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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09292019-084520


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
OLIVIERI, FRANCESCA
URN
etd-09292019-084520
Titolo
Integrating field surveys with statistical tools to infer distibution models for Primula apennina Widmer, a species of conservation interest
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
CONSERVAZIONE ED EVOLUZIONE
Relatori
relatore Prof. Bedini, Gianni
correlatore Dott. Astuti, Giovanni
correlatore Dott. D'Antraccoli, Marco
controrelatore Prof. Giunchi, Dimitri
controrelatore Prof. Carta, Angelino
Parole chiave
  • conservation
  • distribution models
  • field surveys
Data inizio appello
21/10/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/10/2089
Riassunto
I rapidi cambiamenti climatici degli ultimi decenni hanno ridefinito gli equilibri ecosistemici, alterando le comunità ecologiche e la loro distribuzione. In un quadro globale di minaccia alla biodiversità, sono soprattutto gli ambienti montani a risentire degli effetti dovuti all'aumento delle temperature, che causano un confinamento delle specie più sensibili verso altitudini sempre maggiori. I modelli distributivi delle specie (Species Distribution Modeling, SDM) sono in grado 1) di individuare l’areale potenziale di una specie associandolo a fattori ambientali e climatici e 2) di predirne la variazione temporale. Pertanto, lo scopo di questa tesi è verificare se e in quale misura, questi approcci probabilistici supportino le tradizionali tecniche di monitoraggio e dunque se possano contribuire a un possibile sviluppo metodologico in ambito conservazionistico. A tal proposito, la tesi prende in esame Primula apennina Widmer, una piccola pianta erbacea perenne distribuita esclusivamente su un corridoio di circa 45 Km lungo il crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano, il cui monitoraggio è richiesto periodicamente nell’ambito del “report” nazionale sull'attuazione della Direttiva Habitat. La peculiare ecologia, la spinta specializzazione ad ambienti di crinale e la stenocoria, rendono P. apennina di particolare interesse conservazionistico, soprattutto in ottica dei cambiamenti climatici e di conseguente perdita degli habitat, motivandone l’inserimento nell’Allegato II della Direttiva Habitat. In particolare gli obiettivi del lavoro di tesi sono i seguenti: 1) confrontare due modelli distributivi, uno costruito con dati ricavati dalla letteratura e l’altro con dati derivati dalle indagini di campo; 2) determinare quali nuove aree predette dal modello, fuori e dentro l'areale noto della specie, possano essere futuro oggetto di monitoraggio e quindi di verifica del modello 3) predire la futura distribuzione della specie in un’ottica di cambiamento climatico globale. Lo studio è iniziato verificando criticamente le fonti bibliografiche a disposizione, al fine di individuare le stazioni note di P. apennina sulle quali pianificare e condurre il rilevamento demografico sul campo. In totale sono state mappate 17 stazioni, tutte situate all’interno dell’Appennino Tosco-Emiliano settentrionale. In ciascuna stazione ho verificato la presenza della specie, stimato il numero di individui e georeferenziato con GPS i nuclei più abbondanti. Ho così confermato la presenza in tutte le stazioni note, che si caratterizzano per la presenza di pareti silicee con vegetazione casmofila. I modelli rappresentano la distribuzione meglio di predizioni casuali e hanno uno schema spaziale pressoché comparabile.Inoltre essi consentono di individuare nuove potenziali aree di presenza sia all’interno che all'esterno dell’areale attualmente conosciuto e suggeriscono una severa contrazione dell’areale prevista entro l’anno 2070. Dai risultati ottenuti si evince che 1) il confronto tra i due modelli non permette di evidenziare un vantaggio significativo derivante dalla raccolta dei dati sul campo, risultato da ascrivere alla scala spaziale e alla risoluzione dei rasters ambientali usati 2) l'identificazione di nuove aree da parte del modello rimane da validare sul campo ma costituisce un punto di partenza promettente per la conservazione in quanto fornisce un valido strumento per ottimizzare il monitoraggio di questa specie e molte altre 3) la severa restrizione dell'areale nel 2070 suggerisce uno scenario vicino all'estinzione della specie. Indicazione che nell'immediato potrebbe tradursi in un'implementazione del monitoraggio, ma che a lungo termine dovrà prendere in considerazione azioni quali la traslocazione e la conservazione ex-situ per la specie. In conclusione, i modelli distribuivi si riconfermano utili per integrare e supportare il monitoraggio delle specie sul campo, che dunque rimane una componente imprescindibile per la conservazione. La specie P. apennina si conferma specie sensibile agli effetti del cambiamento climatico, per la quale è necessario prendere provvedimenti coerenti all'entità del rischio.
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