Tesi etd-09262019-235152 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LUCHI, THOMAS
URN
etd-09262019-235152
Titolo
Attitudine alla collaborazione e Job Satisfaction all'interno del P.O di Livorno: studio osservazionale
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
SCIENZE INFERMIERISTICHE E OSTETRICHE
Relatori
relatore Dott. Caiazzo, Andrea
Parole chiave
- collaboration
- collaborazione
- job satisfaction
- nurse
Data inizio appello
16/10/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro di tesi da me progettato nasce al fine di evidenziare la Job Satisfaction e l’attitudine alla collaborazione tra personale medico ed infermieristico sull’assistenza sanitaria erogata all’interno del Presidio Ospedaliero di Livorno.
E’ importante sottolineare, per comprendere a pieno la necessità di questa indagine che la collaborazione e l’integrazione fra infermiere e medico sono fondamentali nella presa in carico del paziente, nella riduzione delle degenze e, non per ultimo, nell’aumento della soddisfazione del personale sanitario, elementi a cui un buon dirigente infermieristico deve sempre cercare di orientarsi. Collaborare [dal latino tardo collabōrare, composto da con- e labōrare «lavorare»] significa lavorare insieme, comunicare, cooperare e condividere decisioni. Medico ed infermiere lavorano assieme con gli stessi obiettivi, anche se, fattori educativi, culturali e sociali possono influenzarne l’integrazione, il livello di collaborazione e l’intesa professionale. Tra i fattori che determinano la collaborazione ci sono a)fattori individuali, quali la consapevolezza e l’accettazione del proprio ruolo e livello di esperienza; b)di gruppo, quali l’effettiva comunicazione, il rispetto reciproco e la fiducia; c)ambientali, la presenza di un’organizzazione con struttura orizzontale non gerarchica e di leader che promuovono la visione comune dei problemi incoraggiando la creatività e l’armonia. Nel corso degli ultimi anni in Italia c’è stato un cambiamento del rapporto medico – infermiere. Si è passati da un’organizzazione quasi esclusivamente gerarchica in cui la figura del medico veniva posta culturalmente al vertice della scala ed orientava gli infermieri alle loro mansioni, ad una cooperazione più indipendente e responsabile dei ruoli professionali a rispetto anche di ciò che è legalmente espresso nei rispettivi codici deontologici. Oltre al Codice Deontologico dell’Infermiere, ulteriore normativa (Profilo Professionale dell’Infermiere, DPR n. 739/94, Il Patto Infermiere – Cittadino, Legge n.42/99, Legge 251/2000) riconosce che la professione infermieristica ha lo scopo di curare il paziente in cooperazione con altre figure professionali , e richiama quindi ad una maggiore collaborazione. Nello specifico l’infermiere ha un’esigenza ed una propensione a collaborare più sentita rispetto al medico. Nel suo Codice Deontologico sono diversi gli articoli in cui il tema è sollecitato. Nell’articolo 5 trattante i rapporti professionali con colleghi ed altri operatori viene ben sottolineato questo spirito di collaborazione e rispetto che egli è chiamato a manifestare tra i professionisti: ai punti 5.1 e 5.2 infatti si cita: “L’infermiere collabora con i colleghi e gli altri operatori di cui riconosce e rispetta lo specifico apporto all’interno dell’equipe” e “L’infermiere tutela le dignità proprie e dei colleghi, attraverso comportamenti ispirati al rispetto e alla solidarietà.
Si adopera affinché la diversità di opinioni non ostacoli il progetto di cura”. Anche il medico è chiamato dal suo Ordine Professionale ad intraprendere attività collaborative; il Codice Deontologico, nella parte riguardante il “Rapporto con terzi” all’articolo n.66 – Rapporto con altre professioni sanitarie, cita quanto segue: “Il medico deve garantire la più ampia collaborazione e favorire la comunicazione tra tutti gli operatori coinvolti nel processo assistenziale, nel rispetto delle peculiari competenze professionali”. Una mancanza di collaborazione può essere la causa di problemi sulla qualità, sicurezza, efficacia ed efficienza dell’assistenza e sulle cure erogate al paziente, nonché ragione di insoddisfazione personale e demotivazione alla carriera infermieristica. Secondo L’American Nurses Association la collaborazione è: “una società vera, in cui i poteri delle parti possono essere valutati da ognuno con riconoscimento ed accettazione di attività e responsabilità pratiche, sia separate che combinate; una salvaguardia reciproca degli interessi legittimi di entrambe le parti; ed una concomitanza comune nel traguardo da raggiungere. Da questa definizione si evince di come la collaborazione va di pari passo con la parola multidisciplinarietà poiché è la strategia migliore per gestire i problemi di salute complessi, lavorando assieme e comunemente, condividendo responsabilità nell’assistenza, nelle informazioni, nel coordinamento ed in tutte le decisioni prese sulla cura del paziente. Lavorare in gruppo ed adottare atteggiamenti che favoriscano la collaborazione tra operatori del settore è quindi il metodo operativo fondamentale che tutte le unità operative, in qualsiasi sistema sanitario del globo, dovrebbero adottare. Considerando che la letteratura esaminata è di prevalenza anglosassone, emerge la necessità di analizzarla e rivederla alla luce della situazione organizzativa italiana, per indirizzare ulteriormente la prassi sanitaria del nostro paese ed intraprendere validi ed efficaci rapporti multidisciplinari. Lo stile collaborativo dovrebbe per di più essere una costante fin dalla formazione universitaria, con interazione ed integrazione ove possibile tra i corsi universitari e anche tra gli stessi studenti medici ed infermieri.
