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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10062023-150619


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
DE FRANCO, SILVIA
URN
etd-10062023-150619
Titolo
Le fratture sovracondiloidee d'omero nel paziente pediatrico: il timing chirurgico influenza l'outcome?
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA
Relatori
relatore Prof. Parchi, Paolo Domenico
relatore Dott. Catena, Nunzio
Parole chiave
  • timing chirurgico
  • pediatrico
  • omero
  • Sovracondiloidee
Data inizio appello
07/11/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
07/11/2093
Riassunto
Le fratture sovracondiloidee dell’omero rappresentano la seconda tipologia di fratture più frequenti nei soggetti in età pediatrica. Le fratture di tipo III e la maggior parte delle fratture di tipo II secondo Gartland richiedono un trattamento chirurgico.
Nei centri ortopedici italiani che si occupano del trattamento delle fratture sovracondiloidee nei bambini non esiste attualmente un’unica linea di azione condivisa riguardo al timing del trattamento: in alcuni centri questa tipologia di frattura è considerata un’urgenza indifferibile e pertanto il trattamento chirurgico viene intrapreso il prima possibile, entro 6-8 ore dalla diagnosi radiografica; al contrario, in altre strutture ospedaliere le fratture sovracondiloidee sono trattate “in differita”, ma generalmente entro 24 ore dalla diagnosi.
Lo scopo di questo studio è valutare se l’intervallo di tempo tra la diagnosi di frattura sovracondiloidea e il trattamento chirurgico influenza l’outcome a breve, medio e lungo termine.
Abbiamo analizzato, a tal proposito, l’esistenza di una correlazione tra il timing del trattamento e la comparsa e/o l’aggravamento di deficit vascolari e nervosi a carico dell’arto interessato dalla frattura. Abbiamo inoltre confrontato l’outcome a lungo termine indagando la presenza di differenze in termini di arco di movimento del gomito e deviazioni assiali dell’arto dopo almeno 3 anni dalla frattura.
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