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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10022010-132059


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
STAZZONI, LAURA
URN
etd-10022010-132059
Titolo
MARCATORI INFIAMMATORI E SINDROMI CORONARICHE ACUTE
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Balbarini, Alberto
Parole chiave
  • acute coronary syndrome
  • inflammatory markers
  • marcatori infiammatori
  • sindromi coronariche acute
Data inizio appello
19/10/2010
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
19/10/2050
Riassunto
Background: il ruolo dei marcatori di infiammazione nell'ambito delle sindromi coronariche acute è stato preso in considerazione da quando, a partire dagli anni 90, studi anatomo-patologici hanno evidenziato la presenza di cellule infiammatorie nelle placche aterosclerotiche di soggetti deceduti per infarto o morte improvvisa.
Nel corso degli ultimi anni sono stati effettuati molti studi incentrati sul ruolo dell'infiammazione nella patogenesi delle sindromi coronariche acute (SCA).
Scopo dello studio: lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare se esistono differenze significative tra le citochine infiammatorie (CD40L, IL-6, TGF-β, TNF-α, TNF-RI e TNF-RII), la proteina C reattiva ad alta sensibilità (hs-PCR), la siero amiloide A (SAA) e i globuli bianchi (WBC) in pazienti con infarto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) e senza sopraslivellamento del tratto ST ( NSTEMI) e correlare tali valori con i parametri clinici in un follow-up a 30 giorni.
Materiali e metodi: sono stati arruolati 40 pazienti con SCA (23 STEMI e 17 NSTEMI) entro 12 ore dall'insorgenza dei sintomi. Tutti i pazienti hanno ricevuti il trattamento terapeutico ottimale sulla base delle correnti linee guida. I campioni di sangue sono stati raccolti al momento del ricovero (T0) e rispettivamente dopo 7 (T1) e 30 (T2) giorni per valutare i parametri infiammatori. Agli stessi tempi i pazienti sono stati sottoposti a monitoraggio clinico, elettrocardiografico ed ecocardiografico con approccio trans-toracico.
Risultati: i pazienti STEMI, al momento del ricovero, avevano valori medi di hs-CRP, globuli bianchi e IL-6 significativamente più elevati rispetto agli NSTEMI. Al contrario, i pazienti NSTEMI avevano livelli medi più bassi di ogni marker infiammatorio ad eccezione di CD40L che era significativamente più elevato. All’ammissione gli STEMI hanno mostrato FE ridotta ed EDV e WMSI aumentati rispetto agli NSTEMI. Una correlazione inversa è stata osservata tra i valori di ammissione dei marker di infiammazione (SAA e WBC) e funzione cardiaca. Inoltre, la Troponina I era positivamente correlata sia con WMSI che con hs-CRP. Solo WBC e SAA avevano un'evoluzione temporale statisticamente significativa tra i due gruppi. SAA ha mostrato valori più elevati in STEMI a t0 e t1. In entrambi i gruppi, TGF-beta ha avuto un incremento in T1 e T2 rispetto all'ammissione, mentre IL-6 tendeva a diminuire.
L'incidenza totale di eventi clinici avversi (MACE) è stata del 22,5% a T2, con un tasso di mortalità del 10%.
Conclusioni: il nostro lavoro ha evidenziato una diversa situazione infiammatoria nei pazienti con STEMI rispetto ai pazienti NSTEMI, poco sottolineato dalla letteratura scientifica.
Il maggior stato infiammatorio nei pazienti con STEMI potrebbe condizionare la prognosi peggiore di questi pazienti nei primi 30 giorni di follow-up sottolineando l'importanza dell'infiammazione come elemento prognostico negativo. Da notare che tre quarti dei pazienti deceduti, indipendentemente dal gruppo di appartenenza, presentavano livelli di CD40L notevolmente più elevati rispetto alla media. Per questo motivo il CD40L potrebbe avere un importante ruolo come marker per la stratificazione del rischio a breve termine nei pazienti con SCA.
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