Tesi etd-09192011-185625 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
BUSCEMA, MARTA
URN
etd-09192011-185625
Titolo
Validazione in una popolazione clinica italiana di scale per i disturbi del sonno
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Dott.ssa Bonanni, Enrica
Parole chiave
- disturbi del sonno
- scale
- validazione
Data inizio appello
18/10/2011
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/10/2051
Riassunto
Riassunto
Lo studio del sonno e la diagnosi dei suoi eventuali disturbi possono essere effettuati in diversi modi: il sonno può essere studiato attraverso metodiche strumentali come la registrazione polisonnografica o la videoregistrazione, oppure può essere riferito soggettivamente dal paziente mediante l’utilizzo di diari, scale o questionari. I dati ottenuti con questi diversi tipi di approcci diagnostici non sono perfettamente sovrapponibili tra loro, così come le informazioni che se ne ricavano. Un crescente dibattito si è sviluppato negli ultimi anni proprio sull’utilizzo di metodiche soggettive, il più possibile standardizzate, per la valutazione del sonno, dei suoi disturbi, della loro gravità e delle modificazioni in seguito al trattamento. Le scale ed i questionari sono strumenti molto pratici e di rapido utilizzo soprattutto per la quantificazione oggettiva di sintomi prevalentemente soggettivi, quali cattiva qualità del sonno notturno o eccessiva sonnolenza diurna.
Il presente lavoro di tesi si inserisce nell’ambito di uno studio osservazionale, prospettico e multicentrico svolto presso il Centro per i Disturbi del Sonno del Dipartimento di Neuroscienze di questa Università in collaborazione con il Centro di Medicina del Sonno dell’Ente Ospedaliero Cantonale di Lugano ed il Centro di Medicina del Sonno dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano, che si pone l’obiettivo di validare in lingua italiana e determinare il cut-off patologico delle scale Chalder Fatigue Scale (FS), Fatigue Severity Scale (FSS) e Athens Insomnia Scale (AIS), somministrandole a soggetti sani ed a pazienti affetti da disturbi del sonno e di analizzare le modificazioni dei risultati di tali scale dopo il trattamento delle patologie.
Sono stati reclutati 387 soggetti, di cui 100 controlli sani e 287 pazienti consecutivi afferenti all’ambulatorio del sonno del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, ai quali è stato somministrato un questionario composto dalle 3 suddette scale da validare, cui sono state aggiunte altre 3 scale tra cui la Epworth Sleepiness Scale (ESS). Centosettantasei pazienti sono stati inoltre sottoposti a registrazione polisonnografica per sospetta sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS). Sulla base dell’indice di apnea/ipopnea per ora di sonno (RDI) i pazienti OSAS sono stati suddivisi in lievi e moderato-gravi. Dopo 2 mesi dall’inizio della terapia 100 pazienti hanno nuovamente compilato il questionario per valutare le modificazioni dei punteggi delle varie scale.
Per l’analisi statistica abbiamo confrontato i valori dei pazienti e dei controlli mediante analisi di varianza (ANOVA) per tutte le scale seguita da t-test; i valori dei pazienti suddivisi per diagnosi (OSAS; RLS; insonnia) tra di loro e con il gruppo dei controlli con la stessa metodologia per tutte le scale; i valori dei pazienti al follow-up (T1) rispetto ai valori basali (T0) con t-test per dati appaiati ed i valori T0 e T1 con il gruppo di controllo mediante ANOVA e t-test. Sulla base dei punteggi totalizzati nelle varie scale si è proceduto al confronto tra OSAS lievi e moderato-gravi mediante ANOVA e t-test. Tali punteggi sono stati inoltre correlati con i valori di
