Tesi etd-09232013-211732 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
ROSSI, AZZURRA
URN
etd-09232013-211732
Titolo
La cistectomia radicale nei pazienti ottuagenari.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Selli, Cesare
Parole chiave
- cistectomia radicale
Data inizio appello
15/10/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
OBIETTIVI:La cistectomia radicale può essere sottoutilizzata nei pazienti anziani, nonostante la letteratura dimostri un’accettabile morbilità/mortalità in questa popolazione. Scopo del nostro studio è valutare i tassi di sopravvivenza globale,morbilità e mortalità,e la qualità di vita dei pazienti ottuagenari sottoposti a cistectomia radicale con opportuna derivazione urinaria,presso l’Urologia Universitaria di Pisa.
MATERIALI E METODI: Abbiamo condotto uno studio retrospettivo su 390 pazienti operati di cistectomia radicale tra il dicembre 2000 e il luglio 2013: 65 presentavano un’età superiore agli 80 anni. Il periodo di follow up medio è stato di 20.8 mesi, con una mediana di 8 mesi (range che va da un minimo di 2 giorni a un massimo di 121 mesi).
In 60 pazienti (92.5%) al termine della cistectomia è stata eseguita una ureterocutaneostomia bilaterale o monolaterale (in pazienti monorene); 4 pazienti (6%) sono stati sottoposti a ureteroileocutaneostomia secondo Bricker; in un unico caso (1.5%) è stata confezionata una ureterosigmoidostomia bilaterale.
Le complicazioni peri e post-operatorie sono state definite e raggruppate in accordo con il sistema di Clavien- Dindo.
I tassi di sopravvivenza globale di 61 su 65 pazienti sono stati valutati secondo il metodo di Kaplan Meier, e successivamente stratificati secondo il Charlson Comorbidity Index, la classe ASA e lo stadio linfonodale all’istologico definitivo.
RISULTATI: Lo stadio istopatologico è risultato: 2 pazienti pTa, 1 pT0 e 1 pTis; 11 pT1, 20 pT2, 16 pT3, 14 pT4. Il periodo di ospedalizzazione medio è stata di 16,5 giorni,con una mediana di 11 giorni. Il tasso di mortalità peri-operatoria e complessiva sono state rispettivamente del 6.8% (4 pazienti deceduti nei primi 30 giorni: 3 per motivi cardiologici,1 per shock settico) e 7.55% (4 pazienti deceduti nei 90 giorni dall’intervento,per progressione oncologica).Dei 65 pazienti della nostra casistica,35 pazienti appartenevano a una classe ASA 1-2 (54%) e 30 pazienti ad una classe 3-4 (46%).Secondo il Charlson Comorbidity Index, 41 pazienti sono risultati con valore tra compreso tra 0 e 5 (63%), 24 pazienti con valore compreso tra 6 e 8 (37%), e di conseguenza quest’ultimi associati ad un maggiore rischio per la morbosità a 90 giorni. Le sopravvivenze dei pazienti a basso e alto rischio non presentavano differenze statisticamente significative.
E’ stata osservata una differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza globale tra pazienti in cui la linfoadenectomia non dimostrava interessamento linfonodale (N0), e quelli con linfonodi positivi (N+) o in cui la linfoadenectomia era stata omessa per scopi di sola palliazione (Nx).
Non si è dimostrata una differenza significativa tra pazienti ad alto rischio( ASA 3-4) e con alta comorbidità (Charlson Comorbidity Index >5).
CONCLUSIONI:La cistectomia radicale nei pazienti ottuagenari è un intervento fattibile e attuabile,con tassi di complicanze accettabili e non legate all’intervento di per sé;si rileva un’alta sopravvivenza che rafforza ancor di più l’utilizzo di un approccio così aggressivo.
Per la verifica dei risultati sopra citati,sono necessari studi prospettici multicentrici.
MATERIALI E METODI: Abbiamo condotto uno studio retrospettivo su 390 pazienti operati di cistectomia radicale tra il dicembre 2000 e il luglio 2013: 65 presentavano un’età superiore agli 80 anni. Il periodo di follow up medio è stato di 20.8 mesi, con una mediana di 8 mesi (range che va da un minimo di 2 giorni a un massimo di 121 mesi).
In 60 pazienti (92.5%) al termine della cistectomia è stata eseguita una ureterocutaneostomia bilaterale o monolaterale (in pazienti monorene); 4 pazienti (6%) sono stati sottoposti a ureteroileocutaneostomia secondo Bricker; in un unico caso (1.5%) è stata confezionata una ureterosigmoidostomia bilaterale.
Le complicazioni peri e post-operatorie sono state definite e raggruppate in accordo con il sistema di Clavien- Dindo.
I tassi di sopravvivenza globale di 61 su 65 pazienti sono stati valutati secondo il metodo di Kaplan Meier, e successivamente stratificati secondo il Charlson Comorbidity Index, la classe ASA e lo stadio linfonodale all’istologico definitivo.
RISULTATI: Lo stadio istopatologico è risultato: 2 pazienti pTa, 1 pT0 e 1 pTis; 11 pT1, 20 pT2, 16 pT3, 14 pT4. Il periodo di ospedalizzazione medio è stata di 16,5 giorni,con una mediana di 11 giorni. Il tasso di mortalità peri-operatoria e complessiva sono state rispettivamente del 6.8% (4 pazienti deceduti nei primi 30 giorni: 3 per motivi cardiologici,1 per shock settico) e 7.55% (4 pazienti deceduti nei 90 giorni dall’intervento,per progressione oncologica).Dei 65 pazienti della nostra casistica,35 pazienti appartenevano a una classe ASA 1-2 (54%) e 30 pazienti ad una classe 3-4 (46%).Secondo il Charlson Comorbidity Index, 41 pazienti sono risultati con valore tra compreso tra 0 e 5 (63%), 24 pazienti con valore compreso tra 6 e 8 (37%), e di conseguenza quest’ultimi associati ad un maggiore rischio per la morbosità a 90 giorni. Le sopravvivenze dei pazienti a basso e alto rischio non presentavano differenze statisticamente significative.
E’ stata osservata una differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza globale tra pazienti in cui la linfoadenectomia non dimostrava interessamento linfonodale (N0), e quelli con linfonodi positivi (N+) o in cui la linfoadenectomia era stata omessa per scopi di sola palliazione (Nx).
Non si è dimostrata una differenza significativa tra pazienti ad alto rischio( ASA 3-4) e con alta comorbidità (Charlson Comorbidity Index >5).
CONCLUSIONI:La cistectomia radicale nei pazienti ottuagenari è un intervento fattibile e attuabile,con tassi di complicanze accettabili e non legate all’intervento di per sé;si rileva un’alta sopravvivenza che rafforza ancor di più l’utilizzo di un approccio così aggressivo.
Per la verifica dei risultati sopra citati,sono necessari studi prospettici multicentrici.
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