Tesi etd-09232016-143311 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BONISTALLI, EMIDIO
URN
etd-09232016-143311
Titolo
Il ruolo del Video Head Impulse Test nella diagnostica vestibolare: analisi della letteratura ed esperienze personali
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Casani, Augusto Pietro
Parole chiave
- cHIT
- Gentamicina
- Head Impulse Test
- Malattia di Ménière
- test vestibolari
- vHIT
Data inizio appello
25/10/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
La mia tesi riguarda "il ruolo del Video Head Impulse Test (vHIT) nella diagnostica vestibolare: analisi della letteratura ed esperienze personali".
Il vHIT è un esame vestibolare frutto dell'innovazione tecnica-strumentale che poggia sulle basi fisiopatologiche del Test di Halmagyi-Curthoys (detto anche Head Impulse Test clinico, cHIT) ideato nel 1988 (Halmagyi GM e Cuthoys IS, 1988).
Il cHIT è un test bedside che serve a verificare l'efficienza del Riflesso Vestibolo Oculomotore, VOR, in caso di rotazioni della testa ad alta frequenza. Il VOR è quel riflesso che ci consente di mantenere la fissazione visiva durante le rotazioni della testa, è attivato dall'azione di una coppia di canali semicircolari in risposta all'accelerazione angolare lungo il piano degli stessi canali e prevede il movimento compensatorio dei globi oculari a quello della testa: equivalente ampiezza, velocità, direzione, ma verso opposto. Se il riflesso è integro, siamo dunque in grado di mantenere la fissazione visiva, al contrario, se deficitario, si compirà una saccade correttiva per riportare gli occhi sulla mira.
Si tratta del test clinico più largamente adoperato al fine di identificare il lato ipofunzionante nell'ambito di una vestibolopatia periferica unilaterale.
Il vHIT rappresenta la computerizzazione del cHIT e permette di superare i limiti dello stesso cHIT. In particolare fornisce una misurazione oggettiva del guadagno del VOR (o VORgain), permette di riconoscere anche i movimenti saccadici che si compiono durante la rotazione della testa (saccadi covert) impercettibili a occhio nudo, e infine supera la dipendenza del test dall'esperienza dell'operatore.
La conoscenza dell'anatomia e della fisiologia degli organi vestibolari e del VOR sono essenziali per la comprensione del meccanismo dell'Head Impulse Test e delle informazioni che rileviamo, per questo si è ritenuto necessario menzionarle. cHIT e vHIT sono entrambi largamente adottati nella pratica clinica e costituiscono una parte importante dell'esame vestibolare, condividono la stessa base fisiopatologica e le informazioni che portano sono complementari a quelle degli altri test vestibolometrici (BVC, VEMPs, RC).
Saranno quindi trattate le modalità di esecuzione, le applicazioni cliniche ed i limiti degli esami suddetti. La parte finale della tesi sarà volta ad esporre la nostra esperienza personale che ha visto l'impiego del vHIT nei pazienti affetti da Malattia di Ménière.
Il vHIT è un esame vestibolare frutto dell'innovazione tecnica-strumentale che poggia sulle basi fisiopatologiche del Test di Halmagyi-Curthoys (detto anche Head Impulse Test clinico, cHIT) ideato nel 1988 (Halmagyi GM e Cuthoys IS, 1988).
Il cHIT è un test bedside che serve a verificare l'efficienza del Riflesso Vestibolo Oculomotore, VOR, in caso di rotazioni della testa ad alta frequenza. Il VOR è quel riflesso che ci consente di mantenere la fissazione visiva durante le rotazioni della testa, è attivato dall'azione di una coppia di canali semicircolari in risposta all'accelerazione angolare lungo il piano degli stessi canali e prevede il movimento compensatorio dei globi oculari a quello della testa: equivalente ampiezza, velocità, direzione, ma verso opposto. Se il riflesso è integro, siamo dunque in grado di mantenere la fissazione visiva, al contrario, se deficitario, si compirà una saccade correttiva per riportare gli occhi sulla mira.
Si tratta del test clinico più largamente adoperato al fine di identificare il lato ipofunzionante nell'ambito di una vestibolopatia periferica unilaterale.
Il vHIT rappresenta la computerizzazione del cHIT e permette di superare i limiti dello stesso cHIT. In particolare fornisce una misurazione oggettiva del guadagno del VOR (o VORgain), permette di riconoscere anche i movimenti saccadici che si compiono durante la rotazione della testa (saccadi covert) impercettibili a occhio nudo, e infine supera la dipendenza del test dall'esperienza dell'operatore.
La conoscenza dell'anatomia e della fisiologia degli organi vestibolari e del VOR sono essenziali per la comprensione del meccanismo dell'Head Impulse Test e delle informazioni che rileviamo, per questo si è ritenuto necessario menzionarle. cHIT e vHIT sono entrambi largamente adottati nella pratica clinica e costituiscono una parte importante dell'esame vestibolare, condividono la stessa base fisiopatologica e le informazioni che portano sono complementari a quelle degli altri test vestibolometrici (BVC, VEMPs, RC).
Saranno quindi trattate le modalità di esecuzione, le applicazioni cliniche ed i limiti degli esami suddetti. La parte finale della tesi sarà volta ad esporre la nostra esperienza personale che ha visto l'impiego del vHIT nei pazienti affetti da Malattia di Ménière.
File
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Il_ruolo...onali.pdf | 6.74 Mb |
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