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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09252018-121736


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
SINGH, HARPREET
URN
etd-09252018-121736
Titolo
Utilità della manometria esofagea ad alta risoluzione nell’identificare pazienti affetti da esofagite eosinofila non-responder al trattamento medico: studio prospettico.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. de Bortoli, Nicola
Parole chiave
  • esofagite eosinofila
  • inibitori pompa protonica
  • manometria esofagea ad alta risoluzione
Data inizio appello
16/10/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
16/10/2088
Riassunto
Introduzione: l’esofagite eosinofila (EoE) rappresenta una condizione up-and-coming caratterizzata da un costante incremento del dato di prevalenza. La diagnosi di EoE si basa sul riscontro di 15 eosinofili per HPF ottenuto mediante esame endoscopico con biopsie multiple. L’efficacia della risposta alla terapia deve essere valutata mediante esame istologico. Non esistono ad oggi parametri clinici che possano predire la risposta al trattamento.
Scopo della tesi: è stato dunque quello di valutare il ruolo predittivo della manometria esofagea ad alta risoluzione (HRM) nell’identificare la mancata risposta a terapia farmacologica di primo livello a base di inibitori di pompa protonica (PPI) in una popolazione di pazienti affetti da esofagite eosinofila.
Pazienti e metodi: abbiamo valutato una serie di pazienti consecutivi affetti da esofagite eosinofila giunti per eseguire esami di fisiopatologia esofagea. Sono state escluse donne in gravidanza e in fase di allattamento, pazienti con pregressa chirurgia del tratto gastrointestinale, infezioni parassitarie, malattia di Crohn, malattia da reflusso gastroesofageo. Al momento dell’arruolamento tutti pazienti avevano già eseguito EGDS con biopsie multiple. Tutti i pazienti sono stati sottoposti al questionario sintomatologico per la EoE (Eosinophilic Esophagitis Activity Index; EEs-AI), ad HRM esofagea e a pH-impedenziometria (MII-pH) delle 24h per escludere la presenza di malattia da reflusso gastroesofageo. Durante lo studio HRM eseguito secondo le linee guida italiane, sono stati eseguiti test provocativi: 3 Multiple Rapid Swallow (MRS; deglutizione di 2 ml di acqua per 5 volte in meno di 10 secondi) e un Rapid Drinking Challenge (RDC; 200 ml di acqua deglutiti continuativamente).
Tutti i pazienti sono stati quindi avviati a terapia di primo livello con PPI (esomeprazolo 40mg bid). In tutti i pazienti è stata programmata una endoscopia di controllo a distanza di circa 8 settimane dall’inizio del trattamento. L’endoscopia è stata eseguita eseguendo il protocollo bioptico standard con 6 biopsie (2 a livello esofageo inferiore, 2 medio e 2 inferiore).
Sulla base dell’esito dell’esame istologico, i pazienti sono stati suddivisi in due sottogruppi: pazienti responder a terapia con PPI (Gruppo A) e pazienti non-responder a terapia con PPI (Gruppo B).
L’efficacia terapeutica è considerata come riduzione dell’infiltrato eosinofilo e assenza di essudati o ascessi eosinofili su tutti i campi microscopici. Abbiamo comparato questi due gruppi di pazienti sulla base dei parametri manometrici (pressione integrata di rilassamento IRP, integrale distale contrattile DCI e mancata inibizione dell’esofago durante MRS e RDC) e dei risultati della MII-pH (tempo di esposizione all’acido, numero totale di reflussi, reflussi acidi, correlazione sintomo-reflusso).
Risultati: abbiamo valutato prospetticamente 23 pazienti (5 femmine) con età media di 32.7±12.9 anni e con BMI medio di 21.5±1.2, con diagnosi endoscopico-istologica di esofagite eosinofila (EoE).
Sulla base dell’esame istologico abbiamo definito la presenza di due gruppi: Gruppo A (responder, 11 pazienti - 4 femmine, età media 38.4±13.4 anni) e Gruppo B (non-responder, 12 pazienti - 1 femmina, età media 27.6±10.3 anni). L’esame di MII-pH non ha evidenziato alcuna differenza tra i due gruppi. La HRM non ha mostrato differenze fra i due gruppi. I test provocativi hanno evidenziato mancata inibizione del corpo esofageo e presenza di onde pan-esofagee, risultate l’unico parametro in grado nel distinguere la presenza dei pazienti responder dai non-responder alla terapia con PPI (p<0.0001) sia durante MRS ma soprattutto durante RDC.
Conclusioni: i risultati di questo lavoro di tesi hanno permesso di evidenziare l’utilità dei test provocativi (MRS-RDC) in corso di HRM nei pazienti affetti da EoE, nel distinguere i soggetti responder dai non-responder. Se tale dato verrà confermato su casistiche più ampie da studi multicentrici, l’esame HRM ed i test provocativi diventeranno mandatori prima di scegliere l’opzione terapeutica di prima linea più adeguata.
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