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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09242018-170149


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
PEPE, VALERIA
URN
etd-09242018-170149
Titolo
Nella fase HBeAg negativa dell’infezione cronica da virus dell’epatite B i livelli circolanti dell’antigene di superficie non sono influenzati dall’eterogeneità del gene “S” della quasispecie circolante
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Brunetto, Maurizia Rossana
correlatore Dott. Colombatto, Piero
Parole chiave
  • malattie infettive
  • HBV
  • epatite B
  • epatite
  • virus
Data inizio appello
16/10/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’epatite B è una delle più diffuse malattie infettive al mondo. Nonostante l’esistenza di una vaccinazione efficace, la cifra stimata di infetti di HBV è più di due miliardi di persone e, di queste, più di 350 milioni hanno un’infezione cronica (WHO, 2000), rappresentando un rilevante problema di salute pubblica mondiale. I motivi di tale entità di diffusione possono spiegarsi considerando le strategie di trasmissione efficaci (in particolare la trasmissione perinatale), il lungo periodo di incubazione e i meccanismi messi in atto dal virus nell’evadere la risposta immune dell’ospite.
L’infezione da HBV è tipicamente acquisita alla nascita o nella prima infanzia in Asia ed Africa, zone in cui HBV è endemico. Nei Paesi occidentali, invece, la trasmissione avviene maggiormente attraverso contatto sessuale e parenterale nella popolazione adulta.
Lo spettro delle manifestazioni cliniche dell’infezione da HBV è ampio, variando da quadri asintomatici a quello di epatite acuta, e di epatite cronica, potenzialmente causa di cirrosi epatica ed epatocarcinoma (HCC).
Obiettivo del presente studio è stato quello di caratterizzare, in una coorte di 260 portatori di infezione da HBV HBeAg negativa genotipo D, l’eterogeneità dell’intero gene S e valutarne la correlazione con i livelli sierici di HBsAg, in accordo al diverso profilo virologico e clinico.
Sono stati studiati, quindi, 260 pazienti con infezione cronica da HBV HBeAg negativa/antiHBe positiva genotipo D (età mediana 48 anni, min-max: 13-77 anni; 165 maschi e 95 femmine), osservati in maniera consecutiva presso l’U.O. di Epatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana dal 1998 al 2016.
Complessivamente, l’evidenza che i pazienti con quasispecie circolante mutata in Pre-S/S mantengano livelli di HBsAg simili a quelli dei soggetti senza mutazioni si può spiegare con l’elevata complessità dei processi che presiedono alla produzione dell’HBsAg e fa ipotizzare che nei pazienti con mutazioni in Pre-S/S in grado di ridurre la secrezione delle proteine di superficie, l’HBsAg circolante possa avere differenti origini genetiche.
La produzione di HBsAg, nei soggetti con presenza di una quasispecie “difettiva” dominante, potrebbe essere complementata da popolazioni wild-type minoritarie o derivare da sequenze integrate di HBV-DNA che codificano per la proteina HBsAg. In accordo con quest’ultima ipotesi, recenti studi hanno dimostrato come, nello scimpanzè HBeAg negativo, l’HBsAg circolante derivi principalmente dalla trascrizione di sequenze di HBV integrate.
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