Tesi etd-09302019-004245 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
DARDANIS, DIMITRI
URN
etd-09302019-004245
Titolo
Caratteristiche clinico-terapeutiche in una popolazione di pazienti con epilessia mioclonica giovanile
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Bonuccelli, Ubaldo
correlatore Dott. Giorgi, Filippo Sean
correlatore Dott. Giorgi, Filippo Sean
Parole chiave
- drug response
- epilepsy
- epilessia
- farmacorisposta
- JME
- lamotrigina
- lamotrigine
- levetiracetam
- mioclonica
- myoclonic
- terapia
- therapy
- valproato
- valproic acid
Data inizio appello
15/10/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/10/2089
Riassunto
L’Acido Valproico rappresenta il gold standard del trattamento della Epilessia Mioclonica Giovanile. La sua efficacia è stata comprovata da numerosissimi studi e permette di ottenere gli elevati tassi di remissione caratteristici di questa sindrome epilettica (circa il 75% dei casi), che per lungo tempo hanno fatto sì che fosse ritenuta essere una sindrome piuttosto benigna. Come altri AEDs di prima generazione, è però gravato da importanti reazioni avverse che ne rendono impegnativo l’utilizzo in pratica clinica e necessariamente minano l’aderenza alla terapia da parte dei pazienti, soprattutto nel contesto della pesante prospettiva di una terapia farmacologica a vita, quale richiede la JME. Le reazioni avverse coinvolgono molteplici organi e sistemi, a partire da quello digerente ed in particolar modo a livello epatico, ma estendendosi anche al sistema urinario, nervoso ed endocrino-metabolico,63 e comprendono infine importanti effetti in gravidanza. Come descritto nella nota informativa emessa dall’EMA e dall’AIFA nel Novembre 2014 e precedentemente riportata, il VPA è associato ad un rischio dose-dipendente di eventi avversi in gravidanza, sia come malformazioni congenite fetali (10%), che deficit del neurosviluppo: nel 30-40% dei casi si osservano ritardi dello sviluppo neurologico precoce, ai sei anni di età il QI risulta essere mediamente inferiore di 7-10 punti, è stato osservato un aumento di incidenza dei disturbi dello spettro autistico pari a 3 volte negli adulti e 5 volte nell’infanzia, infine sembra esservi anche una maggiore tendenza a sviluppare sintomi da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). Conseguentemente, nella stessa nota viene sconsigliato l’utilizzo del VPA come trattamento di prima linea nelle donne in età fertile, con l’indicazione di fare ricorso ad altre terapie se disponibili.
Nel trattamento della JME le principali alternative sono rappresentate dal Levetiracetam e dalla Lamotrigina. Sia il primo che la seconda sono ritenute efficaci per il trattamento della sindrome, con dati più numerosi per il LEV. Riguardo alla LTG, vi sono poi in realtà evidenze aneddotiche di recidive e aumento della frequenza delle mioclonie.60 Al contrario, i dati sull’utilizzo in gravidanza sono più numerosi per la LTG,62 mentre sono limitati per il LEV,64 anche se incoraggianti per la sicurezza anche di quest’ultimo. Mancano poi in letteratura studi che operino un confronto diretto tra LEV e LTG.
Un altro aspetto della JME che recentemente è stato rivalutato è il suo carattere di benignità generalmente accettato dalla comunità medica e scientifica. I recenti dati sulle comorbidità, sulla recidività alla sospensione della terapia e sulle implicazioni neuropsicologiche54 portano infatti a ritenere la JME una sindrome non così benigna come precedentemente ritenuto, ma in letteratura non vi sono dati esaustivi su possibili correlazioni tra le caratteristiche neuropsicologiche dei pazienti con JME ed i regimi farmacologici, o le caratteristiche cliniche ed elettroencefalografiche. Sono pure ridotti i dati disponibili sulle correlazioni tra risposta terapeutica, in ambito sia clinico che elettroencefalografico, e dati clinici dei pazienti, quali storia di malattia, età, genere, e caratteristiche rilevabili con strumentazione EEG.
