Tesi etd-09282005-193616 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Lorenzini, Sandra
URN
etd-09282005-193616
Titolo
Colonie relitte e suoli ornitogenici per la caratterizzazione della paleodieta olocenica del pinguino di Adelia (Pygoscelis adeliae) nella Terra Vittoria (Antartide)
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
relatore Prof. Baroni, Carlo
Parole chiave
- Pinguini di Adelia
- suoli ornitogenici
- Antartide
- Olocene
Data inizio appello
14/10/2005
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/10/2045
Riassunto
Riassunto – Svolta con metodologie multidisciplinari, questa tesi si propone di sfruttare le interconnessioni tra biologia e geologia al fine di studiare i rapporti tra la paleodieta dei pinguini di Adelia e i cambiamenti ambientali verificatisi nella Terra Vittoria (Mare di Ross, Antartide) nel corso dell’Olocene.
I pinguini di Adelia sono tra i pigoscelidi più noti e studiati. Nella Terra Vittoria la loro presenza viene documentata in maniera pressoché continua da circa 8.000 anni fa (Olocene): mentre alcune colonie hanno mostrato un’occupazione prolungata nel tempo, altre aree sono state utilizzate solo per intervalli più o meno lunghi e successivamente abbandonate. Da quando è stata compresa la loro utilità ai fini delle ricerche paleoambientali e paleoclimatiche, le colonie abbandonate dei pinguini di Adelia sono state oggetto di un sempre maggiore interesse da parte di studiosi di varia estrazione. In quanto sensibili indicatori paleoambientali, lo studio delle variazioni verificatesi nel tempo nel loro comportamento e nella loro distribuzione spaziale può senza dubbio contribuire ad una migliore conoscenza dell’evoluzione dell’ambiente antartico nel corso dell’Olocene. Così, l’individuazione dei siti di nidificazione abbandonati che sottendono suoli ornitogenici e le datazioni radiocarboniche (metodo 14C) del guano basale hanno fornito - e continuano a fornire - nuove e importanti informazioni sulle fasi di ritiro glaciale e sulla conseguente evoluzione dell’ambiente costiero a partire dal Tardiglaciale (~ 14.000 anni dal presente): i campioni datati hanno in passato permesso di ottenere dati numerici per la ricostruzione delle tappe della deglaciazione, delle variazioni relative del livello del mare e delle fluttuazioni glaciali oloceniche. Negli accumuli di guano dei suoli ornitogenici si ritrovano non solo ossa, tessuti e frammenti di uova dei pinguini, ma anche le parti più dure e resistenti – per lo più carbonatiche e cheratinose - delle loro prede (pesci e cefalopodi). L’analisi dei resti organici contenuti nei suoli ornitogenici permette una ricostruzione piuttosto dettagliata della paleodieta, mettendo anche in evidenza possibili relazioni tra cambiamenti nell’abbondanza relativa dei taxa predati, che spesso si riscontrano tra colonie diverse o tra livelli diversi di un medesimo sito, ed eventuali alterazioni delle condizioni climatico-ambientali. L’eccellente stato di conservazione di tutti questi resti organici, unitamente alla loro alta concentrazione, offre pertanto molteplici informazioni sulla paleoecologia e la paleoclimatologia dell’ecosistema antartico: non solo permette di ricostruire la dieta dei pinguini nel passato, ma può contribuire alla conoscenza degli eventuali adattamenti ecologici dei pinguini in risposta a episodi di cambiamento climatico e, insieme, di portare nuovi elementi per una dettagliata ricostruzione dell’evoluzione climatico-ambientale del continente antartico nell’Olocene.
Sono stati esaminati in laboratorio oltre cento campioni di guano prelevati dai suoli ornitogenici delle colonie abbandonate di Adelia presenti lungo la Terra Vittoria da Cape Adare, a nord, a Cape Ross, a sud. La setacciatura a umido (H2O distillata) del guano ha permesso l’individuazione e la separazione di resti di dieta (prevalentemente pesci). La successiva quantificazione e classificazione di tali resti organici (per lo più otoliti e vertebre di pesce), effettuata in collaborazione con la dott.sa Silvia Olmastroni dell’Università di Siena, ha consentito di ricostruire per la prima volta, seppur in maniera ancora parziale, la paleodieta dei pinguini di Adelia nella Terra Vittoria, suscitando nuovi e interessanti spunti di ricerca. L’analisi delle modalità nutrizionali dei pinguini nel passato può infatti mettere in evidenza l’eventuale correlazione tra specifici cambiamenti nell’abbondanza relativa dei taxa delle specie predate che caratterizzano il regime dietetico di questi uccelli e particolari eventi climatico-ambientali. I resti organici riferibili alla paleodieta dei pinguini di Adelia sono stati messi in relazione con le età radiocarboniche dei livelli analizzati. Tale confronto ha permesso di evidenziare, almeno localmente, alcune modificazioni qualitative e quantitative nelle abitudini nutrizionali dei pinguini. Elevate concentrazioni di vertebre e otoliti in determinati intervalli di tempo sembrerebbero definire una predilezione delle specie ittiche, in concomitanza con una minore disponibilità di krill, conseguenza della variazione di quei fattori ambientali (estensione e persistenza nel tempo di fast-ice e pack-ice) che ne condizionano la distribuzione.
