Tesi etd-09202018-231128 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BISCI, COSIMO
URN
etd-09202018-231128
Titolo
Trattamento dell'esofago di Barrett con radiofrequenza: tecniche di esecuzione e risultati in un centro di riferimento
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Marchi, Santino
correlatore Dott. Santi, Stefano
correlatore Dott. D'Imporzano, Simone
correlatore Dott. Santi, Stefano
correlatore Dott. D'Imporzano, Simone
Parole chiave
- adenocarcinoma esofageo
- barrx
- esofago di barrett
- termoablazione con radiofrequenza
- termoablazione esofago di barrett
- trattamento endoscopico con radiofrequenza
- trattamento endoscopico esofago di barrett
Data inizio appello
16/10/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’esofago di Barrett è una condizione caratterizzata da una sostituzione metaplastica dell’epitelio squamoso esofageo con un epitelio colonnare simil-intestinale, della quale si stima un importante aumento di incidenza nel mondo occidentale negli ultimi decenni, con una prevalenza nella popolazione generale di circa l’1,6%. Nonostante la sua totale asintomaticità, la presenza di metaplasia intestinale comporta un aumento del rischio di sviluppare l’adenocarcinoma esofageo; tale rischio aumenta progressivamente in relazione al tipo di metaplasia presente: se non è presente displasia si attesta intorno allo 0,3% annuo, se è presente displasia di basso grado sale allo 0,5-0,7% annuo mentre se è presente displasia di alto grado sale al 6,6% annuo. Questo ci permette di capire la rilevanza dell’individuazione di tale metaplasia e l’importanza della sorveglianza endoscopica e del trattamento di questi pazienti.
Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove tecniche, come la High Resolution Endoscopy, la cromoendoscopia, la magnificazione endoscopica o la Narrow Band Imaging, per permettere una miglior individuazione dell’esofago di Barrett all’esame endoscopico e incrementare la nostra capacità di individuare endoscopicamente l’eventuale displasia presente, consentendo quindi di superare, almeno in parte, il concetto del Protocollo di Seattle. Tale protocollo prevede infatti l’esecuzione di biopsie random per ogni quadrante esofageo ogni 1-2 cm, nel tentativo di aumentare la nostra capacità di individuare la metaplasia e la displasia all’esame istologico.
Fino a qualche anno fa, il gold standard per il trattamento dell’adenocarcinoma esofageo e dell’esofago di Barrett con displasia di alto grado era la resezione esofagea chirurgica; ad oggi, grazie al miglioramento delle tecniche di trattamento endoscopico, riusciamo ad individuare lesioni esofagee a stadi precoci della progressione neoplastica e si riescono quindi a trattare endoscopicamente piuttosto che chirurgicamente, con un vantaggio importante in termini di morbilità e di mortalità peri- e post-operatoria.
I trattamenti endoscopici vengono eseguiti mediante metodiche resettive o ablative. Tra le varie tecniche ablative che sono state sviluppate, quella che sembra avere un migliore profilo di efficacia e sicurezza è l’ablazione con radiofrequenza o RFA (RadioFrequency Ablation). Questa tecnica è stata adottata ed inserita nel contesto dei trattamenti eseguiti presso la U.O. di Chirurgia dell’Esofago, in collaborazione con la U.O. di Gastroenterologia Universitaria, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
Nel presente studio retrospettivo sono stati inclusi 66 pazienti che sono stati trattati con RFA nel periodo tra novembre 2011 e giugno 2018, per un totale di 91 ablazioni. Prima del trattamento, 18 di questi pazienti avevano una diagnosi di esofago di Barrett non displastico, 35 di displasia di basso grado e 13 di displasia di alto grado.
Su 48 ablazioni effettuate in prima istanza nei pazienti con displasia, in 45 pazienti è stata raggiunta la completa eradicazione della displasia; dei tre pazienti in cui non è stata raggiunta dopo il primo trattamento, due hanno eseguito una seconda ablazione che ha eradicato completamente la displasia, mentre uno di essi ha sviluppato un adenocarcinoma esofageo ed ha subìto una esofagectomia subtotale. L’eradicazione della displasia è quindi stata raggiunta in 47 pazienti su 48 (97,9%).
