Tesi etd-09302015-164644 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
ISOPPO, SILVIA
URN
etd-09302015-164644
Titolo
Caratteristiche cliniche dell'attacco emicranico associato a osmofobia
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Bonuccelli, Ubaldo
Parole chiave
- allodinia
- cefalea
- emicrania
- fattori scatenanti
- osmofobia
Data inizio appello
20/10/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’ipersensibilità sensoriale è una delle caratteristiche prominenti durante l’attacco di emicrania. Questa caratteristica potrebbe essere dovuta a una più bassa soglia agli stimoli visivi, olfattivi, uditivi e somatosensoriali, per cui il paziente emicranico durante l’attacco lamenta comunemente, oltre al dolore, sintomi quali la fotofobia, fonofobia, osmofobia ed allodinia cutanea.
L’osmofobia è una forma di avversione agli odori che può comparire durante gli attacchi di emicrania e rappresenta la percezione spiacevole di un odore che normalmente viene considerato piacevole o neutro. Le stime di prevalenza di osmofobia durante l’emicrania variano dal 25 al 43%. L’osmofobia è un sintomo molto specifico dell’emicrania tanto che, quando riferita dal paziente durante l’attacco, orienta verso la diagnosi di emicrania nonostante non sia inserita nei criteri diagnostici per emicrania.
Lo scopo di questa tesi è stato di valutare se i pazienti con attacchi emicranici associati a osmofobia nella fase critica abbiano delle caratteristiche cliniche diverse rispetto ai pazienti con attacchi non associati a osmofobia.
In particolare, con un disegno di studio cross-sectional e attraverso un’intervista clinica strutturata, ci siamo prefissati di descrivere nelle due sottopopolazioni del nostro campione un’eventuale diversa distribuzione delle tipiche caratteristiche sintomatologiche dell’attacco emicranico: presenza o meno di aura emicranica, durata della cefalea, numero di giorni cafalea al mese, caratteristiche del dolore, sede del dolore, presenza di altri sintomi associati oltre all’osmofobia (fotofobia, fonofobia, nausea/vomito, allodinia). Inoltre, abbiamo indagato la presenza e il numero di eventuali fattori scatenanti, e la presenza di sintomi affettivi (ansiosi e depressivi) durante la fase intercritica.
Lo studio è stato eseguito in ambito ambulatoriale e duecento pazienti sono stati valutati da un neurologo esperto in cefalee il quale, in accordo con i criteri della International Classification of Headache Disorders-2nd edition (ICHD-II), ha effettuato la diagnosi di emicrania con aura o senza aura.
Sono stati esclusi i pazienti in cui l’emicrania era insorta meno di sei mesi prima dell’inizio dello studio, pazienti in terapia profilattica antiemicranica, e pazienti in cui erano presenti comorbilità con altre cefalee primarie o con cefalea da abuso di farmaci sintomatici. È stato necessario utilizzare tali criteri di esclusione in quanto sia la cefalea di tipo tensivo -una cefalea primaria spesso in comorbilità con l’emicrania- sia la cefalea da abuso di farmaci, hanno patogenesi distinte da quella dell’emicrania; inoltre l’uso di farmaci profilattici, specialmente di antiepilettici, può ridurre l’eccitabilità corticale e modificare le caratteristiche cliniche dell’attacco emicranico.
Sono stati inoltre esclusi i pazienti con età inferiore a 18 anni, pazienti con rilevanti condizioni mediche o psichiatriche e in terapia contraccettiva a meno di sei mesi dall’inclusione nello studio.
Ad ogni paziente è stato somministrato un questionario strutturato che includeva le caratteristiche demografiche, la durata di malattia, la durata degli attacchi e la loro frequenza, la qualità del dolore ed eventuali sintomi associati tra cui, oltre all’osmofobia, anche nausea, vomito, fotofobia e fonofobia. L’eventuale presenza di sintomi ansiosi o depressivi è stata valutata mediante due brevi questionari autosomministrati, rispettivamente la 7-Item Generalised Anxiety Disorder (GAD-7) e la 9-Item Patient Health Questionnaire (PHQ-9).
Per quanto riguarda i fattori scatenanti l’emicrania, è stato chiesto ai pazienti di sceglierli da una lista contenente quelli più comunemente riportati in letteratura (stress, stanchezza, relax, eccesso di sonno, deprivazione di sonno, fluttuazioni ormonali, rumori, luci, odori, fame, cibi e alcol).
