Tesi etd-09272011-233610 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
SPINELLI, GIACOMO
URN
etd-09272011-233610
Titolo
Arresto cardiaco intra-ospedaliero: dall'analisi dei bisogni formativi alla prevenzione e trattamento
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
correlatore Dott. Forfori, Francesco
relatore Prof. Giunta, Francesco
relatore Prof. Giunta, Francesco
Parole chiave
- arresto cardiaco
- arresto cardiaco intra ospedaliero
- basic life support defibrillation
- blsd
- defibrillazione
- in hospital cardiac arrest
- in hospital cpr
- in hospital resuscitation
- rcp
Data inizio appello
18/10/2011
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/10/2051
Riassunto
RIASSUNTO
L’arresto cardiaco intra-ospedaliero riveste un problema attuale sul quale porre attenzione, è riportata infatti un’incidenza di 1-5 arresti ogni 1000 pazienti ammessi in ospedale e la sopravvivenza alla dimissione di quei pazienti con ritorno alla spontanea circolazione (ROSC) è in media di solo il 20%.
La prevenzione dell’arresto cardiaco in ospedale è il primo obiettivo per ridurre la mortalità , per questo recentemente è stata creata la “catena della prevenzione” dell’arresto cardiaco intra-ospedaliero che comprende l’educazione del personale medico e infermieristico di ogni reparto di cura, monitoraggio attento dei parametri vitali dei pazienti ricoverati, riconoscimento dei pazienti a rischio, chiamata di aiuto del team di emergenza intra-ospedaliera e risposta efficiente del sistema di emergenza. Per migliorare l’outcome dei pazienti vittime di arresto cardiaco, particolare importanza hanno le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base eseguite correttamente e precocemente e altrettanto importante è la defibrillazione precoce. L’utilizzo del defibrillatore automatico esterno (DAE) dovrebbe essere considerato in ambiente ospedaliero, per facilitare la defibrillazione precoce (obiettivo < 3 minuti dal collasso), specialmente in quelle aree in cui il personale non ha particolari conoscenze sul riconoscimento dei ritmi o dove l’uso del defibrillatore non è frequente.
Il ritorno alla spontanea circolazione (ROSC) è un obiettivo importante che evidenzia una rianimazione efficace, ma risulta altrettanto rilevante, ai fini di un miglior outcome , il complesso trattamento della sindrome post-arresto cardiaco (post cardiac arrest syndrome) che deve essere affrontata nei reparti di terapia intensiva. L’approccio alla post cardiac arrest syndrome comprende una serie di strategie di monitoraggio e terapia tra le quali riveste un ruolo primario anche il moderno ed efficace trattamento con l’ipotermia terapeutica.
Nonostante la problematica dell’arresto cardiaco intra-ospedaliero sia ormai nota, in letteratura sono riportati numerosi studi che evidenziano la debolezza del sistema organizzativo di risposta alle emergenze in ambiente intra-ospedaliero. Evitare questa debolezza e rafforzare il sistema è possibile solo attraverso una costante ed efficace formazione del personale medico ed infermieristico.
Il nostro studio, approvato dal Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana , ha lo scopo di rilevare quale sia l’esperienza formativa e l’approccio ad una vittima di arresto cardiaco intra-ospedaliero del personale medico e infermieristico di alcune Unità Operative dell’edificio 30 del Presidio Ospedaliero di Cisanello dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. La rilevazione è stata eseguita attraverso dei questionari anonimi consegnati al personale prima e dopo incontri di formazione teorico-pratici, inerenti la rianimazione cardiopolmonare di base e defibrillazione precoce (BLSD). Le linee guida di riferimento sono state quelle dell’ European Resuscitation Council 2010. I partecipanti hanno dato il loro consenso alla partecipazione secondo la normativa vigente. L’incontro teorico, della durata di circa 2 ore, consisteva in una lezione interattiva, con l’ausilio di slides da noi preparate, riguardante l’arresto cardiaco intra-ospedaliero, le manovre di BLSD e la presentazione di un algoritmo operativo delle azioni da fare in caso di arresto cardiaco. La parte pratica è stata organizzata suddividendo i partecipanti in gruppi di 5 persone ciascuno, ad ognuno è stata data l’opportunità di provare la sequenza BLSD su un manichino di addestramento, con l’utilizzo di un defibrillatore in modalità automatica, e con presidi di gestione delle vie aeree, il tutto sotto la nostra supervisione e guida.