E’ importante sottolineare, per comprendere a pieno la necessità di questa indagine che la collaborazione e l’integrazione fra infermiere e medico sono fondamentali nella presa in carico del paziente, nella riduzione delle degenze e, non per ultimo, nell’aumento della soddisfazione del personale sanitario, elementi a cui un buon dirigente infermieristico deve sempre cercare di orientarsi. Collaborare [dal latino tardo collabōrare, composto da con- e labōrare «lavorare»] significa lavorare insieme, comunicare, cooperare e condividere decisioni. Medico ed infermiere lavorano assieme con gli stessi obiettivi, anche se, fattori educativi, culturali e sociali possono influenzarne l’integrazione, il livello di collaborazione e l’intesa professionale. Tra i fattori che determinano la collaborazione ci sono a)fattori individuali, quali la consapevolezza e l’accettazione del proprio ruolo e livello di esperienza; b)di gruppo, quali l’effettiva comunicazione, il rispetto reciproco e la fiducia; c)ambientali, la presenza di un’organizzazione con struttura orizzontale non gerarchica e di leader che promuovono la visione comune dei problemi incoraggiando la creatività e l’armonia. Nel corso degli ultimi anni in Italia c’è stato un cambiamento del rapporto medico – infermiere. Si è passati da un’organizzazione quasi esclusivamente gerarchica in cui la figura del medico veniva posta culturalmente al vertice della scala ed orientava gli infermieri alle loro mansioni, ad una cooperazione più indipendente e responsabile dei ruoli professionali a rispetto anche di ciò che è legalmente espresso nei rispettivi codici deontologici. Oltre al Codice Deontologico dell’Infermiere, ulteriore normativa (Profilo Professionale dell’Infermiere, DPR n. 739/94, Il Patto Infermiere – Cittadino, Legge n.42/99, Legge 251/2000) riconosce che la professione infermieristica ha lo scopo di curare il paziente in cooperazione con altre figure professionali , e richiama quindi ad una maggiore collaborazione. Nello specifico l’infermiere ha un’esigenza ed una propensione a collaborare più sentita rispetto al medico. Nel suo Codice Deontologico sono diversi gli articoli in cui il tema è sollecitato. Nell’articolo 5 trattante i rapporti professionali con colleghi ed altri operatori viene ben sottolineato questo spirito di collaborazione e rispetto che egli è chiamato a manifestare tra i professionisti: ai punti 5.1 e 5.2 infatti si cita: “L’infermiere collabora con i colleghi e gli altri operatori di cui riconosce e rispetta lo specifico apporto all’interno dell’equipe” e “L’infermiere tutela le dignità proprie e dei colleghi, attraverso comportamenti ispirati al rispetto e alla solidarietà.
Si adopera affinché la diversità di opinioni non ostacoli il progetto di cura”. Anche il medico è chiamato dal suo Ordine Professionale ad intraprendere attività collaborative; il Codice Deontologico, nella parte riguardante il “Rapporto con terzi” all’articolo n.66 – Rapporto con altre professioni sanitarie, cita quanto segue: “Il medico deve garantire la più ampia collaborazione e favorire la comunicazione tra tutti gli operatori coinvolti nel processo assistenziale, nel rispetto delle peculiari competenze professionali”. Una mancanza di collaborazione può essere la causa di problemi sulla qualità, sicurezza, efficacia ed efficienza dell’assistenza e sulle cure erogate al paziente, nonché ragione di insoddisfazione personale e demotivazione alla carriera infermieristica. Secondo L’American Nurses Association la collaborazione è: “una società vera, in cui i poteri delle parti possono essere valutati da ognuno con riconoscimento ed accettazione di attività e responsabilità pratiche, sia separate che combinate; una salvaguardia reciproca degli interessi legittimi di entrambe le parti; ed una concomitanza comune nel traguardo da raggiungere. Da questa definizione si evince di come la collaborazione va di pari passo con la parola multidisciplinarietà poiché è la strategia migliore per gestire i problemi di salute complessi, lavorando assieme e comunemente, condividendo responsabilità nell’assistenza, nelle informazioni, nel coordinamento ed in tutte le decisioni prese sulla cura del paziente. Lavorare in gruppo ed adottare atteggiamenti che favoriscano la collaborazione tra operatori del settore è quindi il metodo operativo fondamentale che tutte le unità operative, in qualsiasi sistema sanitario del globo, dovrebbero adottare. Considerando che la letteratura esaminata è di prevalenza anglosassone, emerge la necessità di analizzarla e rivederla alla luce della situazione organizzativa italiana, per indirizzare ulteriormente la prassi sanitaria del nostro paese ed intraprendere validi ed efficaci rapporti multidisciplinari. Lo stile collaborativo dovrebbe per di più essere una costante fin dalla formazione universitaria, con interazione ed integrazione ove possibile tra i corsi universitari e anche tra gli stessi studenti medici ed infermieri.
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