L’allodinia durante l’attacco è stata valutata con l’Allodynia Symptoms Check-list 12 (ASC-12).
Il campione è stato suddiviso in due gruppi, uno di 116 pazienti che riportava osmofobia durante l’attacco e uno di 84 che non la riportava. Il primo gruppo mostrava punteggi più alti per quanto riguarda l’intensità del dolore valutata mediante la scala VNS (8.63±1.30 vs 8.02±1.39; p=0.002) mentre per le altre variabili non sono state rilevate differenze statisticamente significative.
Mediante un modello di regressione logistica è stata valutata l’influenza di alcune variabili nel determinare la probabilità di riscontrare osmofobia nei pazienti emicranici. Solo l’aura (OR 0.421, 95%CI 0.195-0.909; p=0.028), l’intensità del dolore durante l’attacco (OR 1.391, 95%CI 1.089-1.776; p=0.008) e i sintomi ansiosi (OR 1.099, 95%CI 1.001-1.207; p=0.047) sono risultati statisticamente significativi.
Da questi risultati emerge che i pazienti che soffrono di attacchi di emicrania associati a osmofobia mostrano caratteristiche cliniche differenti rispetto ai pazienti senza osmofobia, in particolare una maggiore intensità del dolore durante l’attacco, una maggiore vulnerabilità ai sintomi ansiosi e una minor frequenza di aura.
Tra i risultati non statisticamente significativi, è da rilevare, come trend, che la suscettibilità ai fattori scatenanti sembra più elevata nei pazienti con osmofobia, così come il numero di giorni di cefalea al mese, la durata di ogni attacco, la durata di malattia emicranica, fotofobia, fonofobia e allodinia.
I risultati di questo studio trovano una possibile spiegazione nell’ipotesi che l’osmofobia, così come i sintomi affettivi, possano risultare da una disfunzione di aree cerebrali in comune. A supporto di tale teoria, gli studi di neuroimaging funzionale effettuati durante l’attacco di emicrania hanno rilevato un’attivazione nelle aree coinvolte nella percezione del dolore, incluso il sistema limbico (ad esempio insula, talamo, corteccia cingolata), tipicamente interessato anche nei disturbi d’ansia e dell’umore. L’osmofobia, in effetti, consiste anche in una componente emozionale di avversione.
Nonostante l’apparente sovrapposizione nelle strutture neuroanatomiche coinvolte, a tutt’oggi la correlazione tra l’osmofobia, le manifestazioni affettive e la percezione del dolore non è stata ancora ben esplorata, ma una possibile associazione funzionale potrebbe spiegare perché l’emicrania sia un disturbo così complesso sia dal punto di vista eziopatogenetico che come presentazione clinica.
L’osmofobia è una forma di avversione agli odori che può comparire durante gli attacchi di emicrania e rappresenta la percezione spiacevole di un odore che normalmente viene considerato piacevole o neutro. Le stime di prevalenza di osmofobia durante l’emicrania variano dal 25 al 43%. L’osmofobia è un sintomo molto specifico dell’emicrania tanto che, quando riferita dal paziente durante l’attacco, orienta verso la diagnosi di emicrania nonostante non sia inserita nei criteri diagnostici per emicrania.
Lo scopo di questa tesi è stato di valutare se i pazienti con attacchi emicranici associati a osmofobia nella fase critica abbiano delle caratteristiche cliniche diverse rispetto ai pazienti con attacchi non associati a osmofobia.
In particolare, con un disegno di studio cross-sectional e attraverso un’intervista clinica strutturata, ci siamo prefissati di descrivere nelle due sottopopolazioni del nostro campione un’eventuale diversa distribuzione delle tipiche caratteristiche sintomatologiche dell’attacco emicranico: presenza o meno di aura emicranica, durata della cefalea, numero di giorni cafalea al mese, caratteristiche del dolore, sede del dolore, presenza di altri sintomi associati oltre all’osmofobia (fotofobia, fonofobia, nausea/vomito, allodinia). Inoltre, abbiamo indagato la presenza e il numero di eventuali fattori scatenanti, e la presenza di sintomi affettivi (ansiosi e depressivi) durante la fase intercritica.
Lo studio è stato eseguito in ambito ambulatoriale e duecento pazienti sono stati valutati da un neurologo esperto in cefalee il quale, in accordo con i criteri della International Classification of Headache Disorders-2nd edition (ICHD-II), ha effettuato la diagnosi di emicrania con aura o senza aura.
