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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09262019-192651


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
PARRELLA, BARBARA
URN
etd-09262019-192651
Titolo
Debridement di Ustioni intermedio-profonde: valutazione istologica di efficacia della Escarolisi enzimatica
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Cigna, Emanuele
correlatore Dott. Di Lonardo, Antonio
Parole chiave
  • debridement
  • escarolisi
  • enzimatico
Data inizio appello
15/10/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/10/2089
Riassunto
L'escarolisi enzimatica è una specifica opzione di debridement che sfrutta l’azione di enzimi proteolitici, sottoforma di gel o unguento, in sinergia con gli enzimi endogeni. L’obbiettivo del trattamento enzimatico è l’idrolisi dei legami peptidici, al fine di facilitare la rimozione del tessuto non vitale da una ferita. L' escarolisi enzimatica è un metodo di trattamento innovativo e non chirurgico per i pazienti con ustioni gravi, in quanto consente un trattamento non traumatico molto precoce.
Le ustioni intermedio-profonde comprendono le ustioni di II grado profondo che si estendono oltre il derma papillare fino al derma reticolare.Queste ferite sono caratterizzate dalla formazione dell’escara, che rappresenta un importante ostacolo alla guarigione spontanea e un substrato ottimale per la proliferazione batterica.
Ad oggi l’asportazione precoce dell’escara e laddove necessario l’innesto cutaneo sono diventati lo standard di cura per le ustioni intermedio-profonde. I risultati dell'asportazione precoce dell’escara si traducono in un aumento della sopravvivenza, una diminuzione dei tassi di infezione e una riduzione della durata della degenza ospedaliera.
Tradizionalmente il debridement viene eseguito con tecnica di chirurgia escissionale che ha lo svantaggio di eliminare in maniera non selettiva il tessuto necrotico provocando, spesso, una lesione di profondità maggiore rispetto a quella di partenza. L' escarectomia chirurgica rimuove la necrosi e parte del tessuto sano circostante, in modo netto e radicale, lasciando un letto di ferita perfettamente pulito e vitale. La mancanza di selettività si ripercuote su un aumento del numero di casi in cui si è costretti all'utilizzo di innesti cutanei per la riparazione delle ferite e in un aumento del sanguinamento legato alla procedura di debridement.
Il trattamento con escarolisi enzimatica ha dimostrato di rimuovere il tessuto necrotico con un’altissima selettività; ciò rappresenta un notevole vantaggio nel trattamento delle ustioni intermedio-profonde perché permette di risparmiare una quota maggiore di tessuto sano e parzialmente danneggiato.
L’azione litica di questa miscela enzimatica genera un tessuto dermico con caratteristiche di omogeneizzazione e riduzione di annessi vitali che, se ben conservato, si comporta da scaffold ottimale per una più completa e funzionante rigenerazione tessutale spontanea. La conservazione di questo tessuto permette di ricorrere meno frequentemente all'utilizzo di innesti cutanei. Il meccanismo esatto tramite cui questi enzimi determinano la lisi dell'escara non è ancora molto chiaro e non si è in grado di definire il motivo della maggiore selettività nei confronti del tessuto necrotico. Questo lavoro si prefigge lo scopo di individuare i meccanismi fisiopatologici che si realizzano al interno dei tessuti che entrano in contatto con i sistemi di escarolisi enzimatica, tramite una valutazione istologica di biopsie raccolte da ferite da ustioni a spessore parziale prima e dopo l'uso di un composto enzimatico a base di bromelina, una miscela di enzimi estratti dal gambo di Ananas comosus (pianta dell’ananas).
Conoscere il reale funzionamento dell'escarolisi enzimatica permetterebbe di identificare gruppi di pazienti ottimali in grado di beneficiare maggiormente della procedura, sfruttare a pieno le potenzialità del prodotto e valutare un’eventuale applicazione a superfici di ustioni maggiori rispetto alle indicazioni attuali. Una corretta caratterizzazione del tessuto neoformato, inoltre, ne garantisce una conservazione migliore con esiti migliorabili anche dal punto di vista estetico.
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