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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09192013-105142


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DI LUCCIA, MARINA ANTONELLA
URN
etd-09192013-105142
Titolo
La Corporate Social Responsibility: teorie, politiche e strumenti.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Mangani, Andrea
Parole chiave
  • Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
07/10/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
La Corporate Social Responsibility (CSR).

“Business started long centuries before the dawn of history, but business as we now it is new-new in its broadening scope, new in its social significance. Business has not learned how to handle these changes, nor does it recognise the magnitude of its responsibilities for the future of civilization.”




Introduzione

Negli ultimi decenni la governance del capitalismo globale, consentendo l’affermazione di una economia senza confini, ha reso possibile sia l’abbattimento dei costi sia la facilità d’accesso a materie prime, manodopera e tecnologie ma, al tempo stesso, ha posto alle imprese il problema di ripensare il loro rapporto con i mercati sempre più lontani dall’unico modello di sviluppo capitalistico.
“Non esiste “il”capitalismo, non esiste “la” economia di mercato. Esistono più capitalismi, esistono - in special modo – più economie di mercato. I loro elementi costitutivi (la proprietà dei mezzi di produzione, il ruolo del capitale e del lavoro, la destinazione del profitto, lo spazio per la concorrenza e la collaborazione, le forme di controllo, ecc.) possono essere variamente declinati e combinati”.
E pertanto, nel panorama molto variegato ed eterogeneo del mercato globale interessato dai recenti cambiamenti e da un forte aumento di pressioni esterne, la concezione dell’impresa si è ormai allontanata dall’idea di attore economico finalizzato unicamente a massimizzare il profitto, a guidare la domanda e l’offerta senza doversi occupare della gestione dell’impatto sociale e ambientale della propria attività.
Assume, infatti, un’importanza rilevante la comprensione di contenuti, contorni e conseguenze sociali dell’operato di un’azienda che si rende sempre più conto che per ottenere successo e benefici durevoli, è necessario adottare un atteggiamento “responsabile” nei confronti del mercato, dell’ambiente, dei dipendenti e dei consumatori.
A tal fine le imprese si stanno sempre più rapportando nello scenario mondiale in un’ottica che tende non solo a creare valore per se stesse, ma che cerca al tempo stesso di costruire un percorso favorevole allo sviluppo di una forte attenzione nei confronti del sociale per creare, cioè, condizioni di benessere e di qualità della vita.
Nello scenario odierno in cui il potere delle imprese cresce ed è sempre meno controllabile dal potere politico di un singolo Stato, la CSR è un argomento molto complesso in quanto può essere interpretata in diversi modi e diviene l’anello di congiunzione tra l’azienda e realtà diverse.
“ La complessità sta proprio nel fatto che l’impresa, la politica e la legislazione, la salute, la cultura, i diritti umani e l’ambiente non rappresentano più ambiti distaccati, ma ognuno di essi diventa un soggetto, un interlocutore funzionale al raggiungimento degli obiettivi di ciascuno”, afferma Sabina Mirabile al Convegno su “La responsabilità sociale dell’impresa” organizzato da Aism e Eccellere nel giugno 2008.
La tesi muove, pertanto, dall’idea che la responsabilità sociale d’impresa debba essere intesa non semplicemente come strumento di marketing o come semplice definizione dei valori etici, ma come l’impatto causato dalle operazioni aziendali sulla collettività, sull’ambiente in cui l’organizzazione opera e con il quale instaura un rapporto di reciproca interdipendenza.
“Socialmente responsabili” sono le imprese che si sforzano di adeguare le proprie iniziative a standard di comportamento attenti al rispetto dei diritti umani, alle condizioni di sicurezza dei lavoratori, all’impatto ambientale ben oltre quanto prescritto da leggi e regolamenti. Adottando tali buone pratiche le imprese forniscono da un lato contributi socialmente qualificati e dall’altro massimizzano il loro valore.
Per esigenze di chiarezza espositiva l’elaborato è suddiviso in capitoli che trattano le diverse tematiche concernenti la CSR.
Scopo del primo capitolo è, innanzitutto, definire il concetto di responsabilità sociale d’impresa nelle sue diverse accezioni oltre che il dibattito che sta interessando il mondo accademico dalla seconda metà del secolo scorso ai giorni nostri.
