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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09222012-231620


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
STOCCHI, ELISA
URN
etd-09222012-231620
Titolo
IL CREDITO ALLE IMPRESE: ANDAMENTO E IMPLICAZIONI SULLE GESTIONI BANCARIE
Dipartimento
ECONOMIA
Corso di studi
BANCA, BORSA E ASSICURAZIONI
Relatori
relatore Prof.ssa Ferretti, Paola
Parole chiave
  • sofferenze
  • redditività
  • rating
  • prociclicità
  • prestiti bancari
  • rapporto banca-impresa
Data inizio appello
11/10/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
11/10/2052
Riassunto
Il presente lavoro di tesi mette in evidenza come l'accesso al credito bancario in Italia rappresenti un elemento fondamentale nel processo di gestione e di crescita delle imprese.
Nella prima parte ci si sofferma sul rapporto banca-impresa, considerando sia il relationship lending che il multi affidamento tipico delle imprese italiane, viene esaminato il processo che sta alla base della concessione del credito alle imprese facendo riferimento al sistema di rating interno e si evidenzia il problema legato alla prociclicità di tale modello.
Vengono messi in risalto gli effetti della crisi sul credito bancario alle imprese, in particolare dall’analisi sulla dinamica del credito al settore produttivo emerge che il finanziamento bancario, seppure abbia registrato una flessione nel periodo considerato, è stato garantito dagli intermediari di piccole e medie dimensioni, che hanno evitato possibili fenomeni di credit crunch, mentre le banche di maggiore dimensione hanno ridotto parecchio le erogazioni e si sono concentrate esclusivamente sulle imprese meno rischiose.
A limitare i rischi di una carenza di finanziamenti hanno contribuito sia i numerosi interventi a sostegno del credito alle imprese effettuati dalle Autorità nazionali (ABI-CDP) dall’avvio della crisi, sia quelli a sostegno del miglioramento delle condizioni patrimoniali e di liquidità delle banche promossi dalle banche centrali.
L’esperienza della crisi ha posto in evidenza la sostanziale debolezza del quadro regolamentare internazionale in materia di patrimonio e ha portato ad un significativo processo di revisione delle regole di vigilanza prudenziale volto ad aumentare la quantità e la qualità del patrimonio delle banche, culminato, nel settembre del 2010, con il nuovo accordo cosiddetto di Basilea 3 che entrerà in vigore all’inizio del 2013 e andrà a regime con gradualità.
Si esamina il possibile impatto che tale nuova normativa potrebbe avere sull’economia reale e si sottolinea che, in un momento di scarsa crescita come quello attuale, sarebbe fondamentale evitare un possibile credit crunch provocato dai nuovi vincoli patrimoniali, che potrebbero scatenare i suoi effetti più rilevanti proprio su quelle piccole e medie imprese che rappresentano il nucleo del mondo produttivo italiano. Per questo grazie al forte sostegno dell’Abi e delle maggiori associazioni di imprese italiane, la Commissione Affari economici e finanziari del Parlamento europeo ha approvato un emendamento alla Direttiva europea sui requisiti di capitale e ha accolto il “Pmi supporting Factor”, fattore di correzione applicato ai finanziamenti alle Pmi.
Si tratta di un fattore di ponderazione che tiene conto del minor rischio sistemico dell’esposizione bancaria nei confronti delle Pmi, che permette di compensare l’incremento del requisito patrimoniale minimo richiesto alle banche.
Nella seconda parte si analizza l’andamento dei prestiti bancari alle imprese nel periodo dal 2005 al 2011 mettendo in risalto le differenze tra il periodo precedente la crisi finanziaria internazionale e quello attuale di piena crisi economico-finanziaria. L’andamento viene considerato sotto tre diversi aspetti: la dimensione della banca, le caratteristiche delle imprese, in termini di dimensione, localizzazione e branca produttiva, e la tipologia di prestito considerando la durata del finanziamento, la grandezza del fido e la forma tecnica.
Infine nella terza parte si riscontra quanto sui bilanci delle banche ricada una parte molto ampia del rischio dell’attività di impresa, che nei periodi di recessione si traduce in crediti deteriorati, sofferenze, perdite, con gravi ripercussioni sull’offerta di nuovi prestiti, che comportano costi elevati per gli intermediari e per l’economia.
Anche la profittabilità delle banche risulta condizionata dalla bassa crescita dell’economia, infatti il rallentamento degli impieghi al settore produttivo comprime il margine di interesse, che risente allo stesso tempo anche del rincaro della raccolta dovuto alla presenza di un duraturo aumento del rischio sovrano.
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