachicentesi);
- l’assenza di significative differenze tra demenze diverse relativamente alle IEDs, sia in termini d’incidenza che di caratteristiche e distribuzione: in tutti i casi positivi erano presenti solo “onde puntute”, prevalentemente biemisferiche.
- l’assenza di una storia di epilessia in quei pazienti con demenza il cui EEG mostrava IEDs, a conferma dei dati di letteratura circa una relazione non automatica tra IEDs e crisi epilettiche: le IEDs rifletterebbero piuttosto quella significativa e patologica alterazione corticale presente nelle varie forme di demenza.
In conclusione:
- il GTEs si conferma un valido strumento di supporto alla diagnosi differenziale tra diversi tipi di demenze degenerative, pur essendo necessario trovare cut-off condivisi;
- si ipotizza per il futuro un uso del GTEs nel work-up diagnostico della FTD, che tuttora manca di marcatori strumentali a supporto della diagnosi clinica.
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