Tesi etd-09272005-221100 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Del Principe, Alessia
Indirizzo email
delprincipe.alessia@libero.it
URN
etd-09272005-221100
Titolo
Composizione e cronologia dei depositi vulcanoclastici accumulati nella porzione centrale del bacino del Marsili
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
relatore Rosi, Mauro
relatore Bertagnini, Antonella
relatore Di Roberto, Alessio
relatore Bertagnini, Antonella
relatore Di Roberto, Alessio
Parole chiave
- tephra primari
- Bacino del Marsili
- depositi vulcanoclastici
- tefrostratigrafia
Data inizio appello
14/10/2005
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/10/2045
Riassunto
Questo lavoro di tesi ha lo scopo di studiare la carota TIR2000 C01 e di caratterizzare i campioni da questa prelevati. Si è cercato, poi, di correlare i depositi vulcanoclastici con i prodotti terrestri composizionalmente omogenei, per stabilire dei markers tephrostratigrafici e dare un contributo in più nel capire l’evoluzione temporale degli ultimi 30 ka, del vulcanismo esplosivo nel settore SE del Mar Tirreno.
La carota TIR2000 C01 è stata campionata durante la campagna oceanografica TIR 2000, nel settore SE del Mar Tirreno, nel bacino sedimentario del Marsili, in corrispondenza di un alto strutturale ed in asse con lo sbocco del Canyon di Stromboli. Trovandosi in posizione rilevata rispetto alla piana circostante, questo sito risulta molto importante perché ideale a registrare i flussi torbiditici di particolare intensità e le porzioni fini dei flussi di media-bassa energia, dopo aver viaggiato o lungo il canyon di Stromboli o lungo altri canyons minori. La carota ha una lunghezza complessiva di 4,8 m ed è stata, dopo il recupero, suddivisa in quattro spezzoni di 1,2 m. La caratteristica più evidente è la presenza di un numero elevato di depositi torbiditici, che si susseguono con frequenza diversa e in base alla quale la carota è stata suddivisa in cinque unità litostratigrafiche. Le porzioni basali dei depositi torbiditici, con una granulometria sabbiosa fine, e con spessori superiori al millimetro, sono state campionate per un totale di trenta campioni. Dopo aver descritto macroscopicamente e in modo dettagliato l’intera carota sono stati analizzati i campioni. Sono state effettuate le analisi granulometriche per determinare le caratteristiche dei sedimenti attraverso una serie di parametri. Successivamente, dall’osservazione dei campioni al binoculare è stata prescelta la frazione granulometrica su cui è stata effettuata l’analisi dei componenti. Sono state individuate diverse tipologie di depositi: i) depositi costituiti quasi esclusivamente da componenti vulcanici (vetro, pomici, sialici e femici), che possono essere identificati come tephra di deposizione primaria; ii) depositi costituiti da componenti vulcanici e da componenti detritici continentali (fillosilicati, frammenti metamorfici, bioclasti e frammenti di lave e scorie) in quantità minore rispetto ai componenti vulcanici, identificati come torbiditi vulcanoclastiche; iii) depositi torbiditici costituiti prevalentemente da componenti detritici continentali. I depositi primari si originano durante un’eruzione o per fallout di materiale vulcanico da una colonna eruttiva, oppure possono essere legati all’entrata in mare di flussi piroclastici. Le torbiditi vulcanoclastiche derivano dalla contemporanea o successiva rimobilizzazione dei depositi primari. Le torbiditi che hanno originato il terzo tipo di depositi, probabilmente hanno viaggiato lungo i numerosi canyons che incidono la scarpata continentale e che convogliano nel bacino del Marsili sedimenti detritici continentali, derivanti dal margine NE della Sicilia e dal margine della Calabria e detriti vulcanoclastici provenienti dalle isole delle Eolie.
Dei trenta campioni prelevati solo 10 (3 tefra e 7 torbiditi vulcanoclastiche) sono stati analizzati chimicamente. Sulla base della composizione delle shards vetrose, i campioni, sono stati confrontati con i prodotti terrestri delle eruzioni delle isole Eolie, in particolare con quelli di Salina, Lipari, Vulcano e Stromboli. Dall’interpretazione dei dati è stato quindi stabilito che la carota rappresenta un intervallo di tempo compreso tra un’età > 24 Ka e l’attuale, e che sono registrati tutti gli eventi eruttivi principali delle isole Eolie.
