Tesi etd-10012012-190819 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
PERAFFAN ERASO, TATIANA MARGARITA
Indirizzo email
t.peraffan@gmail.com
URN
etd-10012012-190819
Titolo
Valutazione della responsivita termica e termoalgesica in un campione di non vedenti congeniti e di normovedenti
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
NEUROBIOLOGIA
Relatori
relatore Prof. Pietrini, Pietro
correlatore Prof.ssa Garcia Gil, Maria De Las Mercedes
controrelatore Prof.ssa La Motta, Concettina
correlatore Prof.ssa Garcia Gil, Maria De Las Mercedes
controrelatore Prof.ssa La Motta, Concettina
Parole chiave
- dolore
- non vedenti congeniti
- percezione
- temperatura
Data inizio appello
18/10/2012
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
18/10/2052
Riassunto
Questo lavoro di tesi si inserisce all’interno di un progetto di ricerca più ampio portato avanti negli ultimi anni per cercare di capire come il comportamento umano da una parte, e l’architettura anatomica e funzionale del cervello dall’altra, si sviluppino indipendentemente dalla percezione visiva.
Il nostro comportamento viene plasmato in risposta a stimoli presenti nell’ambiente in cui viviamo e l’ambiente che noi conosciamo viene riprodotto nel nostro cervello dai nostri organi di senso. Rispetto alla maggior parte delle specie animali, gli esseri umani utilizzano ampiamente la percezione visiva per acquisire informazioni sul mondo esterno ed interagire con esso. Studi comportamentali e funzionali condotti su individui non vedenti suggeriscono che la capacità di rappresentare e interagire in maniera efficace con l’ambiente circostante non dipende però strettamente dall’informazione visiva. Infatti, i non vedenti fanno fronte alla loro impossibilità di elaborare gli stimoli visivi sviluppando maggiormente e in modo specifico le altre modalità sensoriali. Diversi studi, ad esempio, hanno evidenziato che i non vedenti presentano una superiore capacità di discriminazione tattile (Stevens et al., 1996; Van Boven et al., 2000; Goldreich e Kanics, 2003, 2006) e acustica (Röder et al., 1999; Gougoux et al., 2004, 2005; Després et al., 2005) rispetto ai controlli normovedenti.
Scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di indagare se i non vedenti presentino una diversa soglia per l’elaborazione dell’informazione termica e termoalgesica, sensibilità che finora non sono state indagate nei non vedenti. A tale scopo, sono stati reclutati dalla popolazione italiana 11 adulti sani con cecità congenita (la perdita della vista è pertanto concomitante ai primi giorni di vita e i soggetti non riferiscono alcuna pregressa memoria visiva) e 18 volontari normovedenti usati come controllo. Questi soggetti sono stati sottoposti a una serie di test basati su procedure psicofisiche standardizzate per studiare gli aspetti legati alla percezione termica utilizzando il protocollo MEDOC TSA-2001. Questo protocollo consente la valutazione quantitativa della soglia di sensibilità termica (caldo e freddo) e dolorifica mediante l’utilizzo di un apparato elettromedicale basato sul “effetto Peltier”. L’analisi si basa sull’applicazione di un termodo di Peltier delle dimensioni di 30 x 30 mm in diversi distretti cutanei e l’utilizzo di un analizzatore elettronico computerizzato della sensibilità termica.
Nella seconda parte dello studio abbiamo utilizzato dei questionari di autovalutazione adatti allo scopo del lavoro, in modo da ottenere un indice dei fattori psicologici che possono giocare un ruolo nell’influenzare la percezione complessiva del dolore. A causa della sua elevata soggettività, l’autovalutazione è stata descritta come la più valida misurazione dell’esperienza di dolore da parte del soggetto (Melzac e Katz, 2006).
I risultati ottenuti dalle medie calcolate in base ai dati raccolti tramite il dispositivo MEDOC TSA per le soglie relative agli stimoli termici non nocivi sia per il caldo che per il freddo, non risultano essere significativamente diverse confrontando il gruppo dei non vedenti rispetto a quello di controllo. Per quanto riguarda invece le soglie relative al dolore indotto, abbiamo riscontrato valori significativamente più bassi nei non vedenti.
Dall’analisi dei questionari clinici prescelti (la PASS-20 - Pain Anxiety Symptom Scale, il PVAQ - Pain Vigilance and Awareness Questionnaire e la SPS - Situational Pain Scale) eseguita per studiare la componente psicologica legata all’esperienza del dolore, abbiamo riscontrato nei non vedenti una maggiore attenzione verso il dolore, in particolare verso il ruolo intrusivo del dolore, e una tendenza generalizzata maggiore ad attribuire punteggi di intensità più elevata a ricordi di situazioni dolorose. Questi indici psicologici sono coerenti con una soglia fisiologica nocicettiva più bassa verso gli stimoli dolorosi, in questo caso specifico, quelli di natura termica.
