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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10012009-013945


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BATTISTINI, PIETRO
URN
etd-10012009-013945
Titolo
GESTIONE DEL SANGUE NELLA CHIRURGIA ORTOPEDICA MAGGIORE D'ELEZIONE
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Lisanti, Michele
Parole chiave
  • Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
20/10/2009
Consultabilità
Completa
Riassunto
La perdita di sangue correlata con gli interventi di chirurgia ortopedica maggiore è generalmente significativa; ciò è dovuto principalmente alla difficoltà di praticare una efficace emostasi sul tessuto osseo sanguinante ed alla necessità di eseguire in tutti i pazienti un'accurata profilassi farmacologica per la prevenzione della trombosi venosa profonda. L’ anemizzazione è pertanto un rischio tangibile in questo tipo d’interventi: di conseguenza spesso è necessario ricorrere alla trasfusione di sangue omologo, metodica non ancora priva di rischi e complicanze. Risulta quindi fondamentale sviluppare una serie di strategie che da una parte permettano di ridurre le perdite ematiche intra e postoperatorie e dall'altra propongano una valida alternativa all’utilizzo delle trasfusioni di sangue allogeniche. Ad oggi, esistono una serie di strategie per la riduzione delle perdite ematiche nella pratica chirurgica, specialmente negl’interventi d’elezione. Le strategie per la riduzione delle perdite ematiche possono essere suddivise in preoperatorie, intraoperatorie e postoperatorie. In particolare abbiamo effettuato uno studio prospettico randomizzato (2 gruppi di 60 pz. ciascuno) valutando se vi fosse una riduzione delle perdite ematiche postoperatorie nei pazienti in cui era stato utilizzato l’Aquamantys, un coagulatore bipolare a radiofrequenza, associato ad emissione di soluzione fisiologica mediante una pompa peristaltica integrata, mantenendo a livello del tessuto da trattare temperature non superiori a 90°-100° per effetto dell’evaporazione. Tutti i pazienti erano affetti da gonartrosi primitiva o secondaria a deviazioni assiali. Sono stati esclusi i pazienti affetti da: esito fratture, A.R., malattie del collageno o malattie ematiche e non, che potessero avere influenza sulla emocoagulazione e che potessero alterare i risultati dello studio. Dai risultati si evince una riduzione delle perdite ematiche e della richiesta trasfusionale nel gruppo Aquamantys rispetto al caso controllo. Conclusioni:Sebbene molte tecniche per la riduzione delle perdite ematiche siano efficaci se utilizzate singolarmente, un miglior raggiungimento dell’obbiettivo prefissato si ottiene con un'associazione delle varie metodiche a seconda della loro efficacia, della loro complementarietà, del tipo d’intervento chirurgico, del quadro clinico del paziente, dei costi e della loro disponibilità nel presidio ospedaliero. L'utilizzo dell'Aquamantys permette una buona riduzione della perdita ematica totale e di conseguenza una riduzione delle unità di sangue omologo necessarie nel periodo post-operatorio. Consente al chirurgo una migliore visione del campo operatorio, rendendo esangui le aree di tessuto interessate dall’intervento; permette inoltre di ottenere una riduzione sia dei tempi di intervento sia della durata del ricovero postoperatorio. Nonostante questi indubbi vantaggi ad oggi, il pricipale motivo della scarsa diffusione in ambito clinico dell'Aquamantys è essenzialmente legata al costo vivo dello strumentario. Tuttavia il problema dei costi è comune alla maggior parte delle strategie volte a ridurre le perdite ematiche perioperatorie. Inoltre, a nostro avviso, nel computo totale dei costi dovrebberro essere compresi anche quelli legati alle eventuali complicanze della pratica trasfusionale omologa ed al loro trattamento.
E’ importante, infine, sottolineare che non esista ad oggi una precisa regolamentazione sull’utilizzo clinico delle varie metodiche, ma la loro attuazione ed integrazione sia in molti casi legata all’esperienza del medico.