Tesi etd-10012009-004741 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
DI CIANNI, SIMONE
URN
etd-10012009-004741
Titolo
Morte in stato di detenzione e restrizione dela libertà personale (deaths in custody)
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Domenici, Ranieri
Parole chiave
- deaths in custody
- excited delirium
- suicidio in carcere
Data inizio appello
20/10/2009
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/10/2049
Riassunto
Il tema della dissertazione è l’ampio ed interessante argomento delle morti in stato di detenzione e restrizione della libertà personale meglio noto nella letteratura scientifica internazionale come “Deaths in Custody”. Una breve introduzione consente di definire l’ambito di pertinenza della problematica proponendo una trattazione parallela che analizzi separatamente le morti avvenute in carcere e quelle avvenute durante l’arresto. Definire la reale entità del fenomeno risulta relativamente semplice per le morti avvenute negli istituti di detenzione in quanto documentate da una corposa letteratura, ma più difficoltoso per quelle avvenute durante l’arresto. Analizzando i dati in letteratura si pone l’attenzione sul grande interesse che questi eventi suscitano nell’opinione pubblica a fronte di una bassa incidenza e si propone un confronto con la casistica Italiana. Lo studio delle cause di morte in queste circostanze richiede, come chiave di lettura, una descrizione cronologica delle fasi che portano alla detenzione, in quanto, per ogni fase si identifica una causa di morte più probabile rispetto alle altre.
Il corpo della tesi si articola sulla descrizione delle cause di morte in stato di detenzione e restrizione della libertà personale suddividendo la trattazione in otto paragrafi.
Il primo paragrafo “Suicidio e lesioni auto provocate” descrive la causa di morte più frequente negli istituti di pena Italiani e tratta delle modalità con cui il detenuto può procurarsi la morte e dei mezzi non convenzionali per raggiungere tale scopo. Le “Cause naturali” sono affrontate nel secondo paragrafo in quanto per frequenza sono la seconda causa di morte anche se dal punto di vista medico legale non rivestono grande interesse. Segue la descrizione della patologia traumatica : “Traumi accidentali” e “Traumi causati da terzi” con particolare riferimento ai traumi accidentali che, più di altri, minacciano la sopravvivenza e a tutti i traumi causati dal personale deputato all’arresto nell’atto di immobilizzare una persona che oppone resistenza. Per la sua importanza l’ “Asfissia da restrizione” merita un paragrafo a se, in quanto contestualizzata nell’ambito dell’arresto. Il sesto paragrafo “Dispositivi antisommossa e armi non letali” descrive la mortalità correlata all’uso di tali dispositivi forniti in dotazione ad alcune forze di polizia proprio con l’intento di immobilizzare un soggetto resistente all’arresto senza ricorrere all’uso delle armi da fuoco. “L’abuso di alcool” e “L’uso di droghe” vengono affrontati in relazione all’alta probabilità che gli agenti hanno di trovarsi di fronte consumatori che assumono comportamenti antisociali. Di particolare interesse è la trattazione dell’ “excited delirium” riscontrato in numerosi casi di arresti gravati da una tenace resistenza e terminati con l’exitus del soggetto.
L’indagine necroscopica riveste un ruolo fondamentale nell’identificazione della causa di morte. Nel quarto capitolo vengono proposti “Cenni sull’indagine medicolegale” per descrivere alcuni reperti caratteristici di queste morti. In “Conclusione” si intende sottolineare le difficoltà incontrate in questi casi per giungere con certezza a stabilire la causa della morte e giustificare la diagnosi di morte per causa sconosciuta.
Il corpo della tesi si articola sulla descrizione delle cause di morte in stato di detenzione e restrizione della libertà personale suddividendo la trattazione in otto paragrafi.
Il primo paragrafo “Suicidio e lesioni auto provocate” descrive la causa di morte più frequente negli istituti di pena Italiani e tratta delle modalità con cui il detenuto può procurarsi la morte e dei mezzi non convenzionali per raggiungere tale scopo. Le “Cause naturali” sono affrontate nel secondo paragrafo in quanto per frequenza sono la seconda causa di morte anche se dal punto di vista medico legale non rivestono grande interesse. Segue la descrizione della patologia traumatica : “Traumi accidentali” e “Traumi causati da terzi” con particolare riferimento ai traumi accidentali che, più di altri, minacciano la sopravvivenza e a tutti i traumi causati dal personale deputato all’arresto nell’atto di immobilizzare una persona che oppone resistenza. Per la sua importanza l’ “Asfissia da restrizione” merita un paragrafo a se, in quanto contestualizzata nell’ambito dell’arresto. Il sesto paragrafo “Dispositivi antisommossa e armi non letali” descrive la mortalità correlata all’uso di tali dispositivi forniti in dotazione ad alcune forze di polizia proprio con l’intento di immobilizzare un soggetto resistente all’arresto senza ricorrere all’uso delle armi da fuoco. “L’abuso di alcool” e “L’uso di droghe” vengono affrontati in relazione all’alta probabilità che gli agenti hanno di trovarsi di fronte consumatori che assumono comportamenti antisociali. Di particolare interesse è la trattazione dell’ “excited delirium” riscontrato in numerosi casi di arresti gravati da una tenace resistenza e terminati con l’exitus del soggetto.
L’indagine necroscopica riveste un ruolo fondamentale nell’identificazione della causa di morte. Nel quarto capitolo vengono proposti “Cenni sull’indagine medicolegale” per descrivere alcuni reperti caratteristici di queste morti. In “Conclusione” si intende sottolineare le difficoltà incontrate in questi casi per giungere con certezza a stabilire la causa della morte e giustificare la diagnosi di morte per causa sconosciuta.
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