RDI e di SatO2 minima mediante analisi di Pearson, così come i valori delle singole scale sono stati correlati tra di loro. Dalle suddette analisi statistiche sono risultate esservi differenze statisticamente significative nei punteggi di tutte le scale (ad eccezione della Scala della Fatica di Chalder-FS) tra il gruppo dei controlli sani e quello dei pazienti, anche quando questi venivano suddivisi per patologia ed anche tra gli OSAS lievi ed i moderato-gravi. Comparando tra di loro i sottogruppi di pazienti affetti da diversi disturbi del sonno sono invece emerse differenze significative tra insonnia e OSAS e tra RLS e OSAS ma non tra RLS e insonnia. I pazienti sottoposti a follow-up hanno presentato punteggi significativamente diversi al T0 ed al T1, a conferma della sensibilità delle scale nel registrare il miglioramento dei disturbi del sonno dopo terapia. Nel confronto tra scale è emerso come la Fatigue Severity Scale (FSS) sia in grado di rilevare differenze statisticamente significative tra il gruppo dei controlli sani e quello dei pazienti affetti da disturbi del sonno, anche nel caso in cui i pazienti vengano suddivisi per patologia, differenze che non sono invece evidenziabili utilizzando la Chalder Fatigue Scale (FS). La FSS fa emergere significative differenze anche tra gli OSAS lievi ed i moderato-gravi e nei pazienti sottoposti a follow-up dopo terapia rispetto alla prima visita. Nella nostra popolazione clinica è stata poi rilevata solo una modesta correlazione tra i punteggi delle scale della sonnolenza (ESS) e della fatica (FSS). Ponendo a confronto i differenti gruppi di pazienti è risultato infatti come la fatica sia maggiormente rappresentata nei pazienti affetti da insonnia o RLS rispetto a quelli affetti da OSAS, dove invece è preminente la sonnolenza. Per quanto attiene invece la valutazione dell’insonnia, è emerso dall’elaborazione dei dati in nostro possesso che l’Athens Insomnia Scale (AIS) sia uno strumento utile per la valutazione e la diagnosi di insonnia, in quanto è sensibile nell’operare una distinzione tra i pazienti affetti da insonnia ed i controlli sani, ma anche nel differenziare questi ultimi dai pazienti affetti da altri disturbi del sonno, tranne che per i soggetti affetti da sindrome delle gambe senza riposo (RLS) e nel registrare il cambiamento dopo terapia. Concludendo, il nostro studio ha evidenziato che la Fatigue Severity Scale (FSS) e la Scala dell’Insonnia di Atene (AIS) sono in grado di distinguere i diversi sottogruppi dei pazienti con disturbi del sonno e si modificano per effetto della terapia, mentre la Scala della Fatica di Chalder (FS) appare meno efficace nel soddisfare questi scopi, pur essendo utile nell’uso combinato. Nel complesso quindi le scale somministrate possono essere ritenute un valido strumento per l’inquadramento diagnostico ed il follow-up dei pazienti affetti da disturbi del sonno.
Lo studio del sonno e la diagnosi dei suoi eventuali disturbi possono essere effettuati in diversi modi: il sonno può essere studiato attraverso metodiche strumentali come la registrazione polisonnografica o la videoregistrazione, oppure può essere riferito soggettivamente dal paziente mediante l’utilizzo di diari, scale o questionari. I dati ottenuti con questi diversi tipi di approcci diagnostici non sono perfettamente sovrapponibili tra loro, così come le informazioni che se ne ricavano. Un crescente dibattito si è sviluppato negli ultimi anni proprio sull’utilizzo di metodiche soggettive, il più possibile standardizzate, per la valutazione del sonno, dei suoi disturbi, della loro gravità e delle modificazioni in seguito al trattamento. Le scale ed i questionari sono strumenti molto pratici e di rapido utilizzo soprattutto per la quantificazione oggettiva di sintomi prevalentemente soggettivi, quali cattiva qualità del sonno notturno o eccessiva sonnolenza diurna.
Il presente lavoro di tesi si inserisce nell’ambito di uno studio osservazionale, prospettico e multicentrico svolto presso il Centro per i Disturbi del Sonno del Dipartimento di Neuroscienze di questa Università in collaborazione con il Centro di Medicina del Sonno dell’Ente Ospedaliero Cantonale di Lugano ed il Centro di Medicina del Sonno dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano, che si pone l’obiettivo di validare in lingua italiana e determinare il cut-off patologico delle scale Chalder Fatigue Scale (FS), Fatigue Severity Scale (FSS) e Athens Insomnia Scale (AIS), somministrandole a soggetti sani ed a pazienti affetti da disturbi del sonno e di analizzare le modificazioni dei risultati di tali scale dopo il trattamento delle patologie.