Su 66 pazienti con esofago di Barrett, con o senza displasia, la completa eradicazione della metaplasia è stata raggiunta in 42 pazienti (63,7%); in 28 pazienti (42,4%) era stata raggiunta già dopo il primo trattamento con RFA.
Durante il trattamento e il periodo di follow-up (con una media di 24 ± 23 mesi), sono stati riscontrati eventi avversi in due casi (2,2%), di cui un caso di stenosi e un caso di sanguinamento.
I dati di questo studio confermano quindi i dati presenti nella letteratura.
Nell’esperienza della U.O. di Chirurgia dell’Esofago di Pisa, quindi, il trattamento con RFA è risultato essere efficace e sicuro.
Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove tecniche, come la High Resolution Endoscopy, la cromoendoscopia, la magnificazione endoscopica o la Narrow Band Imaging, per permettere una miglior individuazione dell’esofago di Barrett all’esame endoscopico e incrementare la nostra capacità di individuare endoscopicamente l’eventuale displasia presente, consentendo quindi di superare, almeno in parte, il concetto del Protocollo di Seattle. Tale protocollo prevede infatti l’esecuzione di biopsie random per ogni quadrante esofageo ogni 1-2 cm, nel tentativo di aumentare la nostra capacità di individuare la metaplasia e la displasia all’esame istologico.
Fino a qualche anno fa, il gold standard per il trattamento dell’adenocarcinoma esofageo e dell’esofago di Barrett con displasia di alto grado era la resezione esofagea chirurgica; ad oggi, grazie al miglioramento delle tecniche di trattamento endoscopico, riusciamo ad individuare lesioni esofagee a stadi precoci della progressione neoplastica e si riescono quindi a trattare endoscopicamente piuttosto che chirurgicamente, con un vantaggio importante in termini di morbilità e di mortalità peri- e post-operatoria.
I trattamenti endoscopici vengono eseguiti mediante metodiche resettive o ablative. Tra le varie tecniche ablative che sono state sviluppate, quella che sembra avere un migliore profilo di efficacia e sicurezza è l’ablazione con radiofrequenza o RFA (RadioFrequency Ablation). Questa tecnica è stata adottata ed inserita nel contesto dei trattamenti eseguiti presso la U.O. di Chirurgia dell’Esofago, in collaborazione con la U.O. di Gastroenterologia Universitaria, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
Nel presente studio retrospettivo sono stati inclusi 66 pazienti che sono stati trattati con RFA nel periodo tra novembre 2011 e giugno 2018, per un totale di 91 ablazioni. Prima del trattamento, 18 di questi pazienti avevano una diagnosi di esofago di Barrett non displastico, 35 di displasia di basso grado e 13 di displasia di alto grado.
Su 48 ablazioni effettuate in prima istanza nei pazienti con displasia, in 45 pazienti è stata raggiunta la completa eradicazione della displasia; dei tre pazienti in cui non è stata raggiunta dopo il primo trattamento, due hanno eseguito una seconda ablazione che ha eradicato completamente la displasia, mentre uno di essi ha sviluppato un adenocarcinoma esofageo ed ha subìto una esofagectomia subtotale. L’eradicazione della displasia è quindi stata raggiunta in 47 pazienti su 48 (97,9%).
Su 66 pazienti con esofago di Barrett, con o senza displasia, la completa eradicazione della metaplasia è stata raggiunta in 42 pazienti (63,7%); in 28 pazienti (42,4%) era stata raggiunta già dopo il primo trattamento con RFA.
Durante il trattamento e il periodo di follow-up (con una media di 24 ± 23 mesi), sono stati riscontrati eventi avversi in due casi (2,2%), di cui un caso di stenosi e un caso di sanguinamento.
I dati di questo studio confermano quindi i dati presenti nella letteratura.
Nell’esperienza della U.O. di Chirurgia dell’Esofago di Pisa, quindi, il trattamento con RFA è risultato essere efficace e sicuro.
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