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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09252018-125636


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
ZASSO, JESSICA
URN
etd-09252018-125636
Titolo
Fattori predittivi di scompenso cardiaco acuto nel paziente con fibrillazione atriale in un reparto di Medicina d'Urgenza: uno studio retrospettivo caso-controllo
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Ghiadoni, Lorenzo
Parole chiave
  • scompenso cardiaco acuto
  • fibrillazione atriale
Data inizio appello
16/10/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
16/10/2088
Riassunto
La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia cronica più frequente, con una prevalenza nella popolazione generale di circa il 3%, che aumenta nella popolazione più anziana. Si stima che la sua prevalenza sia destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni. Questa aritmia si associa ad un aumento di morbidità e mortalità e ha un impatto importante sulla qualità di vita. È stato stimato che la popolazione con FA abbia un rischio di morte circa doppio rispetto alla popolazione generale. Tra le comorbidità a cui si associa, le più rilevanti sono l’ictus ischemico, di origine tromboembolica, e lo scompenso cardiaco, che sono due cause importanti di ospedalizzazione e di morte in questi pazienti, nonché cause di disabilità.
L’incidenza dell’ictus ischemico, così come la mortalità e il numero di ospedalizzazioni per esso, sono diminuiti nel corso degli anni, perché i fattori di rischio sono stati meglio evidenziati e sono stati elaborati “score” di valutazione nel singolo paziente per l’indicazione alla terapia anticoagulante. Questa, seppur sia ancora sotto-prescritta, è usata su larga scala.
Al contrario, un’altra complicanza della FA è lo scompenso cardiaco, che rappresenta un problema di dimensioni crescenti. La relazione fra FA e SC è complessa, una condizione aumenta il rischio di sviluppare l’altra e viceversa. La prevalenza dello SC è elevata nei pazienti con FA e ne rappresenta una causa frequente di ospedalizzazione; ne peggiora la prognosi e la qualità di vita, a causa della sintomatologia più severa. La FA è di frequente rilievo in pazienti ospedalizzati per scompenso cardiaco acuto; i pazienti con FA hanno una peggiore risposta alla terapia e una prognosi a breve e a lungo termine più infausta rispetto a quelli in ritmo sinusale.
Nonostante l’importanza prognostica dell’interazione FA e scompenso cardiaco, in letteratura si trovano da molti anni studi sull’epidemiologia di queste due patologie e la loro relazione temporale, ma solo più recentemente gli studi si sono focalizzati sull’incidenza dello scompenso cardiaco nei pazienti in FA e su quali siano i fattori di rischio. Mancano tuttavia dati conclusivi (non esiste un sistema validato per stimare il rischio) e gli studi che si concentrano sullo sviluppo di scompenso acuto e sull’ospedalizzazione per scompenso dei pazienti in FA sono in numero estremamente limitato.
L’obiettivo di questo lavoro di tesi è di valutare in una coorte di pazienti in fibrillazione atriale, ricoverati presso il reparto di Medicina d’Urgenza Universitaria dell’AOUP, i fattori che si associavano allo sviluppo di scompenso cardiaco acuto e all’ospedalizzazione per esso.
I pazienti reclutati sono stati ricoverati tra luglio 2017 e agosto 2018, per un totale di 85. Di questi 42 (circa il 50%) aveva uno scompenso cardiaco acuto, de novo o come riacutizzazione di uno scompenso cronico. Sono stati considerati parametri anamnestici e clinici, che avessero una associazione con lo sviluppo di scompenso in letteratura, e si è valutato come questi si associassero con l’ospedalizzazione per scompenso acuto nel paziente con FA.
L’analisi dei dati ottenuti ha messo in evidenza come i pazienti in FA con scompenso cardiaco acuto avessero più frequentemente una storia di scompenso cronico e fossero ipertesi, fossero mediamente più anziani e più spesso donne. In questi pazienti, la frequenza cardiaca all’ingresso era significativamente più alta e i valori di emoglobina più bassi. All’analisi multivariata, gli unici parametri che rimanevano significativi per l’associazione con scompenso cardiaco acuto (p-value<0,05) erano lo scompenso cronico e la frequenza cardiaca. Sebbene la scarsa numerosità del campione abbia certamente influito sulla significatività dei dati raccolti, l’andamento è risultato in linea con quanto esposto in letteratura.
In conclusione, la storia di scompenso cronico e la frequenza cardiaca più elevata sono risultati due parametri associati con l’ospedalizzazione per scompenso cardiaco acuto nei pazienti in FA. In base a questi dati, sarebbe di estrema importanza migliorare il controllo della frequenza, in particolare nei pazienti con scompenso cronico, scegliendo la terapia più adeguata alle caratteristiche individuali e titolando la dose per raggiungere un effetto terapeutico ottimale, e cercare di prevenire le cause di aumento della frequenza cardiaca, come ad esempio l’anemizzazione, l’insufficienza respiratoria e le infezioni.
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