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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09202022-130521


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
RAMALLI, DALIA
URN
etd-09202022-130521
Titolo
“Awake” ExtraCorporeal Membrane Oxygenation (ECMO): dalla teoria alla pratica clinica. L’esperienza del centro ECMO di Pisa durante la pandemia da Sars-Cov2
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
ANESTESIA, RIANIMAZIONE, TERAPIA INTENSIVA E DEL DOLORE
Relatori
relatore Prof. Forfori, Francesco
relatore Dott. Guarracino, Fabio
Parole chiave
  • ECMO awake COVID sarscov2 ARDS
Data inizio appello
04/10/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’ossigenazione extracorporea a membrana nella sua configurazione veno-venosa (ECMO v-v), è una tecnica che permette lo scambio gassoso extracorporeo per assicurare il supporto alle funzioni vitali in caso di insufficienza respiratoria grave ma potenzialmente reversibile e refrattaria alle terapia massimali.

L’utilizzo dell’ECMO veno-venoso per la gestione dei pazienti con insufficienza respiratoria sta rapidamente aumentando in tutto il mondo. Secondo il registro ELSO (Extracorporeal Life Support Organization) negli ultimi cinque anni più di 36.000 pazienti sono stati trattati con questo tipo di supporto, oltre 6000 in Europa. Il ricorso all’’ECMO è ormai riportato in numerose linee guida sulla gestione dell'insufficienza respiratoria 1. Durante la pandemia da COVID 19 questo strumento ha assunto un’importanza notevole e si è assistito ad una notevole accresciuto interesse nella comprensione delle basi fisiopatologiche e degli aspetti gestionali dello stesso.2

Fino a pochi anni fa l’ECMO v-v era inteso come risorsa “rescue”, ultima linea di trattamento nelle insufficienze respiratorie refrattarie alle terapie convenzionali delle quali la ventilazione meccanica rappresentava (e rappresenta tutt’oggi) il caposaldo. Nei pazienti con ARDS però la ventilazione meccanica è foriera di numerose complicanze come la ventilator-associated pneumonia (VAP), la mechanical ventilation-induced lung injury (VILI), l’atrofia diaframmatica e il miotrauma nonché alle complicanze dovute all’utilizzo di sedativi, oppiodi e bloccanti neuromuscolari.

L’obiettivo dell’ECMO v-v nel paziente con insufficienza respiratoria è vicariare la funzione dell’apparato respiratorio proteggendolo da ulteriori danni, riducendo così il volume tidalico, la frequenza respiratoria, le pressioni di ventilazione (in particolare la pressione di plateau e la driving pressure) e quindi il mechanical power3. Pertanto, alcuni centri, hanno pionieristicamente seguito l’idea di ricorrere precocemente all’ECMO v-v, in modo da poter garantire una ventilazione protettiva o ultraprotettiva.5

Negli ultimi 10 anni si è assistito all’emergere di un nuovo concetto: l’utilizzo dell’ECMO veno-venoso in pazienti svegli, non intubati ed in respiro spontaneo, quindi come strategia alternativa alla ventilazione meccanica.
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