Allo scopo di cercare di dare una risposta ai quesiti appena esposti, in questo studio sono state effettuate le seguenti valutazioni: (a)Descrizione delle caratteristiche cliniche e neurofisiologiche di una popolazione di pazienti affetti da JME in un Centro Regionale di Riferimento per la Diagnosi e Terapia Epilessia, correntemente sotto terapia farmacologica.(b) Descrizione delle caratteristiche neuropsicologiche rispetto a controlli sani di pari età, QI, grado di istruzione, ed analisi delle correlazioni di queste con: durata di malattia, caratteri di gravità clinico-elettroencefalografica, diversi regimi terapeutici, con indagine degli effetti dell’acido valproico rispetto alle altre terapie sulle funzioni neuropsicologiche. (c).Valutazione della risposta clinica ed elettroencefalografica a farmaci diversi dal valproato (gold standard) in mono- e poli-terapia.(d)Valutazione dell’evoluzione clinico-elettroencefalografica in pazienti sottoposti a shift terapeutico da valproato a LEV o LTG, e, in seconda battuta, da LTG a LEV.
Nel trattamento della JME le principali alternative sono rappresentate dal Levetiracetam e dalla Lamotrigina. Sia il primo che la seconda sono ritenute efficaci per il trattamento della sindrome, con dati più numerosi per il LEV. Riguardo alla LTG, vi sono poi in realtà evidenze aneddotiche di recidive e aumento della frequenza delle mioclonie.60 Al contrario, i dati sull’utilizzo in gravidanza sono più numerosi per la LTG,62 mentre sono limitati per il LEV,64 anche se incoraggianti per la sicurezza anche di quest’ultimo. Mancano poi in letteratura studi che operino un confronto diretto tra LEV e LTG.
Un altro aspetto della JME che recentemente è stato rivalutato è il suo carattere di benignità generalmente accettato dalla comunità medica e scientifica. I recenti dati sulle comorbidità, sulla recidività alla sospensione della terapia e sulle implicazioni neuropsicologiche54 portano infatti a ritenere la JME una sindrome non così benigna come precedentemente ritenuto, ma in letteratura non vi sono dati esaustivi su possibili correlazioni tra le caratteristiche neuropsicologiche dei pazienti con JME ed i regimi farmacologici, o le caratteristiche cliniche ed elettroencefalografiche. Sono pure ridotti i dati disponibili sulle correlazioni tra risposta terapeutica, in ambito sia clinico che elettroencefalografico, e dati clinici dei pazienti, quali storia di malattia, età, genere, e caratteristiche rilevabili con strumentazione EEG.
Allo scopo di cercare di dare una risposta ai quesiti appena esposti, in questo studio sono state effettuate le seguenti valutazioni: (a)Descrizione delle caratteristiche cliniche e neurofisiologiche di una popolazione di pazienti affetti da JME in un Centro Regionale di Riferimento per la Diagnosi e Terapia Epilessia, correntemente sotto terapia farmacologica.(b) Descrizione delle caratteristiche neuropsicologiche rispetto a controlli sani di pari età, QI, grado di istruzione, ed analisi delle correlazioni di queste con: durata di malattia, caratteri di gravità clinico-elettroencefalografica, diversi regimi terapeutici, con indagine degli effetti dell’acido valproico rispetto alle altre terapie sulle funzioni neuropsicologiche. (c).Valutazione della risposta clinica ed elettroencefalografica a farmaci diversi dal valproato (gold standard) in mono- e poli-terapia.(d)Valutazione dell’evoluzione clinico-elettroencefalografica in pazienti sottoposti a shift terapeutico da valproato a LEV o LTG, e, in seconda battuta, da LTG a LEV.
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