Tesi etd-09192012-213951 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MARTINI, ANTONIETTA
URN
etd-09192012-213951
Titolo
Infierno: Ribellarsi al Destino.
Traduzione e studio de La virgen roja di Fernando Arrabal
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
TRADUZIONE LETTERARIA E SAGGISTICA
Relatori
correlatore Dott.ssa Pierucci, Daniela
relatore Prof. Di Pastena, Enrico
relatore Prof. Di Pastena, Enrico
Parole chiave
- Arrabal
- traduzione
- Virgen Roja
Data inizio appello
17/10/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/10/2052
Riassunto
L’obiettivo di questo lavoro è quello di proporre la traduzione del romanzo La virgen roja dello scrittore e drammaturgo Fernando Arrabal de Terán, pubblicato per la prima volta in lingua francese nel 1986 e poi tradotto dallo stesso e pubblicato in Spagna nel 1987.
L’opera può essere considerata una “cartonovelema” (carta-novela-poema), per usare un neologismo che riteniamo molto utile a descrivere quest’opera. Infatti ci troviamo di fronte alla lettera romanzata e dal tono spesso “poetico” che una madre scrive alla figlia assassinata anni prima. Attraverso i suoi ricordi la protagonista ricostruisce tutta la sua vita di figlia, madre e rea confessa. Questa confessione in forma epistolare, rivolta alla figlia, nasce dal profondo desiderio della protagonista di liberarsi dal peso dell’omicidio della giovane superdotata.
Con le parole dello stesso Fernando Arrabal:
Es la historia de la madre de la superdotada Hildegart, sublime adepta de la quintaesencia y del oro potable que buscaron aquellos Pizarros del siglo XVI.
La ribellione sociale e morale e la ricerca alchemica si affratellano in questo testo insolito, di constante inventiva e indiscutibile ricchezza lessicale. La lingua e la voce di Arrabal, prodigiose nella loro purezza, calore e intensità, in queste pagine che più che scritte sembrano “straripate” con violenza, fanno pensare a una successione rapida di disegni cubisti di Picasso, astratti, crudi e dai contorni angolosi e taglienti o meglio alle enigmatiche immagini di Dalì che lasciano perplesso e incuriosito lo spettatore.
Il racconto della madre ha inizio quando la protagonista e narratore omodiegetico scrive “tremante” la sua lettera alla figlia, diventa un lungo flash back che si snoda per tutto il romanzo. Potremmo definire il romanzo come un prolisso e minuzioso monologo interiore dell’io narrante con l’alternanza di parti narrative, parti dialogiche e alcune descrittive. Il finale sarà il momento culmine della commovente storia delle due donne e allo stesso tempo momento di redenzione della parricida che per tutta l’opera era stata sotto l’occhio accusatore del lettore.
L’opera può essere considerata una “cartonovelema” (carta-novela-poema), per usare un neologismo che riteniamo molto utile a descrivere quest’opera. Infatti ci troviamo di fronte alla lettera romanzata e dal tono spesso “poetico” che una madre scrive alla figlia assassinata anni prima. Attraverso i suoi ricordi la protagonista ricostruisce tutta la sua vita di figlia, madre e rea confessa. Questa confessione in forma epistolare, rivolta alla figlia, nasce dal profondo desiderio della protagonista di liberarsi dal peso dell’omicidio della giovane superdotata.
Con le parole dello stesso Fernando Arrabal:
Es la historia de la madre de la superdotada Hildegart, sublime adepta de la quintaesencia y del oro potable que buscaron aquellos Pizarros del siglo XVI.
La ribellione sociale e morale e la ricerca alchemica si affratellano in questo testo insolito, di constante inventiva e indiscutibile ricchezza lessicale. La lingua e la voce di Arrabal, prodigiose nella loro purezza, calore e intensità, in queste pagine che più che scritte sembrano “straripate” con violenza, fanno pensare a una successione rapida di disegni cubisti di Picasso, astratti, crudi e dai contorni angolosi e taglienti o meglio alle enigmatiche immagini di Dalì che lasciano perplesso e incuriosito lo spettatore.
Il racconto della madre ha inizio quando la protagonista e narratore omodiegetico scrive “tremante” la sua lettera alla figlia, diventa un lungo flash back che si snoda per tutto il romanzo. Potremmo definire il romanzo come un prolisso e minuzioso monologo interiore dell’io narrante con l’alternanza di parti narrative, parti dialogiche e alcune descrittive. Il finale sarà il momento culmine della commovente storia delle due donne e allo stesso tempo momento di redenzione della parricida che per tutta l’opera era stata sotto l’occhio accusatore del lettore.
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