Tesi etd-09212009-152221 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
FAETA, LUCIA
URN
etd-09212009-152221
Titolo
Il Casino di Pio IV in Vaticano. Tra mito natura e religione
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
STORIA DELL'ARTE
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
correlatore Prof.ssa Sicca, Cinzia Maria
correlatore Prof.ssa Sicca, Cinzia Maria
Parole chiave
- Casino
- Giardini Vaticani
- Paolo IV
- Pio IV
- Pirro Ligorio
Data inizio appello
02/11/2009
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
02/11/2049
Riassunto
Per riscoprire e conoscere quel carattere di originalità che gli appartiene e nel desiderio di continuare a scoprire i molteplici “volti” che questo monumento offre, questa ricerca si propone come finalità principale quella di tracciare, da un lato, un disegno organico di tutti gli studi che fino ad oggi si sono interessati del Casino e, dall’altro, di provare ad andare oltre una visione strettamente compilativa dei contributi raccolti, orientata a rinvenire altri percorsi, altri sbocchi da cui ripartire.
A tale scopo e nell’orizzonte della letteratura esistente, il Casino è stato analizzato e inquadrato, anzitutto, dal punto di vista storico. Ciò è stato possibile collocandolo nell’intersezione dei due approcci che, ordinariamente, l’hanno focalizzato nel corso del tempo e all’interno dei rispettivi saperi disciplinari: quello più propriamente architettonico, in riferimento soprattutto alla figura di Pirro Ligorio (I parte), e quello che più ampiamente possiamo definire, dal punto di vista contestuale, di natura storico-artistica, in riferimento al programma iconografico, alla committenza papale e agli artisti concorsi nella sua realizzazione (II parte) .
Ma il vero focus della ricerca è rappresentato dall’approfondimento iconografico e iconologico dell’apparato decorativo dell’intero complesso architettonico del Casino. Ciò è stato possibile non solo a partire dal duplice approccio storico-artistico delineato nella prima parte di natura contestuale ma soprattutto in relazione a quella peculiarità del monumento vaticano che, se da un lato si inserisce all’interno del panorama delle ville antiche in chiave rinascimentale , dall’altro se ne distanzia – e in qualche modo anche differenziandosi notevolmente – in ragione del fatto che è localizzato all’interno di un complesso – l’attuale Città del Vaticano – che di per sé esprime già il concetto di una ville (città/stato). Semmai – ed è questa l’ipotesi che mi ha guidato nel concentrare la ricerca sugli aspetti iconografici e iconologici sviluppati nella seconda parte – si tratta di considerare il Casino come un vero “gioiello dell’arte”, per certi versi anche un “open air museum” (museo a cielo aperto), quale diretta espressione della committenza papale e della cultura enciclopedica dell’architetto.
Per questa seconda parte è stato decisivo e fondamentale, a questo punto, delineare da un lato, quelle chiavi di lettura che – incentrate sul mito, sulla natura e sulla religione – ne accompagnano lo svelamento progressivo di quella stratificazione di significati e di simbologie legate alla committenza e al contesto culturale. E dall’altro ricostruire le linee euristiche attraverso cui è possibile ancora oggi continuare a scoprire e a comprendere la ricchezza del suo programma iconografico e cercare di colmare i molti interrogativi ancora aperti nei riguardi soprattutto delle decorazioni che si dispiegano negli ambienti interni.
Le raffigurazioni mitologiche, cristiane e allegoriche che si inseguono all’interno monumento rappresentano le tessere di un complesso puzzle in cui si intersecano dinamiche politico-culturali-religiose. Fino ad oggi, in merito, resta ancora necessario, come vedremo, il riferimento agli studi basilari di Walter Friedländer, di Graham Smith, di Maria Luisa Madonna, di Marcello Fagiolo, di Caterina Volpi e di Maria Losito. Tuttavia, grazie alla possibilità di una visione diretta del monumento, è stato possibile provare ad inverarne ulteriormente la lettura, attraverso un approccio iconografico alle decorazioni degli ambienti interni dell’intero complesso, ricollegandole alle relative fonti mitologiche (in primis le Metamorfosi di Ovidio ma anche l’opera enciclopedica di Ligorio) e bibliche (in riferimento sia all’Antico che al Nuovo Testamento). Solo attraverso un tale dispiegamento ermeneutico di temi, l’approccio al Casino riesce così a unificare in sé mito e allegoria, descrizione della natura e del mondo e temi dell’Antico e del Nuovo Testamento.
