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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09182020-192955


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GRASSI, VALENTINA
URN
etd-09182020-192955
Titolo
Il captatore informatico tra atipicità della prova e disciplina positiva
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Bonini, Valentina
Parole chiave
  • captatore informatico
  • atipicità della prova
  • intercettazioni
Data inizio appello
20/10/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’evoluzione tecnologica e l’avvento di internet caratterizzano in maniera sempre più ineludibile la nostra società e la vita di ogni consociato. Ogni aspetto della nostra esistenza è influenzato da essa e anche il campo del diritto sostanziale e processuale non è rimasto immune da ciò. Lo sviluppo esponenziale della tecnologia ha fatto sì che negli ultimi venti anni abbiamo assistito alla creazione di nuovi strumenti investigativi informatici non previsti dal codice di procedura penale, che si sono andati perciò a collocare in un ambiguo spazio di atipicità. Se le caratteristiche innovative di tali strumenti, da una parte, hanno fornito un fondamentale contributo allo sviluppo delle indagini all’interno del procedimento penale, dall’altra hanno posto numerosi quesiti da parte degli operatori giudiziari sulla liceità e sulle modalità operative dei suddetti strumenti. Tuttavia, appare oggi incontestabile la constatazione del fatto che le indagini di polizia giudiziaria si sono spostate su internet, tanto da poter parlare di vere e proprie investigazioni tecnologiche di natura digitale. Queste possono essere distinte in due categorie: indagini palesi e indagini occulte. Quanto alle indagini appartenenti alla seconda categoria possiamo individuare numerose ipotesi di indagini atipiche, tra le quali si inserisce il c.d. “captatore informatico”, sempre più spesso utilizzato in ragione della enorme quantità di informazioni estrapolabili. Il captatore informatico (in gergo “trojan”, termine evocativo dell’inganno teso ai troiani e descritto da Virgilio nell’Eneide ), regolamentato dal D.lgs. 29 dicembre 2017, n.216, in attuazione della legge delega 23 giugno 2017, n.103, è un software malevolo che viene installato da remoto su dispositivi personali da parte dell’autorità giudiziaria, allo scopo di acquisire una vastissima e quasi illimitata gamma di dati personali. Si tratta di un virus autoinstallante su apparecchi come smartphone, tablet, computer, smart tv. L’inoltro del malware consente al captante di eseguire numerose funzioni, come: attivazione del microfono, intercettando le comunicazioni che avvengono tra presenti nel raggio di portata del dispositivo; attivazione della webcam; captazione del traffico dati in arrivo e in partenza; visualizzazione di ciò che appare sullo schermo (screenshoot); visualizzazione dell’hard disk; geolocalizzazione tramite gps.
Come possiamo immaginare, dinnanzi a un tale dirompente scenario si fronteggiano, all’interno del procedimento penale, due opposte esigenze: l’accertamento del reato ad opera della polizia giudiziaria e la tutela dei diritti degli individui coinvolti in un tale accertamento. Si impone pertanto al sistema del diritto di andare a colmare i numerosi vuoti interpretativi e applicativi che tutt’ora sussistono a fronte di una ancor lacunosa novella. A tal proposito è da segnalare che il legislatore ha recentemente modificato nuovamente la materia in esame attraverso l’emanazione del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 161, recante “Modifiche urgenti alla disciplina delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni” , le cui disposizioni entreranno in vigore a partire dal 1° marzo 2020. Il decreto-legge introduce rilevanti modifiche alle norme del codice di procedura penale riguardanti le modalità di esecuzione delle intercettazioni e di conservazione della relativa documentazione, come ad esempio l’estensione dell’utilizzo dei c.d. trojan horse nelle intercettazioni per i reati contro la pubblica amministrazione anche ai reati commessi dagli incaricati di pubblico servizio.
Il presente elaborato si propone inizialmente di analizzare il principio di atipicità dei mezzi di prova e di ricerca della prova, per comprendere come il captatore informatico e altre simili tipologie di mezzi di ricerca della prova entrino nel procedimento penale in veste di prove atipiche. Successivamente si cercherà di capire quali sono i diritti costituzionalmente tutelati che vengono presi in considerazione e se, e come, sia possibile un bilanciamento tra gli interessi in gioco. Verrà in seguito esposto qual è lo “stato dell’arte” sul tema in Italia, per fornire un quadro della situazione normativa attuale riguardo al suddetto mezzo di ricerca della prova, andando, in conclusione, a mettere in luce l’importanza di tale strumento al fine di combattere determinate fattispecie di reati.
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