Sono stati reclutati 387 soggetti, di cui 100 controlli sani e 287 pazienti consecutivi afferenti all’ambulatorio del sonno del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, ai quali è stato somministrato un questionario composto dalle 3 suddette scale da validare, cui sono state aggiunte altre 3 scale tra cui la Epworth Sleepiness Scale (ESS). Centosettantasei pazienti sono stati inoltre sottoposti a registrazione polisonnografica per sospetta sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS). Sulla base dell’indice di apnea/ipopnea per ora di sonno (RDI) i pazienti OSAS sono stati suddivisi in lievi e moderato-gravi. Dopo 2 mesi dall’inizio della terapia 100 pazienti hanno nuovamente compilato il questionario per valutare le modificazioni dei punteggi delle varie scale.
Per l’analisi statistica abbiamo confrontato i valori dei pazienti e dei controlli mediante analisi di varianza (ANOVA) per tutte le scale seguita da t-test; i valori dei pazienti suddivisi per diagnosi (OSAS; RLS; insonnia) tra di loro e con il gruppo dei controlli con la stessa metodologia per tutte le scale; i valori dei pazienti al follow-up (T1) rispetto ai valori basali (T0) con t-test per dati appaiati ed i valori T0 e T1 con il gruppo di controllo mediante ANOVA e t-test. Sulla base dei punteggi totalizzati nelle varie scale si è proceduto al confronto tra OSAS lievi e moderato-gravi mediante ANOVA e t-test. Tali punteggi sono stati inoltre correlati con i valori di
RDI e di SatO2 minima mediante analisi di Pearson, così come i valori delle singole scale sono stati correlati tra di loro. Dalle suddette analisi statistiche sono risultate esservi differenze statisticamente significative nei punteggi di tutte le scale (ad eccezione della Scala della Fatica di Chalder-FS) tra il gruppo dei controlli sani e quello dei pazienti, anche quando questi venivano suddivisi per patologia ed anche tra gli OSAS lievi ed i moderato-gravi. Comparando tra di loro i sottogruppi di pazienti affetti da diversi disturbi del sonno sono invece emerse differenze significative tra insonnia e OSAS e tra RLS e OSAS ma non tra RLS e insonnia. I pazienti sottoposti a follow-up hanno presentato punteggi significativamente diversi al T0 ed al T1, a conferma della sensibilità delle scale nel registrare il miglioramento dei disturbi del sonno dopo terapia. Nel confronto tra scale è emerso come la Fatigue Severity Scale (FSS) sia in grado di rilevare differenze statisticamente significative tra il gruppo dei controlli sani e quello dei pazienti affetti da disturbi del sonno, anche nel caso in cui i pazienti vengano suddivisi per patologia, differenze che non sono invece evidenziabili utilizzando la Chalder Fatigue Scale (FS). La FSS fa emergere significative differenze anche tra gli OSAS lievi ed i moderato-gravi e nei pazienti sottoposti a follow-up dopo terapia rispetto alla prima visita. Nella nostra popolazione clinica è stata poi rilevata solo una modesta correlazione tra i punteggi delle scale della sonnolenza (ESS) e della fatica (FSS). Ponendo a confronto i differenti gruppi di pazienti è risultato infatti come la fatica sia maggiormente rappresentata nei pazienti affetti da insonnia o RLS rispetto a quelli affetti da OSAS, dove invece è preminente la sonnolenza. Per quanto attiene invece la valutazione dell’insonnia, è emerso dall’elaborazione dei dati in nostro possesso che l’Athens Insomnia Scale (AIS) sia uno strumento utile per la valutazione e la diagnosi di insonnia, in quanto è sensibile nell’operare una distinzione tra i pazienti affetti da insonnia ed i controlli sani, ma anche nel differenziare questi ultimi dai pazienti affetti da altri disturbi del sonno, tranne che per i soggetti affetti da sindrome delle gambe senza riposo (RLS) e nel registrare il cambiamento dopo terapia. Concludendo, il nostro studio ha evidenziato che la Fatigue Severity Scale (FSS) e la Scala dell’Insonnia di Atene (AIS) sono in grado di distinguere i diversi sottogruppi dei pazienti con disturbi del sonno e si modificano per effetto della terapia, mentre la Scala della Fatica di Chalder (FS) appare meno efficace nel soddisfare questi scopi, pur essendo utile nell’uso combinato. Nel complesso quindi le scale somministrate possono essere ritenute un valido strumento per l’inquadramento diagnostico ed il follow-up dei pazienti affetti da disturbi del sonno.
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