Il deposito torbiditico, presente nello spezzone più profondo, con uno spessore di circa 20cm, base erosiva e parte basale a granulometria da sabbiosa grossolana a ghiaiosa media, che rappresenta l’elemento più significativo di tutta la carota, è stato originato da una corrente di torbida, che non ha viaggiato lungo il canyon di Stromboli come tutte le altre torbiditi, ma si è originata direttamente dall’isola di Salina, probabilmente in seguito a una debris avalanche, e ha viaggiato fino a raggiungere il bacino del Marsili e l’alto strutturale su cui è stata campionata la carota. I depositi torbiditici, quindi, sono stati messi in posto sia da correnti di torbida che hanno viaggiato lungo il canyons di Stromboli sia da correnti che si sono generate direttamente dalle isole vulcaniche delle Eolie.
La carota TIR2000 C01 è stata campionata durante la campagna oceanografica TIR 2000, nel settore SE del Mar Tirreno, nel bacino sedimentario del Marsili, in corrispondenza di un alto strutturale ed in asse con lo sbocco del Canyon di Stromboli. Trovandosi in posizione rilevata rispetto alla piana circostante, questo sito risulta molto importante perché ideale a registrare i flussi torbiditici di particolare intensità e le porzioni fini dei flussi di media-bassa energia, dopo aver viaggiato o lungo il canyon di Stromboli o lungo altri canyons minori. La carota ha una lunghezza complessiva di 4,8 m ed è stata, dopo il recupero, suddivisa in quattro spezzoni di 1,2 m. La caratteristica più evidente è la presenza di un numero elevato di depositi torbiditici, che si susseguono con frequenza diversa e in base alla quale la carota è stata suddivisa in cinque unità litostratigrafiche. Le porzioni basali dei depositi torbiditici, con una granulometria sabbiosa fine, e con spessori superiori al millimetro, sono state campionate per un totale di trenta campioni. Dopo aver descritto macroscopicamente e in modo dettagliato l’intera carota sono stati analizzati i campioni. Sono state effettuate le analisi granulometriche per determinare le caratteristiche dei sedimenti attraverso una serie di parametri. Successivamente, dall’osservazione dei campioni al binoculare è stata prescelta la frazione granulometrica su cui è stata effettuata l’analisi dei componenti. Sono state individuate diverse tipologie di depositi: i) depositi costituiti quasi esclusivamente da componenti vulcanici (vetro, pomici, sialici e femici), che possono essere identificati come tephra di deposizione primaria; ii) depositi costituiti da componenti vulcanici e da componenti detritici continentali (fillosilicati, frammenti metamorfici, bioclasti e frammenti di lave e scorie) in quantità minore rispetto ai componenti vulcanici, identificati come torbiditi vulcanoclastiche; iii) depositi torbiditici costituiti prevalentemente da componenti detritici continentali. I depositi primari si originano durante un’eruzione o per fallout di materiale vulcanico da una colonna eruttiva, oppure possono essere legati all’entrata in mare di flussi piroclastici. Le torbiditi vulcanoclastiche derivano dalla contemporanea o successiva rimobilizzazione dei depositi primari. Le torbiditi che hanno originato il terzo tipo di depositi, probabilmente hanno viaggiato lungo i numerosi canyons che incidono la scarpata continentale e che convogliano nel bacino del Marsili sedimenti detritici continentali, derivanti dal margine NE della Sicilia e dal margine della Calabria e detriti vulcanoclastici provenienti dalle isole delle Eolie.
Dei trenta campioni prelevati solo 10 (3 tefra e 7 torbiditi vulcanoclastiche) sono stati analizzati chimicamente. Sulla base della composizione delle shards vetrose, i campioni, sono stati confrontati con i prodotti terrestri delle eruzioni delle isole Eolie, in particolare con quelli di Salina, Lipari, Vulcano e Stromboli. Dall’interpretazione dei dati è stato quindi stabilito che la carota rappresenta un intervallo di tempo compreso tra un’età > 24 Ka e l’attuale, e che sono registrati tutti gli eventi eruttivi principali delle isole Eolie.
Il deposito torbiditico, presente nello spezzone più profondo, con uno spessore di circa 20cm, base erosiva e parte basale a granulometria da sabbiosa grossolana a ghiaiosa media, che rappresenta l’elemento più significativo di tutta la carota, è stato originato da una corrente di torbida, che non ha viaggiato lungo il canyon di Stromboli come tutte le altre torbiditi, ma si è originata direttamente dall’isola di Salina, probabilmente in seguito a una debris avalanche, e ha viaggiato fino a raggiungere il bacino del Marsili e l’alto strutturale su cui è stata campionata la carota. I depositi torbiditici, quindi, sono stati messi in posto sia da correnti di torbida che hanno viaggiato lungo il canyons di Stromboli sia da correnti che si sono generate direttamente dalle isole vulcaniche delle Eolie.
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