Sembra che i non vedenti dunque sviluppino, sia dal punto di vista fisiologico che da quello psicologico e comportamentale dei meccanismi che consentono di allertare il proprio organismo con un certo margine di anticipo rispetto ai normovedenti, in modo da poter reagire più tempestivamente ad un potenziale danno compensando in questo modo l’assenza dei vantaggi offerti dal controllo visivo.
Il nostro comportamento viene plasmato in risposta a stimoli presenti nell’ambiente in cui viviamo e l’ambiente che noi conosciamo viene riprodotto nel nostro cervello dai nostri organi di senso. Rispetto alla maggior parte delle specie animali, gli esseri umani utilizzano ampiamente la percezione visiva per acquisire informazioni sul mondo esterno ed interagire con esso. Studi comportamentali e funzionali condotti su individui non vedenti suggeriscono che la capacità di rappresentare e interagire in maniera efficace con l’ambiente circostante non dipende però strettamente dall’informazione visiva. Infatti, i non vedenti fanno fronte alla loro impossibilità di elaborare gli stimoli visivi sviluppando maggiormente e in modo specifico le altre modalità sensoriali. Diversi studi, ad esempio, hanno evidenziato che i non vedenti presentano una superiore capacità di discriminazione tattile (Stevens et al., 1996; Van Boven et al., 2000; Goldreich e Kanics, 2003, 2006) e acustica (Röder et al., 1999; Gougoux et al., 2004, 2005; Després et al., 2005) rispetto ai controlli normovedenti.
Scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di indagare se i non vedenti presentino una diversa soglia per l’elaborazione dell’informazione termica e termoalgesica, sensibilità che finora non sono state indagate nei non vedenti. A tale scopo, sono stati reclutati dalla popolazione italiana 11 adulti sani con cecità congenita (la perdita della vista è pertanto concomitante ai primi giorni di vita e i soggetti non riferiscono alcuna pregressa memoria visiva) e 18 volontari normovedenti usati come controllo. Questi soggetti sono stati sottoposti a una serie di test basati su procedure psicofisiche standardizzate per studiare gli aspetti legati alla percezione termica utilizzando il protocollo MEDOC TSA-2001. Questo protocollo consente la valutazione quantitativa della soglia di sensibilità termica (caldo e freddo) e dolorifica mediante l’utilizzo di un apparato elettromedicale basato sul “effetto Peltier”. L’analisi si basa sull’applicazione di un termodo di Peltier delle dimensioni di 30 x 30 mm in diversi distretti cutanei e l’utilizzo di un analizzatore elettronico computerizzato della sensibilità termica.
Nella seconda parte dello studio abbiamo utilizzato dei questionari di autovalutazione adatti allo scopo del lavoro, in modo da ottenere un indice dei fattori psicologici che possono giocare un ruolo nell’influenzare la percezione complessiva del dolore. A causa della sua elevata soggettività, l’autovalutazione è stata descritta come la più valida misurazione dell’esperienza di dolore da parte del soggetto (Melzac e Katz, 2006).
I risultati ottenuti dalle medie calcolate in base ai dati raccolti tramite il dispositivo MEDOC TSA per le soglie relative agli stimoli termici non nocivi sia per il caldo che per il freddo, non risultano essere significativamente diverse confrontando il gruppo dei non vedenti rispetto a quello di controllo. Per quanto riguarda invece le soglie relative al dolore indotto, abbiamo riscontrato valori significativamente più bassi nei non vedenti.
Dall’analisi dei questionari clinici prescelti (la PASS-20 - Pain Anxiety Symptom Scale, il PVAQ - Pain Vigilance and Awareness Questionnaire e la SPS - Situational Pain Scale) eseguita per studiare la componente psicologica legata all’esperienza del dolore, abbiamo riscontrato nei non vedenti una maggiore attenzione verso il dolore, in particolare verso il ruolo intrusivo del dolore, e una tendenza generalizzata maggiore ad attribuire punteggi di intensità più elevata a ricordi di situazioni dolorose. Questi indici psicologici sono coerenti con una soglia fisiologica nocicettiva più bassa verso gli stimoli dolorosi, in questo caso specifico, quelli di natura termica.
Sembra che i non vedenti dunque sviluppino, sia dal punto di vista fisiologico che da quello psicologico e comportamentale dei meccanismi che consentono di allertare il proprio organismo con un certo margine di anticipo rispetto ai normovedenti, in modo da poter reagire più tempestivamente ad un potenziale danno compensando in questo modo l’assenza dei vantaggi offerti dal controllo visivo.
File
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