I pinguini di Adelia sono tra i pigoscelidi più noti e studiati. Nella Terra Vittoria la loro presenza viene documentata in maniera pressoché continua da circa 8.000 anni fa (Olocene): mentre alcune colonie hanno mostrato un’occupazione prolungata nel tempo, altre aree sono state utilizzate solo per intervalli più o meno lunghi e successivamente abbandonate. Da quando è stata compresa la loro utilità ai fini delle ricerche paleoambientali e paleoclimatiche, le colonie abbandonate dei pinguini di Adelia sono state oggetto di un sempre maggiore interesse da parte di studiosi di varia estrazione. In quanto sensibili indicatori paleoambientali, lo studio delle variazioni verificatesi nel tempo nel loro comportamento e nella loro distribuzione spaziale può senza dubbio contribuire ad una migliore conoscenza dell’evoluzione dell’ambiente antartico nel corso dell’Olocene. Così, l’individuazione dei siti di nidificazione abbandonati che sottendono suoli ornitogenici e le datazioni radiocarboniche (metodo 14C) del guano basale hanno fornito - e continuano a fornire - nuove e importanti informazioni sulle fasi di ritiro glaciale e sulla conseguente evoluzione dell’ambiente costiero a partire dal Tardiglaciale (~ 14.000 anni dal presente): i campioni datati hanno in passato permesso di ottenere dati numerici per la ricostruzione delle tappe della deglaciazione, delle variazioni relative del livello del mare e delle fluttuazioni glaciali oloceniche. Negli accumuli di guano dei suoli ornitogenici si ritrovano non solo ossa, tessuti e frammenti di uova dei pinguini, ma anche le parti più dure e resistenti – per lo più carbonatiche e cheratinose - delle loro prede (pesci e cefalopodi). L’analisi dei resti organici contenuti nei suoli ornitogenici permette una ricostruzione piuttosto dettagliata della paleodieta, mettendo anche in evidenza possibili relazioni tra cambiamenti nell’abbondanza relativa dei taxa predati, che spesso si riscontrano tra colonie diverse o tra livelli diversi di un medesimo sito, ed eventuali alterazioni delle condizioni climatico-ambientali. L’eccellente stato di conservazione di tutti questi resti organici, unitamente alla loro alta concentrazione, offre pertanto molteplici informazioni sulla paleoecologia e la paleoclimatologia dell’ecosistema antartico: non solo permette di ricostruire la dieta dei pinguini nel passato, ma può contribuire alla conoscenza degli eventuali adattamenti ecologici dei pinguini in risposta a episodi di cambiamento climatico e, insieme, di portare nuovi elementi per una dettagliata ricostruzione dell’evoluzione climatico-ambientale del continente antartico nell’Olocene.
Sono stati esaminati in laboratorio oltre cento campioni di guano prelevati dai suoli ornitogenici delle colonie abbandonate di Adelia presenti lungo la Terra Vittoria da Cape Adare, a nord, a Cape Ross, a sud. La setacciatura a umido (H2O distillata) del guano ha permesso l’individuazione e la separazione di resti di dieta (prevalentemente pesci). La successiva quantificazione e classificazione di tali resti organici (per lo più otoliti e vertebre di pesce), effettuata in collaborazione con la dott.sa Silvia Olmastroni dell’Università di Siena, ha consentito di ricostruire per la prima volta, seppur in maniera ancora parziale, la paleodieta dei pinguini di Adelia nella Terra Vittoria, suscitando nuovi e interessanti spunti di ricerca. L’analisi delle modalità nutrizionali dei pinguini nel passato può infatti mettere in evidenza l’eventuale correlazione tra specifici cambiamenti nell’abbondanza relativa dei taxa delle specie predate che caratterizzano il regime dietetico di questi uccelli e particolari eventi climatico-ambientali. I resti organici riferibili alla paleodieta dei pinguini di Adelia sono stati messi in relazione con le età radiocarboniche dei livelli analizzati. Tale confronto ha permesso di evidenziare, almeno localmente, alcune modificazioni qualitative e quantitative nelle abitudini nutrizionali dei pinguini. Elevate concentrazioni di vertebre e otoliti in determinati intervalli di tempo sembrerebbero definire una predilezione delle specie ittiche, in concomitanza con una minore disponibilità di krill, conseguenza della variazione di quei fattori ambientali (estensione e persistenza nel tempo di fast-ice e pack-ice) che ne condizionano la distribuzione.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
La tesi non è consultabile. |