Tesi etd-09202019-211832 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
SCIUTO, PAOLO
URN
etd-09202019-211832
Titolo
Determinanti di limitazione della capacità di esercizio in diabetici asintomatici caratterizzati tramite ecocardiografia e test da sforzo cardiopolmonare
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Natali, Andrea
Parole chiave
- Cardiomiopatia diabetica
- Diabete
- Ecocardiografia
- Limitazione della capacità di esercizio
- Speckle Tracking
- Test da sforzo cardiopolmonare
- Tissue-Doppler
Data inizio appello
15/10/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/10/2089
Riassunto
Background. Il diabete mellito di tipo 2 ha assunto dimensioni tali da configurare un problema sanitario su scala globale. Il 50-70% dei pazienti affetti da diabete di tipo 2 muore a causa di complicanze cardiovascolari della malattia, in particolare cardiopatia ischemica e scompenso cardiaco. L’evidenza che lo scompenso cardiaco si presenta nel diabete anche in assenza di cardiopatia ischemica o altre patologie cardiache note per esserne causa, ha portato a coniare il termine “cardiomiopatia diabetica”, che tuttavia quasi sempre rimane una diagnosi di esclusione. Recentemente si sono moltiplicati gli sforzi di ricerca volti ad individuare presidi che garantiscano maggiori sensibilità e specificità diagnostiche nei confronti dello scompenso cardiaco in pazienti affetti da diabete. In questo contesto, molteplici studi hanno indagato il ruolo del test da sforzo cardiopolmonare integrato all’ecocardiografia da sforzo, dimostrando che il diabete si associa ad una limitazione della capacità di esercizio, riconducibile ad una varietà di anomalie a carico dei diversi sistemi ed apparati implicati nella risposta allo stesso.
Metodi. 51 pazienti diabetici, asintomatici, non complicati ed esenti da patologia cardiaca sono stati sottoposti a test da sforzo cardiopolmonare, acquisendo immagini ecocardiografiche a riposo e in diversi momenti dell’esercizio. I pazienti esaminati sono stati suddivisi in due gruppi sulla base del valore di VO2picco espresso come percentuale del VO2max predetto: 26 pazienti presentavano VO2picco ≥ 75%, mentre 25 pazienti avevano VO2picco < 75%.
Risultati. I due gruppi di pazienti sono risultati omogenei per età, sesso, qualità del controllo glicemico e durata di malattia; una modesta differenza è stata osservata rispetto al BMI, seppur non significativa. Esprimendo il VO2 in funzione del carico di lavoro, si è osservato che i due gruppi di pazienti non differiscono significativamente in termini di efficienza termodinamica, e che i pazienti con ridotto VO2picco esauriscono l’esercizio come conseguenza di un precoce raggiungimento della soglia anaerobica, laddove invece il VO2 alla soglia anaerobica rappresenta una percentuale del VO2picco simile tra i due gruppi. Esprimendo anche il cardiac output, la frequenza cardiaca, lo stroke volume e la differenza arterovenosa di O2 in funzione del carico di lavoro, non si sono osservate differenze significative in nessuno di questi parametri. I pazienti con VO2picco < 75% hanno mostrato valori ridotti di S’ e GLS a riposo e durante esercizio. Non sono state osservate differenze significative della funzione diastolica.
Conclusioni. I pazienti con VO2picco ridotta non mostrano significative alterazioni a carico dei principali sistemi ed apparati implicati nella risposta all’esercizio. La limitata capacità funzionale di questi pazienti sembra essere conseguenza di uno stato di decondizionamento fisico, che si estrinseca in un precoce raggiungimento della soglia anaerobica e, conseguentemente, del picco dell’esercizio. La disfunzione sistolica osservata in questi pazienti non sembra essere responsabile della limitazione funzionale, dal momento che non è tale da compromettere la capacità di incremento del cardiac output in risposta all’esercizio.
Metodi. 51 pazienti diabetici, asintomatici, non complicati ed esenti da patologia cardiaca sono stati sottoposti a test da sforzo cardiopolmonare, acquisendo immagini ecocardiografiche a riposo e in diversi momenti dell’esercizio. I pazienti esaminati sono stati suddivisi in due gruppi sulla base del valore di VO2picco espresso come percentuale del VO2max predetto: 26 pazienti presentavano VO2picco ≥ 75%, mentre 25 pazienti avevano VO2picco < 75%.
Risultati. I due gruppi di pazienti sono risultati omogenei per età, sesso, qualità del controllo glicemico e durata di malattia; una modesta differenza è stata osservata rispetto al BMI, seppur non significativa. Esprimendo il VO2 in funzione del carico di lavoro, si è osservato che i due gruppi di pazienti non differiscono significativamente in termini di efficienza termodinamica, e che i pazienti con ridotto VO2picco esauriscono l’esercizio come conseguenza di un precoce raggiungimento della soglia anaerobica, laddove invece il VO2 alla soglia anaerobica rappresenta una percentuale del VO2picco simile tra i due gruppi. Esprimendo anche il cardiac output, la frequenza cardiaca, lo stroke volume e la differenza arterovenosa di O2 in funzione del carico di lavoro, non si sono osservate differenze significative in nessuno di questi parametri. I pazienti con VO2picco < 75% hanno mostrato valori ridotti di S’ e GLS a riposo e durante esercizio. Non sono state osservate differenze significative della funzione diastolica.
Conclusioni. I pazienti con VO2picco ridotta non mostrano significative alterazioni a carico dei principali sistemi ed apparati implicati nella risposta all’esercizio. La limitata capacità funzionale di questi pazienti sembra essere conseguenza di uno stato di decondizionamento fisico, che si estrinseca in un precoce raggiungimento della soglia anaerobica e, conseguentemente, del picco dell’esercizio. La disfunzione sistolica osservata in questi pazienti non sembra essere responsabile della limitazione funzionale, dal momento che non è tale da compromettere la capacità di incremento del cardiac output in risposta all’esercizio.
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