Tesi etd-09302010-220740 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
PARSA, NEDA
URN
etd-09302010-220740
Titolo
Sindrome nefrosica del bambino
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Macchia, Pierantonio
Parole chiave
- bambino
- nefrosica
- pediatria
- Sindrome
Data inizio appello
19/10/2010
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
19/10/2050
Riassunto
La sindrome nefrosica è la più frequente glomerulopatia pediatrica.
Essa rappresenta l’espressione clinica di alterazioni che comportano un’aumentata permeabilità glomerulare, con conseguente riduzione della concentrazione delle proteine nel sangue.
Negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo aumento dei casi di glomerulosclerosi focale segmentale.
Per quanto riguarda l’eziologia, nel primo anno di vita la sindrome è dovuta per lo più a cause genetiche; vi sono poi forme secondarie dovute a malattie infettive e sistemiche, reazioni immuno-mediate e forme ereditarie.
Il segno clinico fondamentale è l’edema periorbitale o generalizzato.
La diagnosi è posta in presenza di edema, proteinuria (<40 mg/m2), ipoalbuminemia (<2,5 g/dL), ipoprotidemia (<6g/dL); l’iperlipidemia è di frequente riscontro.
In base alle modalità di risposta alla terapia cortisonica si distinguono forme corticosensibili, corticodipendenti e corticoresistenti; i farmaci utilizzati sono per lo più immunosopppressori e immunostimolanti, anche se recentemente altri tipi di farmaci (es. ace-inibitori) sono entrati a far parte del bagaglio terapeutico di questa malattia. Ciò spiega come la sindrome nefrosica rappresenti a tutt’oggi una sfida nell’individuare il giusto iter terapeutico da intraprendere in ogni bambino che si presenti all’osservazione del pediatra.
In questo lavoro è presentata una casistica dell'ultimo anno della U.O. di Pediatria 1 dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana: questi casi, pur con presentazione clinica e dati di laboratorio simili all'esordio, hanno mostrato una diversa risposta alla terapia, richiedendo percorsi terapeutici differenziati.
Per quanto riguarda il mantenimento di una normale funzione renale a lungo termine la prognosi è buona, anche se non si può raggiungere una persistente remissione. Diverse complicanze si associano al decorso della malattia ed alla terapia. Ciò dimostra l’attualità del problema e la necessità di ulteriori studi che consentano lo sviluppo di terapie sempre più efficaci.
Essa rappresenta l’espressione clinica di alterazioni che comportano un’aumentata permeabilità glomerulare, con conseguente riduzione della concentrazione delle proteine nel sangue.
Negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo aumento dei casi di glomerulosclerosi focale segmentale.
Per quanto riguarda l’eziologia, nel primo anno di vita la sindrome è dovuta per lo più a cause genetiche; vi sono poi forme secondarie dovute a malattie infettive e sistemiche, reazioni immuno-mediate e forme ereditarie.
Il segno clinico fondamentale è l’edema periorbitale o generalizzato.
La diagnosi è posta in presenza di edema, proteinuria (<40 mg/m2), ipoalbuminemia (<2,5 g/dL), ipoprotidemia (<6g/dL); l’iperlipidemia è di frequente riscontro.
In base alle modalità di risposta alla terapia cortisonica si distinguono forme corticosensibili, corticodipendenti e corticoresistenti; i farmaci utilizzati sono per lo più immunosopppressori e immunostimolanti, anche se recentemente altri tipi di farmaci (es. ace-inibitori) sono entrati a far parte del bagaglio terapeutico di questa malattia. Ciò spiega come la sindrome nefrosica rappresenti a tutt’oggi una sfida nell’individuare il giusto iter terapeutico da intraprendere in ogni bambino che si presenti all’osservazione del pediatra.
In questo lavoro è presentata una casistica dell'ultimo anno della U.O. di Pediatria 1 dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana: questi casi, pur con presentazione clinica e dati di laboratorio simili all'esordio, hanno mostrato una diversa risposta alla terapia, richiedendo percorsi terapeutici differenziati.
Per quanto riguarda il mantenimento di una normale funzione renale a lungo termine la prognosi è buona, anche se non si può raggiungere una persistente remissione. Diverse complicanze si associano al decorso della malattia ed alla terapia. Ciò dimostra l’attualità del problema e la necessità di ulteriori studi che consentano lo sviluppo di terapie sempre più efficaci.
File
Nome file | Dimensione |
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1.RIASSUNTO.pdf | 8.42 Kb |
11 file non consultabili su richiesta dell’autore. |