Significato e nonsenso nell'ultimo Wittgenstein
The last Wittgenstein on Meaning and Nonsense
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA
Relatori
Relatore Gargani, Aldo Giorgio Relatore Prof. Iacono, Alfonso Maurizio
Parole chiave
common sense
contesto
filosofia analitica
interpretazione standard
meaning
nonsense
On Certainty
senso comune
the new wittgenstein
Über Gewissheit
use
etica
standard interpretation
Data inizio appello
15/10/2007
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
15/10/2047
Riassunto
La tesi ha come obiettivo l'analisi dei concetti di significato e nonsenso nell'ultimo periodo del pensiero di Wittgenstein. Il testo di riferimento è Della Certezza, letto attraverso le interpretazioni opposte di Marie McGinn e James Conant. L'interpretazione di quest'ultimo, definibile come ‘interpretazione terapeutica’, è sviluppata partendo dall'influenza che ha avuto il Gottlob Frege su Wittgenstein, con particolare riguardo al concetto di ‘nonsenso’. Sull'interpretazione dell'insensatezza in Wittgenstein, McGinn e Conant divergono radicalmente: la tesi analizza le due interpretazioni attraverso un confronto diretto con Della Certezza e con le principali proposizioni di Wittgenstein che, in altri testi dello stesso autore, affrontano direttamente i concetti di nonsenso e significato. Fondamentale è la nozione di Erklärung (delucidazione) per come è espressa nel Tractatus Logico-Philosophicus. Attraverso l'interpretazione di James Conant, l'insensatezza di cui Wittgenstein, in Della Certezza, accusa la famosa proposizione di Moore: ‘Io so che qui c’è una mano', viene qui messa in relazione con il concetto di insensatezza esposto nel Tractatus. Ho ritenuto l'interpretazione ‘terapeutica’ molto efficace alla comprensione della reale portata filosofica di Della Certezza, che un'interpretazione ‘standard’ come quella di Marie McGinn non sembra invece cogliere appieno. La tesi cerca infine di evidenziare come i concetti di nonsenso e significato si rivelino solcati da una indelebile tensione etica che sfocia, negli ultimi appunti di Wittgenstein, in un appello alla chiarezza nel rapporto con le nostre parole: l'insensatezza in cui ci induce inevitabilmente l'uso linguistico, se non percepita nella sua natura grammaticale, diventa il riflesso di un'incoerenza verso noi stessi.