Tesi etd-09292018-193543 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
VANELLO, MATTIA
URN
etd-09292018-193543
Titolo
Ruolo del gene MYD88 nelle neuropatie periferiche associate a gammopatie monoclonali di tipo IgM
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Siciliano, Gabriele
Parole chiave
- gammopatia monoclonale IgM
- gene MYD88
- neuropatie
Data inizio appello
16/10/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
La polineuropatia associata a gammopatia monoclonale IgM è la neuropatia paraproteinemica più comune, includendo la macroglobulinemia di Waldenström, la gammopatia monoclonale di incerto significato (MGUS) e, più raramente, il mieloma multiplo. I pazienti affetti da questa neuropatia tipicamente manifestano sintomi associati alla disfunzione o alla perdita delle grandi fibre mielinizzate, come parestesie distali a decorso progressivo localizzate soprattutto ai piedi e alterazioni dell’equilibrio. Nelle fasi più avanzate della malattia compaiono anche atassia sensitiva e debolezza muscolare; quest’ultima può presentarsi con un grado di intensità variabile e, tipicamente, interessa gli estensori delle dita e dei piedi. La mutazione L265P del gene MYD88 è presente in oltre il 90% dei pazienti affetti da macroglobulinemia di Waldenström, nel 50% dei pazienti affetti da MGUS IgM ed ha un’elevata prevalenza tra i soggetti con neuropatia associata a IgM nella variante anti MAG (Glicoproteina associata alla mielina). Lo scopo di questo studio è stato verificare se la mutazione MYD88L265P comporti delle differenze a livello clinico o elettroneurografico nella neuropatia associata a gammopatia monoclonale di tipo IgM.
Per questo lavoro di tesi sono stati reclutati 20 pazienti con diagnosi di neuropatia periferica associata a gammopatia monoclonale di tipo IgM, di cui 2 con diagnosi di macroglobulinemia di Waldenström e 18 affetti da MGUS di tipo IgM. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi sulla base dello stato mutazionale del gene MYD88 (10 pazienti positivi e 10 negativi). I soggetti appartenenti ai due gruppi sono stati confrontati sulla base: dei valori totali di IgM nel siero, del tipo di catene leggere presenti nel siero(kappa o lambda), della positività agli anticorpi anti-MAG, dell’intervallo temporale presente tra l’insorgenza della gammopatia e l’insorgenza della neuropatia, della gravità del fenotipo clinico (lieve o grave) e dei parametri elettroneurografici (ampiezza, latenza e velocità di conduzione motoria e sensitiva calcolate sui nervi ulnare, surale e peroneo profondo al momento della diagnosi e a distanza di un anno dalla stessa).
Per la maggior parte delle variabili prese in considerazione non sono state rilevate differenze significative tra i due gruppi, a parte una difformità riscontrata sia a livello clinico che per quanto riguarda il parametro “ampiezza” del nervo peroneo, sia al tempo T0 (al momento della diagnosi) che al tempo T1 (a distanza di un anno). Una differenza statisticamente significativa è stata individuata anche per la velocità di conduzione motoria del nervo peroneo profondo al tempo T1. Nel complesso questi dati, pur coi limiti dovuti alla ristrettezza del campione preso in esame, sembrano indicare che la neuropatia, in assenza della mutazione MYD88L265P, tenda ad essere di gravità maggiore, analogamente a quanto già noto per la gravità del fenotipo clinico ematologico della macroglobulinemia di Waldenström.
Per questo lavoro di tesi sono stati reclutati 20 pazienti con diagnosi di neuropatia periferica associata a gammopatia monoclonale di tipo IgM, di cui 2 con diagnosi di macroglobulinemia di Waldenström e 18 affetti da MGUS di tipo IgM. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi sulla base dello stato mutazionale del gene MYD88 (10 pazienti positivi e 10 negativi). I soggetti appartenenti ai due gruppi sono stati confrontati sulla base: dei valori totali di IgM nel siero, del tipo di catene leggere presenti nel siero(kappa o lambda), della positività agli anticorpi anti-MAG, dell’intervallo temporale presente tra l’insorgenza della gammopatia e l’insorgenza della neuropatia, della gravità del fenotipo clinico (lieve o grave) e dei parametri elettroneurografici (ampiezza, latenza e velocità di conduzione motoria e sensitiva calcolate sui nervi ulnare, surale e peroneo profondo al momento della diagnosi e a distanza di un anno dalla stessa).
Per la maggior parte delle variabili prese in considerazione non sono state rilevate differenze significative tra i due gruppi, a parte una difformità riscontrata sia a livello clinico che per quanto riguarda il parametro “ampiezza” del nervo peroneo, sia al tempo T0 (al momento della diagnosi) che al tempo T1 (a distanza di un anno). Una differenza statisticamente significativa è stata individuata anche per la velocità di conduzione motoria del nervo peroneo profondo al tempo T1. Nel complesso questi dati, pur coi limiti dovuti alla ristrettezza del campione preso in esame, sembrano indicare che la neuropatia, in assenza della mutazione MYD88L265P, tenda ad essere di gravità maggiore, analogamente a quanto già noto per la gravità del fenotipo clinico ematologico della macroglobulinemia di Waldenström.
File
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