Tesi etd-09292009-162534 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MARTINUCCI, IRENE
URN
etd-09292009-162534
Titolo
PH-IMPEDENZIOMETRIA MULTICANALE: NUOVA METODICA PER LA DIAGNOSI DIFFERENZIALE FRA MALATTIA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO NON EROSIVA E PIROSI FUNZIONALE. STUDIO PROSPETTICO.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
correlatore Dott. de Bortoli, Nicola
relatore Prof. Marchi, Santino
relatore Prof. Marchi, Santino
Parole chiave
- Malattia da reflusso gastroesofageo
- malattia da reflusso non-erosiva
- pH-impedenziometria multicanale
Data inizio appello
20/10/2009
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/10/2049
Riassunto
Introduzione: la malattia da reflusso gastroesofageo non erosiva (NERD), definita come la presenza di sintomi tipici da reflusso in assenza di danno mucoso esofageo visibile all’endoscopia, rappresenta il 60-70% dei casi di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE). La presentazione clinica della NERD può essere severa come quella dell’esofagite erosiva. I pazienti con NERD presentano una risposta alla terapia con inibitori di pompa protonica (PPI) inferiore del 30% rispetto ai pazienti con esofagite erosiva. Studi fisiopatologici su larga scala hanno evidenziato che la NERD comprende sottogruppi eterogenei di pazienti che differiscono significativamente fra loro in termini di presentazione e di fisiopatologia e, quindi, richiedono una gestione clinica non univoca. In particolare la presenza di pazienti con pirosi funzionale, caratterizzata da esposizione acida dell’esofago normale e assenza di correlazione fra sintomi e reflussi, è considerata la causa più frequente d’insuccesso della terapia con PPI. I nuovi criteri di Roma III escludono la pirosi funzionale dalle sub-categorie della MRGE. Il “gold standard” per la diagnosi di MRGE è, ad oggi, la pH-metria esofagea/24 ore. Recentemente è stata introdotta una nuova metodica diagnostica, la pH-impedenziometria multicanale (pH-MII), che per la prima volta permette la valutazione fisica e non solo chimica del refluito in esofago.
Scopo dello studio: è stato quello di quantificare, mediante la pH-MII, la prevalenza dei pazienti affetti da pirosi funzionale in una popolazione di soggetti con sintomi da reflusso e di valutare la correlazione fra le differenti tipologie di refluito e la loro capacità di generare sintomi.
Pazienti, materiali e metodi: sono stati selezionati 107 pazienti con sintomi tipici di MRGE (pirosi e/o rigurgito) ed endoscopia negativa. Tutti i pazienti hanno seguito un periodo di wash-out da PPI prima dell’esecuzione degli esami programmati: endoscopia, manometria esofagea stazionaria e pH-MII. La manometria è servita per determinare la distanza del bordo dello sfintere esofageo inferiore (LES) dalle narici ed escludere la presenza di anomalie della peristalsi. Lo studio pH-impedenziometrico è stato condotto con un sondino naso-esofageo assemblato in modo da avere 6 segmenti misuranti l’impedenza posti a 3,5,7,9,15 e 17 cm dal LES e un elettrodo misurante il pH posto a 5 cm dalla punta del catetere. Tutti i pazienti hanno consumato alimenti e bevande esclusivamente nell’arco di tre pasti evitando alcol e caffè, hanno assunto la posizione clinostatica solamente durante le abituali ore di riposo notturno e hanno segnalato gli eventi sintomatologici durante la registrazione. Gli episodi di reflusso sono stati caratterizzati dal punto di vista fisico (liquidi, gassosi, misti), chimico (acidi, debolmente acidi, debolmente alcalini) e in base all’estensione prossimale (prossimali, distali). Per ciascun paziente è stato valutato inoltre il numero dei reflussi, il tempo di esposizione dell’esofago all’acido (AET) e la correlazione fra sintomi e reflussi con il Symptom Association Probability (SAP).
Risultati: sul numero complessivo di 107 pazienti solo 23 hanno presentato un AET patologico. Fra gli 84 pazienti con un AET normale: 30 hanno presentato un numero di reflussi patologico, 34 un numero di reflussi normale e SAP positivo (definiti pazienti con esofago ipersensibile), 20 un numero di reflussi normale e SAP negativo (definiti pazienti con pirosi funzionale). I pazienti con esofago ipersensibile hanno manifestato l’associazione fra sintomi e reflussi prevalentemente nei confronti di reflussi prossimali. I pazienti con pirosi funzionale hanno presentato un aumentato numero di reflussi gassosi frequentemente associati a sintomi.
