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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09232013-175937


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
NOVELLI, ALESSIO
URN
etd-09232013-175937
Titolo
Ruolo diagnostico dei biomarcatori liquorali nella Malattia di Alzheimer
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Bonuccelli, Ubaldo
Parole chiave
  • CSF biomarkers
  • biomarcatori liquorali
  • alzheimer
  • demenze
  • dementia
Data inizio appello
15/10/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
La Malattia di Alzheimer (MA) rappresenta un grande problema personale, sociale ed economico, destinato ad aggravarsi, in parallelo con l’incremento dell’aspettativa di vita e dell’età media della popolazione.
Attualmente, la diagnosi della malattia di Alzheimer (come degli altri tipi di demenze) è basata sulla clinica e sul follow-up, con l’importante ausilio delle tecniche di neuro-imaging.
Tuttavia, demenze di diversa origine possono manifestarsi con quadri clinici ampiamente sovrapponibili; inoltre, l’insorgenza di sintomi e segni clinici rappresenta un evento piuttosto tardivo nella storia naturale della malattia, dal momento che il processo patologico resta per molti anni a livello subclinico. Gli esami strumentali ad oggi disponibili sono molto utili, ma non dotati di assoluta specificità.
Per queste ragioni, la diagnosi di queste patologie è spesso posta con un certo ritardo, e non sono infrequenti gli errori diagnostici, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia; particolarmente difficile è la diagnosi differenziale tra demenze che si presentano con quadro clinico simile (ad esempio, malattia di Alzheimer e variante comportamentale della demenza frontotemporale). Questo problema assume importanza ancora maggiore in relazione alla possibile introduzione di terapie eziologiche per la malattia di Alzheimer, per cui diventerebbe essenziale raggiungere una diagnosi quanto più possibile accurata e precoce.
È in quest’ottica che si pone lo studio dei biomarcatori liquorali nella diagnosi delle demenze. I biomarcatori liquorali sono proteine presenti nel liquido cefalo-rachidiano, dotate dell’importante caratteristica di essere correlate con il substrato patologico della malattia. Variazioni nei livelli di queste proteine nel liquor, quindi, possono indicare il processo neurodegenerativo in atto, di conseguenza il loro dosaggio può essere utilizzato a fini diagnostici.
La proteina amiloide-β42 (Aβ42), la proteina tau (total tau, t-tau) e la proteina tau fosforilata (phosphorilated tau, p-tau) sono i tre biomarcatori liquorali più largamente studiati. È stato dimostrato che, grazie al dosaggio di queste proteine, è possibile distinguere, anche precocemente, la MA da altre forme di demenza. Gli studi fino ad oggi condotti hanno chiarito che alla MA si associa un profilo tipico dei biomarcatori liquorali, vale a dire Aβ42 ridotta, t-tau aumentata e p-tau aumentata. Tuttavia, non è nota con precisione l’accuratezza diagnostica di detti marcatori, motivo per cui non è possibile, ad oggi, attribuire loro una precisa funzione nella diagnosi delle demenze.
Partendo da questi presupposti, la presente tesi mira ad indagare il ruolo diagnostico dei biomarcatori liquorali nella diagnosi della MA, soprattutto in relazione all’applicazione nella pratica clinica, attraverso uno studio condotto su una coorte di pazienti con decadimento cognitivo.
Sono stati retrospettivamente valutati i livelli di Aβ42, t-tau and p-tau di 47 pazienti, che avevano ricevuto, sulla base del quadro clinico, psicometrico, neuroradiologico e funzionale (mediante esecuzione di PET con FdG), una diagnosi clinica di Malattia di Alzheimer (AD, 17 casi), Atrofia Corticale Posteriore (PCA, 2 casi), Afasia Logopenica (LPA, 3 casi), Afasia Progressiva Non Fluente o Demenza Semantica (PNFA o SD, 5 casi), Demenza Fronto-Temporale (FTD, 12 casi), Demenza da corpi di Lewy (DLB, 4 casi), Degenerazione Corticobasale (CBD, 1 caso) e Disturbo Cognitivo Funzionale (FCD, 3 casi). I pazienti con diagnosi clinica di AD, PCA e LPA, sono stati riuniti nella macro-categoria “Alzheimer”, ed i pazienti con diagnosi clinica di PNFA/SD, FTD, DLB, CBD e FCD, nella macro-categoria “Non-Alzheimer”.
I risultati dello studio confermano che il profilo dei biomarcatori liquorali è in grado di distinguere demenze Alzhiemer-correlate (ossia demenze il cui substrato neuropatologico è quello caratteristico della malattia di Alzheimer) rispetto a demenze di altra origine. Il profilo dei biomarcatori liquorali è risultato in accordo con la diagnosi clinica nel 74% dei casi (35 pazienti su 47). Nel macro-gruppo Alzheimer, la concordanza tra diagnosi clinica e profilo liquorale si è osservata in 19 pazienti su 22 (86%). Nel macro-gruppo Non-Alzheimer, in 16 casi su 25 (64%) il profilo dei marcatori liquorali è risultato in accordo con la diagnosi clinica, mentre in 9 casi su 25 (36%) è risultato in disaccordo. Per i casi non concordanti (12 pazienti), è stata effettuata una rivalutazione della diagnosi, anche in base al follow-up, e tale rivalutazione ha portato al cambiamento della diagnosi iniziale in 6 casi (1 del macro-gruppo Alzheimer e 5 del macro-gruppo Non-Alzheimer).
In conclusione, i biomarcatori liquorali si sono dimostrati un importante ausilio diagnostico, in particolare nei pazienti con diagnosi iniziale di demenze non-Alzheimer, dove sono più frequenti le misdiagnosi.
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