Il tema è stato affrontato successivamente alla luce del nuovo scenario mondiale globalizzato nei suoi effetti economici, sociali ed ambientali che rendono necessario trovare nuovi equilibri tra funzioni pubbliche e funzioni private, tra Stato e mercato, riconoscendo sia i limiti dello Stato sia i limiti del mercato. E’ stata analizzata, pertanto, la problematicità dei processi di sviluppo delle imprese in una chiave di lettura che dia conto del loro impatto ambientale e sociale oltreché dell’evoluzione dei sistemi di welfare: ho approfondito, a tale scopo, le esigenze economiche ma anche le aspettative sociali considerando le problematiche connesse alla gestione strategica delle imprese strettamente collegate alla sostenibilità dello sviluppo, così come auspicato dal Global Compact e dai numerosi incontri organizzati a livello internazionale.
Il secondo capitolo offre una ricostruzione di alcune prospettive interpretative (la Stakeholder theory, la teoria contrattualista e la teoria neocontrattualista) relative a moderne teorie economiche dell’impresa al fine di cogliere in ognuna di esse le ragioni della CSR attraverso l’analisi della natura, degli obiettivi e delle finalità delle imprese.
Il lavoro prosegue trattando nel terzo capitolo la funzione sociale dell’impresa e le strategie rispondenti alle richieste e ai bisogni della comunità in cui l’azienda opera. Vengono trattati, successivamente, gli strumenti per una gestione responsabile: il Codice Etico, il Bilancio Sociale e il Bilancio di Sostenibilità per una nuova cultura del business. Si è, dunque, cercato di sostenere la correlazione tra la performance aziendale e la CSR attraverso gli studi compiuti negli ultimi anni dall’Harvard Business School e l’implementazione del Socially Responsible Investing oltre che degli indici di borsa “etici”.
Il quarto capitolo si occupa delle politiche di diffusione della Corporate Social Responsibility adottate dall’Unione Europea a partire dalla pubblicazione nel 2001 del Libro Verde fino alla Comunicazione della Commissione del 2011 concernente la Strategia rinnovata dell’UE per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle imprese. In seguito sono state affrontate le politiche italiane degli ultimi anni tese a promuovere la cultura della responsabilità sociale all’interno del sistema socio-economico nazionale sino al Piano d’azione sulla Responsabilità Sociale d’Impresa 2012-2014, richiesto dalla Commissione europea a tutti gli Stati membri.
Certamente le logiche e le strategie della responsabilità sociale possono essere occasioni affinché le imprese si pongano alcune domande fondamentali sul proprio ruolo e sugli strumenti necessari allo sviluppo che la legge non specifica, né vincola.
La responsabilità sociale dovrebbe essere, cioè “un’investire di più”, come afferma il Libro Verde 2001 della Commissione Europea, con la logica da un lato di contribuire allo sviluppo sostenibile, dall’altro di aumentare la competitività dell’impresa.
Ritengo, comunque, che le idee proposte dalla Commissione abbiano bisogno di più specifici meccanismi di incentivi per poter essere perseguite e che siano indispensabili interventi più decisi da parte dei governi e delle istituzioni attraverso il rafforzamento delle leggi, dei controlli e delle sanzioni nei confronti dei comportamenti riprovevoli delle imprese. Talvolta esiste, infatti, una profonda divergenza tra la teoria e la pratica della CSR: spesso accade che alcune imprese ne facciano un uso puramente strumentale, spinte da motivazioni opportunistiche oppure che, nonostante l’adozione di codici etici e di bilanci sociali, mettano in atto pratiche irresponsabili e abusi di vario genere.
Scandali societari, manipolazione dei bilanci, inquinamento ambientale, delocalizzazioni produttive, sono solo alcune delle forme tramite le quali, ai giorni nostri, può manifestarsi l’irresponsabilità sociale delle imprese.
Nonostante ciò, dal proliferare di iniziative e strumenti destinati alla sensibilizzazione delle imprese e al sostegno delle buone pratiche, dall’approccio sempre più pragmatico assunto in ambito dottrinale, sembra che vi siano i presupposti per un vero cambiamento culturale che, partendo da una domanda crescente di responsabilità sociale, chiede anche alle imprese di fare “la propria parte” per una crescita equa e compatibile, rispettosa della collettività e dell’ambiente.

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