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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10062021-172806


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
IACOVAZZO, GIOVANNA
URN
etd-10062021-172806
Titolo
Relazione tra PTSD e Disturbo Depressivo Maggiore in un campione di 74 operatori sanitari coinvolti in prima linea durante la prima fase della pandemia COVID – 19
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Carmassi, Claudia
Parole chiave
  • depression
  • healthcare workers (HCW)
  • post traumatic stress disorder (PTSD)
  • COVID - 19
  • stress
  • operatori sanitari
  • disturbo depressivo maggiore (DDM)
  • disturbo post traumatico da stress (PTSD)
Data inizio appello
26/10/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/10/2091
Riassunto
La gestione di situazioni particolari quali una nuova condizione epidemica/pandemica è in grado di comportare, come dimostrato in studi precedenti, importanti effetti negativi sul benessere mentale della popolazione generale e degli operatori sanitari impegnati in prima linea.
In tale prospettiva, la pandemia COVID 19 rappresenta un evento unico nel suo genere: essa, infatti, ha esercitato un imponente impatto sulle strutture ospedaliere di tutto il Mondo e influenzato notevolmente il benessere mentale degli operatori sanitari coinvolti in prima linea. Questi ultimi si sono trovati a fronteggiare fin dal principio una situazione particolarmente complicata e stressante, una condizione simil bellica che li ha costretti, in più di un’occasione, a decisioni etiche difficili cui non erano minimamente abituati. La crescita esponenziale dei contagi, la necessità di un numero sempre maggiore di posti letto in terapia intensiva, l’altissimo rischio di contaminazione durante la cura del paziente, la presentazione clinica grave, la mancanza di cure efficaci, la mancanza di adeguate informazioni sui DPI e l’iniziale carenza degli stessi sono tutti fattori che hanno contribuito a delineare una situazione lavorativa particolarmente stressante per gli operatori sanitari impegnati in prima linea.
Nello scenario italiano, inoltre, la pandemia è andata ad inserirsi all’interno di un sistema sanitario già duramente provato da anni e anni di tagli finanziari, delineando così una condizione ancor più critica da gestire per gli operatori sanitari del nostro Paese. Nella maggior parte degli ospedali italiani per cercare di far fronte al crescente numero dei contagi, infatti, interi reparti sono stati riorganizzati e molti medici e infermieri ricollocati, molti operatori, inoltre, si sono recati in strutture ospedaliere ormai sature per offrire aiuto ai loro colleghi e molti medici in pensione sono tornati in prima linea, rimettendoci in molti casi anche la vita: tuttavia, tutto questo non è stato comunque sufficiente ad arginare la notevole carenza di operatori sanitari e, così, tutto il personale sanitario medico in prima linea è stato costretto a turni a dir poco massacranti, a volte di più di 14 h. Ma, nonostante tutto, gli operatori sanitari non si sono mai arresi e hanno continuato a lottare per offrire sostegno e cure ai loro pazienti.
In questo quadro drammatico, ruolo di rilievo spetta sicuramente alla piccola cittadina di Codogno, epicentro della pandemia in Italia. Gli operatori sanitari di Codogno, pertanto, sono stati i primi in assoluto a dover affrontare l’emergenza sanitaria italiana, senza alcuna esperienza o punto di riferimento, in condizioni di totale incertezza, con carenza significativa di DPI e di personale. Così, l’Ospedale di Codogno, conscio della necessità di offrire supporto psicologico ai suoi operatori ha deciso di istituire, fin dal principio, un sistema ambulatoriale di sostegno loro dedicato: per far ciò, vista la grande esperienza acquisita dagli psichiatri pisani in anni di collaborazione con il dottor Malacarne e la sua equipe, ha richiesto il supporto della Clinica Psichiatrica di Pisa che ha subito risposto positivamente. Proprio da questa nuova collaborazione trae origine il mio lavoro di tesi, il cui obiettivo è stato quello di saggiare la presenza e le possibili interazioni di eventuali sequele psicopatologiche negli operatori sanitari di Codogno all’apice della pandemia.
A tal proposito, è stato selezionato un campione di 74 operatori sanitari impiegati presso l’Azienda Socio – Sanitaria Territoriale (ASST) di Lodi che hanno svolto il proprio lavoro nel periodo compreso fra il 1° aprile 2020 e il 31 maggio 2020, fase acuta della pandemia COVID – 19 in Italia: l’arruolamento su base volontaria è avvenuto in maniera consecutiva proprio presso il servizio psicologico ambulatoriale loro dedicato.