E ciò dentro un universalismo che si tiene in bilico tra sacro e profano.
A tale scopo e nell’orizzonte della letteratura esistente, il Casino è stato analizzato e inquadrato, anzitutto, dal punto di vista storico. Ciò è stato possibile collocandolo nell’intersezione dei due approcci che, ordinariamente, l’hanno focalizzato nel corso del tempo e all’interno dei rispettivi saperi disciplinari: quello più propriamente architettonico, in riferimento soprattutto alla figura di Pirro Ligorio (I parte), e quello che più ampiamente possiamo definire, dal punto di vista contestuale, di natura storico-artistica, in riferimento al programma iconografico, alla committenza papale e agli artisti concorsi nella sua realizzazione (II parte) .
Ma il vero focus della ricerca è rappresentato dall’approfondimento iconografico e iconologico dell’apparato decorativo dell’intero complesso architettonico del Casino. Ciò è stato possibile non solo a partire dal duplice approccio storico-artistico delineato nella prima parte di natura contestuale ma soprattutto in relazione a quella peculiarità del monumento vaticano che, se da un lato si inserisce all’interno del panorama delle ville antiche in chiave rinascimentale , dall’altro se ne distanzia – e in qualche modo anche differenziandosi notevolmente – in ragione del fatto che è localizzato all’interno di un complesso – l’attuale Città del Vaticano – che di per sé esprime già il concetto di una ville (città/stato). Semmai – ed è questa l’ipotesi che mi ha guidato nel concentrare la ricerca sugli aspetti iconografici e iconologici sviluppati nella seconda parte – si tratta di considerare il Casino come un vero “gioiello dell’arte”, per certi versi anche un “open air museum” (museo a cielo aperto), quale diretta espressione della committenza papale e della cultura enciclopedica dell’architetto.
Per questa seconda parte è stato decisivo e fondamentale, a questo punto, delineare da un lato, quelle chiavi di lettura che – incentrate sul mito, sulla natura e sulla religione – ne accompagnano lo svelamento progressivo di quella stratificazione di significati e di simbologie legate alla committenza e al contesto culturale. E dall’altro ricostruire le linee euristiche attraverso cui è possibile ancora oggi continuare a scoprire e a comprendere la ricchezza del suo programma iconografico e cercare di colmare i molti interrogativi ancora aperti nei riguardi soprattutto delle decorazioni che si dispiegano negli ambienti interni.
Le raffigurazioni mitologiche, cristiane e allegoriche che si inseguono all’interno monumento rappresentano le tessere di un complesso puzzle in cui si intersecano dinamiche politico-culturali-religiose. Fino ad oggi, in merito, resta ancora necessario, come vedremo, il riferimento agli studi basilari di Walter Friedländer, di Graham Smith, di Maria Luisa Madonna, di Marcello Fagiolo, di Caterina Volpi e di Maria Losito. Tuttavia, grazie alla possibilità di una visione diretta del monumento, è stato possibile provare ad inverarne ulteriormente la lettura, attraverso un approccio iconografico alle decorazioni degli ambienti interni dell’intero complesso, ricollegandole alle relative fonti mitologiche (in primis le Metamorfosi di Ovidio ma anche l’opera enciclopedica di Ligorio) e bibliche (in riferimento sia all’Antico che al Nuovo Testamento). Solo attraverso un tale dispiegamento ermeneutico di temi, l’approccio al Casino riesce così a unificare in sé mito e allegoria, descrizione della natura e del mondo e temi dell’Antico e del Nuovo Testamento.
E ciò dentro un universalismo che si tiene in bilico tra sacro e profano.
File
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