Conclusione: la pH-MII è l’unica metodica in grado di evidenziare l’associazione fra sintomi ed eventi di reflusso non-acido o debolmente acido. È possibile, infatti, individuare i pazienti con esofago ipersensibile al reflusso acido ma anche non-acido riducendo ulteriormente il sottogruppo di pazienti con pirosi funzionale. La pH-MII è, quindi, la migliore metodica per individuare ed escludere i pazienti affetti da pirosi funzionale dallo spettro di pazienti con MRGE. Nei pazienti con esofago ipersensibile, i reflussi che si estendono prossimalmente sono più spesso associati a sintomi rispetto a quelli distali; la spiegazione di tale osservazione è imputabile a una maggiore concentrazione medio-esofagea di recettori sensibili a stimoli chimici/meccanici o a una maggiore sensibilità centrale.
Scopo dello studio: è stato quello di quantificare, mediante la pH-MII, la prevalenza dei pazienti affetti da pirosi funzionale in una popolazione di soggetti con sintomi da reflusso e di valutare la correlazione fra le differenti tipologie di refluito e la loro capacità di generare sintomi.
Pazienti, materiali e metodi: sono stati selezionati 107 pazienti con sintomi tipici di MRGE (pirosi e/o rigurgito) ed endoscopia negativa. Tutti i pazienti hanno seguito un periodo di wash-out da PPI prima dell’esecuzione degli esami programmati: endoscopia, manometria esofagea stazionaria e pH-MII. La manometria è servita per determinare la distanza del bordo dello sfintere esofageo inferiore (LES) dalle narici ed escludere la presenza di anomalie della peristalsi. Lo studio pH-impedenziometrico è stato condotto con un sondino naso-esofageo assemblato in modo da avere 6 segmenti misuranti l’impedenza posti a 3,5,7,9,15 e 17 cm dal LES e un elettrodo misurante il pH posto a 5 cm dalla punta del catetere. Tutti i pazienti hanno consumato alimenti e bevande esclusivamente nell’arco di tre pasti evitando alcol e caffè, hanno assunto la posizione clinostatica solamente durante le abituali ore di riposo notturno e hanno segnalato gli eventi sintomatologici durante la registrazione. Gli episodi di reflusso sono stati caratterizzati dal punto di vista fisico (liquidi, gassosi, misti), chimico (acidi, debolmente acidi, debolmente alcalini) e in base all’estensione prossimale (prossimali, distali). Per ciascun paziente è stato valutato inoltre il numero dei reflussi, il tempo di esposizione dell’esofago all’acido (AET) e la correlazione fra sintomi e reflussi con il Symptom Association Probability (SAP).
Risultati: sul numero complessivo di 107 pazienti solo 23 hanno presentato un AET patologico. Fra gli 84 pazienti con un AET normale: 30 hanno presentato un numero di reflussi patologico, 34 un numero di reflussi normale e SAP positivo (definiti pazienti con esofago ipersensibile), 20 un numero di reflussi normale e SAP negativo (definiti pazienti con pirosi funzionale). I pazienti con esofago ipersensibile hanno manifestato l’associazione fra sintomi e reflussi prevalentemente nei confronti di reflussi prossimali. I pazienti con pirosi funzionale hanno presentato un aumentato numero di reflussi gassosi frequentemente associati a sintomi.
Conclusione: la pH-MII è l’unica metodica in grado di evidenziare l’associazione fra sintomi ed eventi di reflusso non-acido o debolmente acido. È possibile, infatti, individuare i pazienti con esofago ipersensibile al reflusso acido ma anche non-acido riducendo ulteriormente il sottogruppo di pazienti con pirosi funzionale. La pH-MII è, quindi, la migliore metodica per individuare ed escludere i pazienti affetti da pirosi funzionale dallo spettro di pazienti con MRGE. Nei pazienti con esofago ipersensibile, i reflussi che si estendono prossimalmente sono più spesso associati a sintomi rispetto a quelli distali; la spiegazione di tale osservazione è imputabile a una maggiore concentrazione medio-esofagea di recettori sensibili a stimoli chimici/meccanici o a una maggiore sensibilità centrale.
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