Per la raccolta dei dati sociodemografici relativi ai soggetti del campione è stata utilizzata una scheda specifica riportante anche informazioni circa la pandemia COVID – 19; per valutare, invece, l’impatto della pandemia sul benessere mentale, sono stati utilizzati strumenti psicometrici auto – valutativi, quali: l’Impact of Event Scale – Revised (IES – R), il Patient Health Questionnaire – 9 (PHQ – 9), la Generalized Anxiety Disorder 7 – Item (GAD – 7), il Professional Quality of Life Scale – 5 (ProQOL – 5), la Work and Social Adjustment Scale (WSAS) e la Resilience Scale (RS).
Il campione comprendente 27 uomini e 47 donne risulta eterogeneo anche da un punto di vista professionale: infatti, di questi solo 18 sono medici (24.3%) mentre i restanti 56 (75.7%) comprendono sia personale amministrativo che infermieristico. Di tutti gli operatori sanitari esaminati, inoltre, solo 18 di questi sono impiegati in Pronto Soccorso (PS).
Dai risultati ottenuti sulla IES – R una probabile diagnosi di PTSD è stata riscontrata nel 31% degli operatori sanitari analizzati, mentre i risultati riscontrati in PHQ – 9 hanno evidenziato come in nessuno dei partecipanti si riscontri la presenza esclusiva di depressione clinica. Comparando, così, i risultati ottenuti nella IES – R con quelli della PHQ – 9 è stato possibile non solo riscontrare la presenza in comorbidità di PTSD e Depressione nel 28.4% dei partecipanti, ma anche suddividere il campione in tre sottogruppi: soggetti che non presentano il PTSD (NO PTSD), soggetti che presentano il PTSD (PTSD) e soggetti che presentano PTSD e Depressione in comorbidità (PTSD – Depressione). Ciascun gruppo è stato poi confrontato con le caratteristiche sociodemografiche del campione, evidenziando così un’importante differenza di genere nel gruppo PTSD – Depressione (F = 85.7% Vs M = 14.3%) rispetto agli altri due gruppi in esame. Inoltre, successive analisi post hoc hanno sottolineato la presenza di importanti differenze fra i 3 sottogruppi.
In primo luogo, nei soggetti inclusi nel Gruppo PTSD e in quello PTSD – Depressione si registra la presenza di sintomi da stress post – traumatico (PTSS) più gravi rispetto a quelli riscontrati nel Gruppo No PTSD.
Secondariamente, il Gruppo PTSD – Depressione presenta sia livelli più elevati di sintomi depressivi (PHQ – 9) che di sintomi ansiosi (GAD – 7) che di burnout e STS (Bo e STS della ProQOL – 5) rispetto a quelli riscontrati negli altri due gruppi analizzati. Tale gruppo, inoltre, presenta anche un peggior adattamento lavorativo e sociale come evidenziato dai più alti punteggi riscontrati con la WSAS rispetto agli altri due gruppi in esame.
Infine, il Gruppo PTSD presenta punteggi più elevati sia in GAD – 7 che nella sottoscala STS della ProQOL – 5 rispetto a quelli ottenuti dal Gruppo No PTSD.
In conclusione, quindi, dai dati rilevati si evince chiaramente come la pandemia, già nel breve termine, abbia comportato esiti negativi sul benessere mentale degli operatori sanitari analizzati, condizione che trova la sua massima espressione nella co – occorrenza di PTSD e depressione: è evidente, infatti, come il carico psicologico diventi ancora più importante negli individui in cui le due patologie si presentano in comorbidità.
Sebbene ci siano alcuni limiti da considerare nell’interpretazione dei risultati da noi ottenuti, è importante sottolineare la particolare rilevanza di questo lavoro di tesi: esso, infatti, non solo è il primo studio che va ad indagare l’eventuale presenza di esiti psicopatologici in questo particolare campione di operatori sanitari, ma è anche il primo studio che va ad esplorare oltre che l’impatto psicologico, anche il ruolo delle interazioni fra le sequele psicopatologiche riscontrate negli operatori per effetto della pandemia.
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