Sono stati esclusi i pazienti in cui l’emicrania era insorta meno di sei mesi prima dell’inizio dello studio, pazienti in terapia profilattica antiemicranica, e pazienti in cui erano presenti comorbilità con altre cefalee primarie o con cefalea da abuso di farmaci sintomatici. È stato necessario utilizzare tali criteri di esclusione in quanto sia la cefalea di tipo tensivo -una cefalea primaria spesso in comorbilità con l’emicrania- sia la cefalea da abuso di farmaci, hanno patogenesi distinte da quella dell’emicrania; inoltre l’uso di farmaci profilattici, specialmente di antiepilettici, può ridurre l’eccitabilità corticale e modificare le caratteristiche cliniche dell’attacco emicranico.
Sono stati inoltre esclusi i pazienti con età inferiore a 18 anni, pazienti con rilevanti condizioni mediche o psichiatriche e in terapia contraccettiva a meno di sei mesi dall’inclusione nello studio.
Ad ogni paziente è stato somministrato un questionario strutturato che includeva le caratteristiche demografiche, la durata di malattia, la durata degli attacchi e la loro frequenza, la qualità del dolore ed eventuali sintomi associati tra cui, oltre all’osmofobia, anche nausea, vomito, fotofobia e fonofobia. L’eventuale presenza di sintomi ansiosi o depressivi è stata valutata mediante due brevi questionari autosomministrati, rispettivamente la 7-Item Generalised Anxiety Disorder (GAD-7) e la 9-Item Patient Health Questionnaire (PHQ-9).
Per quanto riguarda i fattori scatenanti l’emicrania, è stato chiesto ai pazienti di sceglierli da una lista contenente quelli più comunemente riportati in letteratura (stress, stanchezza, relax, eccesso di sonno, deprivazione di sonno, fluttuazioni ormonali, rumori, luci, odori, fame, cibi e alcol).
L’allodinia durante l’attacco è stata valutata con l’Allodynia Symptoms Check-list 12 (ASC-12).
Il campione è stato suddiviso in due gruppi, uno di 116 pazienti che riportava osmofobia durante l’attacco e uno di 84 che non la riportava. Il primo gruppo mostrava punteggi più alti per quanto riguarda l’intensità del dolore valutata mediante la scala VNS (8.63±1.30 vs 8.02±1.39; p=0.002) mentre per le altre variabili non sono state rilevate differenze statisticamente significative.
Mediante un modello di regressione logistica è stata valutata l’influenza di alcune variabili nel determinare la probabilità di riscontrare osmofobia nei pazienti emicranici. Solo l’aura (OR 0.421, 95%CI 0.195-0.909; p=0.028), l’intensità del dolore durante l’attacco (OR 1.391, 95%CI 1.089-1.776; p=0.008) e i sintomi ansiosi (OR 1.099, 95%CI 1.001-1.207; p=0.047) sono risultati statisticamente significativi.
Da questi risultati emerge che i pazienti che soffrono di attacchi di emicrania associati a osmofobia mostrano caratteristiche cliniche differenti rispetto ai pazienti senza osmofobia, in particolare una maggiore intensità del dolore durante l’attacco, una maggiore vulnerabilità ai sintomi ansiosi e una minor frequenza di aura.
Tra i risultati non statisticamente significativi, è da rilevare, come trend, che la suscettibilità ai fattori scatenanti sembra più elevata nei pazienti con osmofobia, così come il numero di giorni di cefalea al mese, la durata di ogni attacco, la durata di malattia emicranica, fotofobia, fonofobia e allodinia.
I risultati di questo studio trovano una possibile spiegazione nell’ipotesi che l’osmofobia, così come i sintomi affettivi, possano risultare da una disfunzione di aree cerebrali in comune. A supporto di tale teoria, gli studi di neuroimaging funzionale effettuati durante l’attacco di emicrania hanno rilevato un’attivazione nelle aree coinvolte nella percezione del dolore, incluso il sistema limbico (ad esempio insula, talamo, corteccia cingolata), tipicamente interessato anche nei disturbi d’ansia e dell’umore. L’osmofobia, in effetti, consiste anche in una componente emozionale di avversione.
Nonostante l’apparente sovrapposizione nelle strutture neuroanatomiche coinvolte, a tutt’oggi la correlazione tra l’osmofobia, le manifestazioni affettive e la percezione del dolore non è stata ancora ben esplorata, ma una possibile associazione funzionale potrebbe spiegare perché l’emicrania sia un disturbo così complesso sia dal punto di vista eziopatogenetico che come presentazione clinica.
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