Tesi etd-10052017-162730 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GRISOLIA, MARTINA
URN
etd-10052017-162730
Titolo
L'esilio repubblicano spagnolo al femminile:
l'esperienza di Rosa Chacel
(con un saggio di traduzione)
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE
Relatori
relatore Prof.ssa Cappelli, Federica
Parole chiave
- esilio
- generazione del '27
- Rosa Chacel
Data inizio appello
06/11/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/11/2087
Riassunto
Il mio lavoro di tesi si incentra sulla figura di Rosa Chacel, scrittrice spagnola contemporanea appartenente alla generazione del ’27, un gruppo di poeti che vede al suo interno figure come quella di Federico García Lorca e Rafael Alberti, autore la cui opera variegata riflette le sofferenze patite da lui e da tutti gli altri autori esiliati. Tratti comuni a questi scrittori sono, tra gli altri, l’interesse per il Surrealismo, la ricerca di un linguaggio colto sul modello di Ortega y Gasset, l’influenza delle avanguardie novecentesche e la collaborazione in riviste letterarie quali "Gaceta Literaria" e "Revista de Occidente".
Rosa Chacel, in "Desde el amanecer", autobiografia dei suoi primi dieci anni di vita, mette a nudo le sue paure e la sua inquietudine per ciò che, sin da bambina, dovette fronteggiare; per molti anni, infatti, la sua vita fu scalfita da grandi peregrinazioni dovute all’esilio che si trovò ad affrontare a seguito dell’insediamento del regime franchista successivo alla Guerra Civile (1936-1939).
L’esilio che l’autrice visse in prima persona è il filo conduttore che mi ha permesso di tracciarne il profilo, partendo, nel primo capitolo, dalla sua biografia e da un excursus della sua produzione letteraria e proseguendo, nel secondo, con la traduzione di quattro racconti (Chinina Migone, En la carretera, Lazo indisoluble e Sobre el piélago) e il relativo commento. Cercando di non perdere mai l’andamento cronologico, ho provato ad attraversare tutti i generi a cui si era dedicata, citando i romanzi più famosi, passando poi dai numerosi articoli pubblicati sulle riviste dell’epoca e terminando con qualche rimando alla sua produzione poetica. Devo ammettere che, prima di decidere in quali racconti addentrarmi, avevo immaginato che il suo stile fosse un po’ più “semplice”; non che le pagine siano poco scorrevoli o poco chiare, ma in alcune parti da tradurre ho trovato serie difficoltà, vuoi per l’ambiguità che la scrittrice voleva volontariamente creare, vuoi per il tentativo di mantenere il testo il più “pulito” e fedele possibile all’originale.
Nel terzo e ultimo capitolo, infine, la mia attenzione si è focalizzata sul femminismo, essendo Rosa Chacel l’unica esponente di genere femminile della generazione del ’27; a tal proposito, ho provato a delineare e mettere a confronto i profili di altre scrittrici a lei contemporanee, come Virginia Woolf e Simone de Beauvoir. L’autrice si mostra ambivalente riguardo la questione; spera in un cambio, da diversi punti di vista, per la donna, ma il fatto di non aver mai preso una posizione ferma su ciò che pensasse del femminismo non implica pessimismo, bensì realismo. Rosa Chacel era consapevole della fragilità della donna, e in un momento storico in cui la sua figura non risulta definita, ma sempre subordinata a quella maschile, prova a spronare le donne nella speranza che possano trovare un’identità chiara e personale, facendo leva sui propri desideri.
Ancora la sua figura non viene studiata come dovrebbe, e ciò è confermato dal fatto che non esistano traduzioni in commercio di nessuna sua opera; spero, a tal proposito, che i miei tentativi di traduzione riguardo alcuni dei suoi racconti siano una dimostrazione del grande potenziale di una donna forte e indipendente, costretta ad una vita quasi da raminga, ma che si fece valere in un periodo storico in cui la misoginia sembrava, ancor più di oggi, prevaricare e mettere all’angolo le donne.
Rosa Chacel, in "Desde el amanecer", autobiografia dei suoi primi dieci anni di vita, mette a nudo le sue paure e la sua inquietudine per ciò che, sin da bambina, dovette fronteggiare; per molti anni, infatti, la sua vita fu scalfita da grandi peregrinazioni dovute all’esilio che si trovò ad affrontare a seguito dell’insediamento del regime franchista successivo alla Guerra Civile (1936-1939).
L’esilio che l’autrice visse in prima persona è il filo conduttore che mi ha permesso di tracciarne il profilo, partendo, nel primo capitolo, dalla sua biografia e da un excursus della sua produzione letteraria e proseguendo, nel secondo, con la traduzione di quattro racconti (Chinina Migone, En la carretera, Lazo indisoluble e Sobre el piélago) e il relativo commento. Cercando di non perdere mai l’andamento cronologico, ho provato ad attraversare tutti i generi a cui si era dedicata, citando i romanzi più famosi, passando poi dai numerosi articoli pubblicati sulle riviste dell’epoca e terminando con qualche rimando alla sua produzione poetica. Devo ammettere che, prima di decidere in quali racconti addentrarmi, avevo immaginato che il suo stile fosse un po’ più “semplice”; non che le pagine siano poco scorrevoli o poco chiare, ma in alcune parti da tradurre ho trovato serie difficoltà, vuoi per l’ambiguità che la scrittrice voleva volontariamente creare, vuoi per il tentativo di mantenere il testo il più “pulito” e fedele possibile all’originale.
Nel terzo e ultimo capitolo, infine, la mia attenzione si è focalizzata sul femminismo, essendo Rosa Chacel l’unica esponente di genere femminile della generazione del ’27; a tal proposito, ho provato a delineare e mettere a confronto i profili di altre scrittrici a lei contemporanee, come Virginia Woolf e Simone de Beauvoir. L’autrice si mostra ambivalente riguardo la questione; spera in un cambio, da diversi punti di vista, per la donna, ma il fatto di non aver mai preso una posizione ferma su ciò che pensasse del femminismo non implica pessimismo, bensì realismo. Rosa Chacel era consapevole della fragilità della donna, e in un momento storico in cui la sua figura non risulta definita, ma sempre subordinata a quella maschile, prova a spronare le donne nella speranza che possano trovare un’identità chiara e personale, facendo leva sui propri desideri.
Ancora la sua figura non viene studiata come dovrebbe, e ciò è confermato dal fatto che non esistano traduzioni in commercio di nessuna sua opera; spero, a tal proposito, che i miei tentativi di traduzione riguardo alcuni dei suoi racconti siano una dimostrazione del grande potenziale di una donna forte e indipendente, costretta ad una vita quasi da raminga, ma che si fece valere in un periodo storico in cui la misoginia sembrava, ancor più di oggi, prevaricare e mettere all’angolo le donne.
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