Dall’elaborazione dei questionari è emerso un rilevante bisogno formativo, infatti solo il 41% dei 135 partecipanti alla prima fase dello studio, aveva partecipato ad una formazione aziendale circa la rianimazione cardiopolmonare e la loro valutazione in merito alle proprie competenze sulle manovre di RCP e defibrillazione precoce è valutata come adeguata nel solo 17,9%, non adeguata nel 29,9% e non del tutto adeguata nel 52,2%. Inoltre il 57,5% del personale non si sente in grado di utilizzare un defibrillatore in caso di emergenza.
L’efficacia degli incontri formativi teorici-pratici da noi proposti, sembra essere evidenziata da una migliore valutazione della propria preparazione in merito alle manovre di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce, emerse dall’elaborazione dei questionari anonimi compilati da 78 partecipanti allo studio successivamente alla formazione. La propria preparazione viene riferita come adeguata nel 42,3%, non adeguata nel 6,4% e non del tutto adeguata nel 51,3%. Solamente il 32,1% del personale non si sente ancora in grado di utilizzare un defibrillatore in caso di emergenza. Dai questionari anonimi si è osservato inoltre un aumento significativo delle conoscenze del personale: prima degli incontri di formazione la media della % delle risposte esatte è del 63,3 % con una media di 13,71 soggetti che non rispondono a ciascuno dei 14 quesiti sulle conoscenze specifiche del BLSD; dopo gli incontri formativi la media % delle risposte esatte è del 93,7% con una media di 0,36 soggetti che non rispondono a ciascuno dei 14 quesiti sulle conoscenze specifiche del BLSD.
Dall’analisi della letteratura e dall’elaborazione dei dati del nostro studio sperimentale, possiamo concludere che per migliorare l’outcome dei pazienti che hanno avuto un arresto cardiaco intra-ospedaliero, oltre ad una prevenzione dei soggetti critici a rischio, risulta importante un’efficiente risposta da parte del personale medico e infermieristico di tutti i reparti di degenza. Questo si ottiene tramite l’attivazione precoce del team di rianimazione, l’esecuzione di manovre corrette di RCP di base , l’utilizzo di un defibrillatore (anche automatico) nei primi 3 minuti dalla perdita di coscienza, un sistema efficiente di risposta del team di rianimazione che andrà ad eseguire manovre di supporto avanzato e qualora si giunga ad un ROSC è necessaria una presa in carico del paziente per il trattamento della complessa post cardiac arrest syndrome. La chiave dell’efficacia del sistema risiede nella costante e continua formazione e motivazione del personale, attraverso incontri formativi teorico-pratici, seguendo un piano formativo appositamente strutturato.
L’arresto cardiaco intra-ospedaliero riveste un problema attuale sul quale porre attenzione, è riportata infatti un’incidenza di 1-5 arresti ogni 1000 pazienti ammessi in ospedale e la sopravvivenza alla dimissione di quei pazienti con ritorno alla spontanea circolazione (ROSC) è in media di solo il 20%.
La prevenzione dell’arresto cardiaco in ospedale è il primo obiettivo per ridurre la mortalità , per questo recentemente è stata creata la “catena della prevenzione” dell’arresto cardiaco intra-ospedaliero che comprende l’educazione del personale medico e infermieristico di ogni reparto di cura, monitoraggio attento dei parametri vitali dei pazienti ricoverati, riconoscimento dei pazienti a rischio, chiamata di aiuto del team di emergenza intra-ospedaliera e risposta efficiente del sistema di emergenza. Per migliorare l’outcome dei pazienti vittime di arresto cardiaco, particolare importanza hanno le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base eseguite correttamente e precocemente e altrettanto importante è la defibrillazione precoce. L’utilizzo del defibrillatore automatico esterno (DAE) dovrebbe essere considerato in ambiente ospedaliero, per facilitare la defibrillazione precoce (obiettivo < 3 minuti dal collasso), specialmente in quelle aree in cui il personale non ha particolari conoscenze sul riconoscimento dei ritmi o dove l’uso del defibrillatore non è frequente.
Il ritorno alla spontanea circolazione (ROSC) è un obiettivo importante che evidenzia una rianimazione efficace, ma risulta altrettanto rilevante, ai fini di un miglior outcome , il complesso trattamento della sindrome post-arresto cardiaco (post cardiac arrest syndrome) che deve essere affrontata nei reparti di terapia intensiva. L’approccio alla post cardiac arrest syndrome comprende una serie di strategie di monitoraggio e terapia tra le quali riveste un ruolo primario anche il moderno ed efficace trattamento con l’ipotermia terapeutica.
