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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09202017-231519


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
SCAGLIONE, VINCENZO
URN
etd-09202017-231519
Titolo
Dinamica dei livelli di HBsAg e profilo dei microRNA circolanti in corso di trattamento antivirale in pazienti con epatite cronica B
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Brunetto, Maurizia Rossana
correlatore Dott. Colombatto, Piero
Parole chiave
  • CHB
  • epatite cronica B
  • HBsAg
  • HBV
  • Hepatitis
  • IFN
  • MIB
  • microRNA
  • MiR-B-Index
  • miRNA
  • trattamento antivirale
Data inizio appello
17/10/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/10/2087
Riassunto
La progressione dell’epatite cronica B è determinata dalla persistenza dell’attività necro-infiammatoria epatica a seguito dell’incapacità del sistema immunitario dell’ospite di controllare in modo efficace la replicazione virale. L’interferone--pegilato (Peg-IFN) è attualmente il principale farmaco in grado di indurre un controllo persistente della replicazione di HBV con un trattamento di durata limitata nel tempo. Tuttavia, il controllo persistente della replicazione virale viene raggiunto solo nel 20-30% dei pazienti a fronte di significativi effetti collaterali. Un'ottimizzazione terapeutica potrebbe essere raggiunta con l'identificazione precoce del paziente destinato a non rispondere al trattamento, evitando così di mantenere una terapia inefficace, o con la modulazione degli schemi terapeutici in funzione della risposta. Attualmente la terapia antivirale è monitorata utilizzando esclusivamente i marcatori virali (livelli circolanti di HBV-DNA e di HBsAg). In realtà, dal momento che la risposta persistente al trattamento viene ottenuta quando il soggetto sviluppa un efficace controllo immune dell'infezione, per giungere ad una puntuale identificazione della risposta a livello individuale sarebbe importante disporre di marcatori informativi della risposta immune o dell'interazione fra virus e ospite. Recentemente abbiamo identificato 6 miRNA [di cui 3 epatospecifici (miR-122-5p + miR-99a-5p + miR-192-5p) e 3 utilizzati per normalizzazione interna (miR-335, miR-126 e miR-320)], che ci hanno permesso di sviluppare uno score (MiR-B-Index) in grado di individuare il soggetto che ha spontaneamente raggiunto il controllo dell'infezione (portatore di infezione senza epatite). Come precedentemente dimostrato, i valori di questo score sono in genere francamente negativi nei pazienti con epatite cronica, mentre tendono alla positivizzazione quando il portatore raggiunge il controllo dell'infezione (valore medio 7.29 (-1.41/14.38), valore soglia  -1.7).
Scopo del nostro lavoro è stata l'analisi delle cinetiche dei marcatori virali (HBV-DNA, HBsAg e HBcrAg, un nuovo marcatore possibile indicatore surrogato del cccDNA o della sua attività), del MiR-B-Index e degli indici di citolisi epatica (ALT) nei pazienti affetti da epatite cronica B trattati con Peg-IFN e la valutazione del possibile contributo del MiR-B-Index da solo o in combinazione con i marcatori virali nell’identificazione dei diversi profili di risposta al trattamento (SVR: risposta virologica sostenuta, REL: recidiva, NR: non risposta).
Sono stati studiati i campioni di siero (al basale, a 12, 24, 48-72 settimane di terapia, e 6 mesi dopo il termine del trattamento) di 82 pazienti affetti da epatite cronica B (di cui 20 HBeAg positivi e 62 HBeAg negativi), consecutivamente trattati con Peg-IFN α2a (180 ug/settimana per 48-72 settimane) presso l'UO Epatologia dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana fra il 2004 e il 2015.
Nei pazienti HBeAg positivi, durante il trattamento la viremia (HBV-DNA) è risultata essere l'unico marcatore virale i cui livelli mediani, sin dalla 12a settimana, hanno raggiunto valori significativamente più bassi nei pazienti con SVR rispetto ai NR [5.25 (4.48-7.53) Log10 IU/mL vs 8.04 (2.75-8.79) Log10 IU/mL, P = 0.010], mentre la riduzione dei livelli di HBsAg e HBcrAg pur risultando maggiore nei pazienti con SVR, non ha raggiunto differenze statisticamente significative. I livelli di MBI, nettamente negativi al basale in tutti i pazienti, sono aumentati progressivamente nei pazienti SVR, raggiungendo una differenza statisticamente significativa rispetto ai NR a fine terapia e a 6 mesi dal termine (quando 4 dei 5 SVR avevano valori  -1.7, valori indicativi del raggiunto controllo dell'infezione).
Nei 62 pazienti HBeAg negativi l'analisi delle cinetiche è stata fatta tenendo conto dei 3 profili di risposta [risposta virologica sostenuta (SVR), recidiva (REL), non risposta (NR)], tale approccio ha permesso di dimostrare per la prima volta come non solo la cinetica della viremia, ma anche quella dell'HBcrAg non risultino essere statisticamente differenti nei pazienti con SVR rispetto ai pazienti REL, confermando la difficoltà fino ad oggi incontrata nella differenziazione tra i 2 gruppi. Solo le cinetiche dei livelli dell'HBsAg sierico risultano essere significativamente differenti tra SVR e REL a partire dalla 24a settimana [3.24 (-0.80/3.95) Log10 IU/mL vs 3.63 (2.68-4.44) Log10 IU/mL, P = 0.041]. Tuttavia, il range di distribuzione dei valori nei 2 gruppi porta ad un certo grado di sovrapposizione, limitando sopratutto la specificità nella predizione del raggiungimento della SVR (73% per livelli di HBsAg  1750 IU/ml).
L'incremento dei valori del MiR-B-Index nei pazienti HBeAg negativi con risposta al trattamento si è dimostrato essere più rapido rispetto ai pazienti HBeAg positivi, che al basale presentavano valori più negativi di MBI: a 12 settimane la differenza fra SVR e NR era già significativa, acquisendo valori di significatività sempre maggiori durante il trattamento. Il dato di estremo interesse è che la differenza nei valori mediani di MBI diventa statisticamente significativa anche fra SVR e REL dalla 24 settimana, proponendo questo score come un nuovo potenziale biomarcatore utile a guidare il trattamento con Peg-IFN. A 6 mesi dal termine del trattamento 12 dei 14 (85.7%) pazienti con SVR avevano valori di MBI  -1.7.
In conclusione, il MiR-B-Index si propone come un marcatore utile a confermare l'acquisizione di un efficace controllo dell'infezione nel soggetto che dimostra un profilo virologico suggestivo di infezione inattiva. Il MiR-B-Index potrebbe quindi diventare un marcatore fondamentale nel paziente HBeAg negativo nel quale la replicazione virale e la malattia epatica possono sia spontaneamente che a seguito del trattamento antivirale andare incontro a fasi di remissione temporanea.
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