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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09202018-172241


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CICCOLELLA, GIACOMO
URN
etd-09202018-172241
Titolo
Malattia parodontale e asse incretinico nell'obesità e nel diabete: ruolo dell'infiammazione
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Solini, Anna
Parole chiave
  • asse incretinico
  • diabete
  • incretine
  • infiammazione
  • malattia parodontale
  • obesità
  • parodontite
Data inizio appello
16/10/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
16/10/2088
Riassunto
Per valutare l'effetto della parodontite (PD) sugli ormoni glucoregolatori nell'obesità è stato condotto uno studio trasversale su 80 individui gravemente obesi e non diabetici. Abbiamo raccolto parametri parodontali clinici, tra cui la profondità della tasca di sondaggio (PPD), il sanguinamento su sondaggio (BOP), il livello di attacco clinico (CAL). Insulina, glucagone, GLP-1 e GIP sono stati misurati dopo tre giorni di dieta standardizzata.
Trentotto soggetti erano affetti da parodontite (PD+) mentre 42 non lo erano (PD-). Il gruppo con parodontite ha mostrato il 30.3% dei siti gengivali con PPD>4mm, il 55.2% dei siti BOP e una perdita media di CAL di 4.1 mm. Rispetto al gruppo senza parodontite, chi ne era affetto aveva livelli elevati di glucagone (26.60[25.22] vs 3.93[7.50] ng/l, p<0.0001) e GIP (10.56[13.30] vs 6.43[8.43] pmol/l, p<0.001), mentre GLP-1 era ridotto (11.78[10.07] vs 23.34[16.80] pmol/l, p<0.0001). I valori di insulina erano simili tra i due gruppi. Nel gruppo con parodontopatia, dopo l'aggiustamento per i fattori confondenti, PPD era positivamente correlato al glucagone (β=0.424, p=0.002) e inversamente al GLP-1 (β=-0.159, p=0.044).
Per concludere, descriviamo per la prima volta un asse incretinico alterato associato ad una iperglucagonemia relativa in individui obesi non diabetici con parodontite, che potrebbe contribuire a deteriorare la loro tolleranza al glucosio e spiegare in parte il maggior rischio di diabete osservato in questi pazienti.
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