Nonostante la problematica dell’arresto cardiaco intra-ospedaliero sia ormai nota, in letteratura sono riportati numerosi studi che evidenziano la debolezza del sistema organizzativo di risposta alle emergenze in ambiente intra-ospedaliero. Evitare questa debolezza e rafforzare il sistema è possibile solo attraverso una costante ed efficace formazione del personale medico ed infermieristico.
Il nostro studio, approvato dal Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana , ha lo scopo di rilevare quale sia l’esperienza formativa e l’approccio ad una vittima di arresto cardiaco intra-ospedaliero del personale medico e infermieristico di alcune Unità Operative dell’edificio 30 del Presidio Ospedaliero di Cisanello dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. La rilevazione è stata eseguita attraverso dei questionari anonimi consegnati al personale prima e dopo incontri di formazione teorico-pratici, inerenti la rianimazione cardiopolmonare di base e defibrillazione precoce (BLSD). Le linee guida di riferimento sono state quelle dell’ European Resuscitation Council 2010. I partecipanti hanno dato il loro consenso alla partecipazione secondo la normativa vigente. L’incontro teorico, della durata di circa 2 ore, consisteva in una lezione interattiva, con l’ausilio di slides da noi preparate, riguardante l’arresto cardiaco intra-ospedaliero, le manovre di BLSD e la presentazione di un algoritmo operativo delle azioni da fare in caso di arresto cardiaco. La parte pratica è stata organizzata suddividendo i partecipanti in gruppi di 5 persone ciascuno, ad ognuno è stata data l’opportunità di provare la sequenza BLSD su un manichino di addestramento, con l’utilizzo di un defibrillatore in modalità automatica, e con presidi di gestione delle vie aeree, il tutto sotto la nostra supervisione e guida.
Dall’elaborazione dei questionari è emerso un rilevante bisogno formativo, infatti solo il 41% dei 135 partecipanti alla prima fase dello studio, aveva partecipato ad una formazione aziendale circa la rianimazione cardiopolmonare e la loro valutazione in merito alle proprie competenze sulle manovre di RCP e defibrillazione precoce è valutata come adeguata nel solo 17,9%, non adeguata nel 29,9% e non del tutto adeguata nel 52,2%. Inoltre il 57,5% del personale non si sente in grado di utilizzare un defibrillatore in caso di emergenza.
L’efficacia degli incontri formativi teorici-pratici da noi proposti, sembra essere evidenziata da una migliore valutazione della propria preparazione in merito alle manovre di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce, emerse dall’elaborazione dei questionari anonimi compilati da 78 partecipanti allo studio successivamente alla formazione. La propria preparazione viene riferita come adeguata nel 42,3%, non adeguata nel 6,4% e non del tutto adeguata nel 51,3%. Solamente il 32,1% del personale non si sente ancora in grado di utilizzare un defibrillatore in caso di emergenza. Dai questionari anonimi si è osservato inoltre un aumento significativo delle conoscenze del personale: prima degli incontri di formazione la media della % delle risposte esatte è del 63,3 % con una media di 13,71 soggetti che non rispondono a ciascuno dei 14 quesiti sulle conoscenze specifiche del BLSD; dopo gli incontri formativi la media % delle risposte esatte è del 93,7% con una media di 0,36 soggetti che non rispondono a ciascuno dei 14 quesiti sulle conoscenze specifiche del BLSD.
Dall’analisi della letteratura e dall’elaborazione dei dati del nostro studio sperimentale, possiamo concludere che per migliorare l’outcome dei pazienti che hanno avuto un arresto cardiaco intra-ospedaliero, oltre ad una prevenzione dei soggetti critici a rischio, risulta importante un’efficiente risposta da parte del personale medico e infermieristico di tutti i reparti di degenza. Questo si ottiene tramite l’attivazione precoce del team di rianimazione, l’esecuzione di manovre corrette di RCP di base , l’utilizzo di un defibrillatore (anche automatico) nei primi 3 minuti dalla perdita di coscienza, un sistema efficiente di risposta del team di rianimazione che andrà ad eseguire manovre di supporto avanzato e qualora si giunga ad un ROSC è necessaria una presa in carico del paziente per il trattamento della complessa post cardiac arrest syndrome. La chiave dell’efficacia del sistema risiede nella costante e continua formazione e motivazione del personale, attraverso incontri formativi teorico-pratici, seguendo un piano formativo appositamente strutturato.
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